Si è tenuta sabato 23 marzo l’Assemblea generale della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Bologna.
Lo scopo della Consulta è di sviluppare una maggior collaborazione e conoscenza tra le realtà aggregative del nostro territorio in funzione di un cammino maggiormente condiviso.di servizio alla Chiesa.
La linea di fondo dell’incontro era di comprendere meglio il rapporto tra le Aggregazioni Laicali e le Parrocchie. Siamo in un momento di cambiamento anche organizzativo della nostra Diocesi. La costituzione delle “Zone Pastorali”, voluta dall’Arcivescovo Matteo Zuppi, deve vedere tutti impegnati in questo processo in vista di una rivisitazione in chiave missionaria della Chiesa di Bologna.
Con la Nota Pastorale ‘Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua’ Mons. Zuppi ci invita a riflettere sul fatto che ogni zona pastorale è un territorio … nel quale ogni parrocchia e realtà pastorale sono soggetti in una rete di comunione, di fraternità e dove tutti possono portare il loro originale e specifico contributo … e il legame affettivo è decisivo perchè la Chiesa è una realtà umana concreta e il Vangelo si comprende meglio quando diventa incontro, relazione, ‘esperienza di fraternità ‘, ‘carovana solidale’, ‘santo pellegrinaggio’ (EG 87).
L’incontro è stato organizzato partendo da tre domande poste precedentemente alle singole associazioni:
* Quali nuove possibilità di evangelizzazione possono nascere da una collaborazione tra i vari soggetti presenti in una zona pastorale?
* Quali difficoltà si incontrano nel mettere in comunione carismi ed esperienze diverse?
* Che cosa può renderci capaci di superare qualsiasi ritrosia e difficoltà a metterci in gioco con semplicità, umiltà ed entusiasmo?
Nell’introduzione alla giornata il nostro Vescovo ha richiamato l’importanza del momento storico che stiamo attraversando; la capacità di guardare assieme al nostro futuro ‘vedere i campi che già biondeggiano’; la capacità ancora di sognare per far sognare anche i giovani, come ricordato da Papa Francesco al Sinodo dei giovani. Esorta le associazioni ad essere una ‘Pentecoste’, gareggiando nello stimarsi a vicenda e parlando a tutti. “Dobbiamo vivere la Pentecoste che fu del Concilio Vaticano II, riprendere quello spirito e riprendendo il viaggio, dobbiamo parlare con tutti con semplicità, umiltà ed entusiasmo”.
Sono state presentate alcune testimonianze di collaborazione tra associazioni e parrocchie o zone pastorali che in vario modo ci hanno mostrato come sia possibile una collaborazione proficua tra Parrocchia e associazionismo, in cui non si tratta tanto di assumere impegni in più, quanto di razionalizzare gli impegni assieme agli altri.
Anche negli interventi delle varie aggregazioni, sulle domande poste nella convocazione, sono emersi spunti e proposte di varie esperienze che sottolineano come sia presente il forte sentire di un nuovo cammino comune, pur tra fatiche e difficoltà.
Come Fraternità Frate Jacopa riteniamo che, per nuove possibilità di evangelizzazione, la collaborazione tra più soggetti nella zona pastorale sia proficua. Le varie sensibilità dovute a carismi diversi rendono migliore la conoscenza del territorio e quindi anche un miglior servizio alla comunità.
Iniziative comuni di condivisione – come ad es. l’accoglienza di migranti nella Parrocchia di S. Maria di Fossolo alla quale partecipiamo – possono essere utili per superare quelle difficoltà e diffidenze che spesso troviamo nelle parrocchie impedendo una vera comunione. Molto interessante è sempre l’interazione perchè stimoli reciproci fanno nascere possibilità nuove. Come associazione ci sembra particolarmente importante offrire lo stimolo dell’approfondimento della Dottrina Sociale della Chiesa per poter sostenere il cammino della parrocchia nel divenire sempre più luogo di discernimento così da poter apprendere insieme a vivere da cristiani nel mondo.
A conclusione degli interventi Mons. Zuppi ha ripreso i punti già richiamati sottolineando alcuni aspetti. Dobbiamo essere aperti a tutti come nella Pentecoste, senza timore di non aver capito tutto, come la samaritana al pozzo che dopo l’incontro con Gesù corre ad annunciarlo, quasi una prima missionaria. Non dobbiamo chiuderci come in un monastero, perché la Chiesa non è un monastero, è in mezzo al mondo.
Questo è un compito che spetta anche a noi laici. La situazione delle Parrocchie con il numero di sacerdoti in calo, implica un maggior coinvolgimento di tutti quei ‘soggetti’ che con impegno, responsabilità e testimonianza possono annunciare la Parola di Dio. Vi è un bisogno straordinario di laici che agiscano come soggetti di pastorale. In questo l’appartenenza è importante e va coniugata con la comunione, vivendo il nostro ruolo da protagonisti, ma non per protagonismo.
Sono importanti la semplicità, l’umiltà e l’entusiasmo, essere pieni della gioia e della gloria di Dio.
Per essere nella ‘città degli uomini’ dobbiamo rispondere ai problemi degli uomini, dobbiamo essere aperti a tutti, parlare con tutti come nella Pentecoste: “ciascuno li udiva parlare nella propria lingua..”.
Alfredo Atti