Il 27 ottobre di nuovo la Chiesa, nella persona del suo Pastore Benedetto XVI e di altri eminenti suoi rappresentanti, torna ad Assisi per una giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, convocando i rappresentanti di tutte le religioni. Come francescani ci sentiamo interpellati a vivere nel modo più pieno questo evento, a farci anche noi pellegrini della verità, pellegrini della pace, per invocare la grazia di trovare vie di amore e di speranza per tutta l’umanità.
“Lo Spirito di Assisi una speranza” da Il Cantico on line
“Pellegrini della verità e della pace” Dalla presentazione di “Assisi 2011” a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
“A fronte di nuove sfide” A cura dell’Agenzia Sir
LO SPIRITO DI ASSISI UNA SPERANZA
PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE
Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo
Assisi, 27.10.86 – 27.10.11
Il 27 ottobre di nuovo la Chiesa, nella persona del suo Pastore il Papa Benedetto XVI e di altri eminenti suoi rappresentanti, torna ad Assisi per una giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo. Fu una intuizione del beato Giovanni Paolo II che diede inizio nel 1986 a questo andare ad Assisi nella speranza di trovare un dialogo per tutta l’umanità, immersi insieme, cristiani e aderenti a varie religioni dell’umanità, nello spirito di S. Francesco, fratello di ogni uomo, che aveva a cuore la sorte di ogni uomo. Il desiderio di Benedetto XVI di rivivere il 25.mo anniversario di questo evento, non risponde solo ad un motivo celebrativo e tantomeno al cercare di costruire quasi una religione globale mettendo insieme tutte le religioni del mondo. Le ragioni e i motivi urgenti di un impegno corale di dialogo e di conversione profonda per la pace e per la costruzione di un vivere sociale nuovo, basato sulla giustizia e sul rispetto di ogni uomo, sono altre.
Tutti conosciamo i vari focolai di guerre che anche oggi provocano morti e distruzioni; tutti conosciamo le repressioni delle folle che nelle piazze chiedono di poter risolvere problemi di libertà e di giustizia, problemi spesso molto concreti come il necessario per una sopravvivenza dignitosa, come il controllo dell’acqua e dei generi alimentari, la partecipazione ad una politica che ricerchi il bene comune, una libertà che rispetti la dignità di ognuno. Per tutti questi motivi e per altri ancora Benedetto XVI ha invitato i rappresentanti delle varie religioni del mondo, come coloro che incarnano il pensiero e il sentimento più nobile dell’umanità, a convergere ad Assisi per vivere insieme una giornata di preghiera, di riflessione e di dialogo sincero animati da un amore vero verso l’umanità.
Benedetto XVI invita non solo a un gesto di buona volontà, recandosi nella città di S. Francesco, ma soprattutto ad un cammino interiore e a farsi pellegrini della verità, pellegrini della pace. “La giornata di Assisi 2011, nell’ideale continuità spirituale con le giornate promosse dal beato Giovanni Paolo II, si caratterizza così per un apporto specifico da parte dell’attuale Pontefice. Nella sua enciclica sociale, egli, infatti, rammenta che la pace è frutto di un impegno sorretto da un amore pieno di verità. Il nuovo nome della pace, può essere a ragione definito caritas in veritate.” (Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, Assisi 2011, p. 6).
La ricerca del dialogo con Dio, nella specifica esperienza religiosa di ognuno, compresa la ricerca di coloro che si dicono atei (tra di essi cinque personalità sono stati invitati a partecipare all’incontro di Assisi), portano in sé una attenzione particolare per il bene dell’umanità, un desiderio di contribuire al rinnovamento del vivere dei singoli e dei popoli: occorre far convergere, rendere efficace questa grande risorsa umana per la pace e la giustizia di tutti. Questa è la speranza che potrà aprire un orizzonte di vero umanesimo e di avanzamento nel cammino di tutta l’umanità. Noi francescani ci sentiamo convocati a vivere nel modo più pieno questo evento, ad accogliere questo spirito che riempirà Assisi il 27 ottobre: ci renderemo anche noi pellegrini della verità, pellegrini della pace e come figli di Francesco invocheremo la grazia di poter collaborare a trovare vie di amore per tutta l’umanità.
PELLEGRINI DELLA VERITÀ, PELLEGRINI DELLA PACE
Il desiderio di Benedetto XVI di rivivere il 25.mo anniversario dell’incontro storico di Assisi del 1986 non risponde solo ad un motivo celebrativo e tantomeno al proposito di trovare una religione globale, frutto di una negoziazione mediatrice tra molteplici fedi o di un pericoloso sincretismo. Le ragioni sono più profonde, meno remote e preconcette. Ancora oggi vi sono motivi cogenti ed urgenti di un impegno corale di dialogo e di fraternità per la pace, bene indispensabile ed imprescindibile per l’umanità, per il futuro del mondo
Oltre ai conflitti guerreggiati, esistono infatti scontri e lotte, forse non così appariscenti, ma non meno dannose per la dignità delle persone e dei popoli. Basti anche solo pensare all’ultima crisi finanziaria, ai dissesti, ai suicidi e ai mali generati nelle Nazioni, nelle loro economie, nelle famiglie e nelle società civili.Come appare sempre più evidente, le sorti dei Paesi meno sviluppati e più indebitati dipendono dal volere delle nuove potenze finanziarie, dalle speculazioni di lobby senza scrupoli, che ricercano solo il proprio tornaconto, il profitto a tutti i costi. È noto, poi, che la speculazione avviene anche nei confronti dei generi alimentari di prima necessità, sicché alla dipendenza economica si aggiunge quella – più radicale e più condizionante – sul piano dell’esistenza.
Non vanno, inoltre, dimenticate, le lotte per il controllo dell’acqua, indispensabile per la sopravvivenza di persone e animali, per la salute dei popoli. Ma all’origine di violenze e di moti rivoluzionari, come risulta nel Nord Africa, sono anche regimi autoritari che non garantiscono le libertà fondamentali e nemmeno il necessario per un’esistenza dignitosa. Da ultimo, non si può tralasciare di sottolineare che le stesse religioni, sfigurate e degenerate rispetto al loro volto originario, possono essere motivo di manifeste discriminazioni e di sanguinose lotte fratricide. Per queste palesi ragioni, e per altre ancora, Benedetto XVI ha, allora, desiderato indire una nuova giornata di riflessione, di dialogo e preghiera ad Assisi, per la giustizia e la pace nel mondo…
La costruzione della pace dipende dalla ricerca appassionata della verità sull’uomo, sul mondo e su Dio. Ogni essere umano, ogni popolo – «comunità di persone» –, è strutturalmente inclinato alla verità del bene e di Dio. Il bene messianico della pace, pressoché coincidente con il bene comune della famiglia umana, dipende dalla nativa capacità di ognuno di ricercare la verità …In altri termini, Benedetto XVI, mentre invita a riflettere sul tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, sollecita la cultura contemporanea, incline al nihilismo, a superare la sfiducia nell’uomo, nella sua ragione e, assieme, quel relativismo etico che mina alla base ogni proposito di bene, la stessa strutturazione dell’ordine morale e sociale, avente come pilastri l’amore, la libertà, la giustizia.
La giornata di Assisi 2011, nell’ideale continuità spirituale con le giornate promosse dal beato Giovanni Paolo II, si caratterizza così per un apporto specifico da parte dell’attuale Pontefice. Nella sua enciclica sociale, egli, infatti, rammenta che la pace è frutto di un impegno sorretto da un amore pieno di verità. Il nuovo nome della pace, può essere a ragione definito caritas in veritate… L’innalzamento di un solido ordine della pace usufruisce, in verità, delle energie morali e spirituali che derivano dal libero e sincero colloquio dell’uomo con Dio. In forza di ciò può anche disporre di ordinamenti giuridici ministeriali alla libertà religiosa, intesa nella complessità delle sue specificazioni, ossia come libertà di culto, di proselitismo, di educazione, di creare e di gestire istituzioni scolastiche e culturali.
Difatti, ogni ordine morale personale e sociale, su cui si fonda la pace, si compagina armoniosamente, secondo una corretta gerarchia di benivalori, proprio sulla base dell’adesione a Dio, scelto ed amato sopra ogni cosa. La pace è possibile perché tutti gli uomini, in quanto creati intrinsecamente capaci di vero e di bene, sono pellegrini instancabili della verità e, in definitiva, dell’Assoluto. Ad un’attenta analisi antropologica risulta che la ricerca della verità, ontologica ed etica, è sorretta ed interiormente animata dalla nativa apertura dello spirito umano a Dio, l’Essere in pienezza
Assisi 2011 dovrà, allora, essere il luogo in cui prendere viva coscienza che nella specificità dell’esperienza religiosa di ognuno – compresa la ricerca di coloro che si definiscono atei – risiedono i fondamenti di un cammino e di un impegno comuni per la pace. In forza della dignità di ogni persona, ossia grazie all’originaria capacità di ognuno di attingere il vero, il bene e Dio, è possibile essere ed operare insieme per un mondo più giusto e solidale. Occorre, dunque, che credenti e non credenti, crescano nella consapevolezza che nel proprio spirito, nonostante le ferite del peccato che indeboliscono l’inclinazione al vero bene, sussistono i germi intangibili di una fraternità, di una giustizia e di una pace di cui solo Dio ed una coscienza retta sono sicuri garanti.
L’universale capacità di conoscere il vero, il bene e Dio, rende tutti gli uomini, credenti e non credenti, partecipi di una comune ricerca, nonché di un patrimonio di valori etici condivisi, su cui è possibile far leva per cooperare all’affermazione della giustizia e della pace nel mondo. Non si debbono mimetizzare le differenze delle proprie identità. Si tratta, piuttosto, di riconoscere e confessare che il dialogo è alla portata di tutti, come è anche congeniale la compagnia nel pellegrinaggio della verità. È l’essere tutti mendicanti della verità che rende compartecipi ed artefici dell’ethos della pace. Il legame originario tra logos ed ethos affratella i popoli in un’unica famiglia, costituendola luogo di accoglienza reciproca, di relazionalità cooperante alla realizzazione del bene comune mondiale.
Dalla presentazione del Testo “Assisi 2011” a cura del Card. Peter Turkson e di Mons. Mario Toso, rispettivamente Presidente e Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
A FRONTE DI NUOVE SFIDE
Il 18 ottobre, nella sala stampa della Santa Sede, è stata presentata, in conferenza stampa, la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo “Pellegrini della verità, pellegrini della pace” (Assisi, 27 ottobre 2011).
Rilanciare l’impegno.
“Dopo 25 anni di collaborazione tra le religioni e di testimonianza comune – ha detto il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace – è tempo di bilanci e di rilancio dell’impegno, a fronte di nuove sfide”. Esse sono insite “nella crisi finanziaria ed economica che dura più del previsto; nella crisi delle istituzioni democratiche e sociali; nella crisi alimentare e ambientale; nelle migrazioni bibliche, nelle forme più subdole del neocolonialismo, nelle perduranti piaghe della povertà e della fame, nell’indomito terrorismo internazionale, nelle crescenti diseguaglianze e nelle discriminazioni religiose”. Per il cardinale, “ancora una volta – basti pensare ai recenti avvenimenti in Egitto o in altre regioni del mondo – c’è bisogno di dire ‘no’ a qualsiasi strumentalizzazione della religione” perché “la violenza tra religioni è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio e allontana dalla fede”. La ricerca della verità, ha ribadito il porporato, è “premessa per conoscersi meglio, per vincere ogni forma di pregiudizio, ma anche di sincretismo, che offusca le identità”. La ricerca della verità è “condizione per abbattere il fanatismo e il fondamentalismo, per i quali la pace si ottiene con l’imposizione agli altri delle proprie convinzioni”. I Paesi del mondo rappresentati nella Giornata sono più di 50, ha spiegato il cardinale, “tra i quali, oltre a numerosi Paesi europei e americani, anche Egitto, Israele, Pakistan, Giordania, Iran, India, Arabia Saudita, Filippine e molti altri (sono quelli che soffrono forse maggiormente, in questo momento storico, per problemi di libertà religiosa e dialogo tra religioni)”. Saranno invece 13 i delegati cattolici, tra presidenti di Conferenze episcopali regionali e patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese sui iuris.
La necessità del dialogo.
“Non pochi problemi che emergono nella vita concreta della società civile interpellano, in modo specifico, anche le diverse tradizioni religiose, soprattutto dove esse hanno o rivendicano uno spazio pubblico”, ha osservato mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, per il quale “tutto questo, e altro, interpella i seguaci delle diverse religioni, e li obbliga a cercare, alla luce delle rispettive tradizioni e della ragione, elementi di soluzione”. In questo contesto, ha aggiunto, appare evidente “la necessità dell’incontro, del dialogo, del comune impegno perché, in un mondo ormai in corsa verso la globalizzazione, le differenti religioni, con le loro specifiche risorse, possano corrispondere alle attese per la promozione di certi valori autenticamente umani”. Di qui “l’importanza e l’attualità della prossima Giornata di Assisi voluta dal Santo Padre: farsi insieme pellegrini, per riflettere, mediante l’ascolto e il silenzio; incontrarsi in atteggiamento di dialogo; pregare, ognuno secondo la propria tradizione: per ravvivare l’impegno comune a servire l’uomo nelle sue istanze basilari di giustizia e di pace tra le nazioni e all’interno di ogni società”.
Alla ricerca della verità.
“La consapevolezza di essere dei pellegrini alla ricerca della verità consente un dialogo franco e sincero tra credenti e non credenti”, ha affermato mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura. Per questo, “per la prima volta, il Santo Padre ha voluto invitare dei non credenti a un incontro interreligioso”. Secondo il sottosegretario, “all’origine di questa innovativa scelta del Santo Padre vi è la convinzione che l’uomo, sia credente sia non credente, è sempre alla ricerca di Dio e dell’Assoluto; egli è, pertanto, sempre un pellegrino alla ricerca in cammino verso la pienezza della verità. Per il credente, questa ricerca è sostenuta e illuminata dalla certezza della fede, mentre per i non credenti spesso si tratta di un cercare ‘come a tastoni’, secondo l’espressione del discorso paolino all’Agorà di Atene”.
Eco significativa.
Don Andrea Palmieri, incaricato della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ricordato che “la notizia della convocazione di questa Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo ha avuto un’eco significativa nel mondo cristiano. La risposta delle Chiese e comunità ecclesiali all’invito del Santo Padre è stata molto positiva. Le delegazioni saranno, infatti, numerose e di alto profilo: se ne uniranno al pellegrinaggio 31, provenienti da altrettante Chiese, comunità ecclesiali e organizzazioni cristiane mondiali”. All’invito del Santo Padre “ha risposto positivamente anche l’ebraismo mondiale. Parteciperanno delegazioni dell’International Committee on Interreligious Consultation, del Gran Rabbinato di Israele e di altre organizzazioni ebraiche di carattere internazionale”. (Da Sir 19-10-2011)