Nell’Anno della Fede il Capitolo delle Fonti ad Assisi si fa per noi pellegrinaggio alla sorgente viva e zampillante della esemplarità di S. Francesco nel cammino della fede per poter accogliere con rinnovata gratitudine il dono di Dio e ridonarlo nella nostra vita in un impegno perseverante di conversione e di evangelizzazione.
Rinnovare i nostri stili di vita per ridire la paternità di Dio e la fraternità tra tutti gli uomini è parte essenziale dell’incarnare la fede oggi, in questo nostro tempo in cui l’uomo sembra aver smarrito il senso della vita, dimentico ormai della sua origine, della sua condizione di creatura e della degnazione di un Dio che lo ha voluto suo collaboratore nel coltivare e custodire il creato quale dimora di ogni uomo.
Vivere nella logica del dono e della restituzione invece che dell’utilitarismo, dell’accaparramento, del dominio, rispondendo di quell’Amore che tutto fonda, significa perseguire dal quotidiano della nostra vita un itinerario di riconciliazione a Dio Creatore e Padre e dunque di riconciliazione con la creazione tutta; significa fare della ordinaria vita di famiglia, di lavoro, di relazione terreno di riparazione e di giustizia, sentendo la bellezza della interdipendenza e della reciprocità, per onorare lo statuto creaturale da cui dipende il vero benessere di ogni uomo e di tutte le creature. Occorre riumanizzare gli spazi della convivenza, perché lo scandalo della dignità negata, della creazione calpestata, della rassegnazione e della indifferenza complice, sia risanato dalla cura e dalla custodia di ciò che dell’Altissimo porta significazione e di colui che è creato a immagine e similitudine di Dio.
La nostra fede è chiamata a questa vigilanza, a ritrovare e condividere una nuova sapienza per abitare la terra e ad assumerla nella corresponsabilità con tutti gli uomini di buona volontà per tessere il bene comune con un cuore di famiglia e riparare la casa della convivenza umana.
Col nostro stile di vita noi possiamo contribuire a celebrare la vita o concorrere inesorabilmente alla desertificazione del mondo. Dunque, con timore e tremore ci mettiamo in cammino perché la gioia del riconoscere la Signoria di Dio e la sua bontà creatrice possa nello Spirito farsi appello ad ogni altro uomo lungo le strade del mondo.