Secondo anno di itineranza della Mostra
“La cura della casa comune”

Nel secondo anno di itineranza della Mostra sull’Ecologia integrale il Tavolo diocesano per la custodia del Creato propone un focus su “Cittadinanza ecologica e pace”. Il tema della pace e dell’ecologia sono profondamente legati tra loro. Siamo interpellati a far crescere la pace nella terra, privilegiando il dialogo e la mediazione come soluzione dei conflitti e la promozione del disarmo; al tempo stesso urge fare pace con la terra, smettendo di usare ogni forma di violenza all’ambiente.
Educare alla Cittadinanza ecologica (cf. LS 211) richiede la cura delle relazioni sociali nel contesto attuale dominato da un paradigma tecnocratico che tutto domina, distruggendo vita, ambiente e futuro.
“Giustizia, pace, salvaguardia del creato” è un trinomio che va perseguito insieme. Il percorso di riconciliazione col mondo che ci ospita ha bisogno del contributo di tutti, per salvare il pianeta, risparmiando sofferenze a persone e popoli, sia rispetto ad una economia che uccide, sia rispetto alla distruzione immane della guerra.
Il cambiamento climatico creato dall’uomo non è un destino, va assunto come una questione di giustizia. E richiede l’attenzione non solo dei singoli, ma anche la dimensione comunitaria perché riguarda la democrazia, la quale ci chiede di non rinunciare alla giustizia e per farlo ci indica la strada della partecipazione.
Occorre ripensare il nostro abitare da fratelli andando al cuore della democrazia. La guerra è sempre una catastrofe ambientale, d’altra parte eminenti climatologi e economisti evidenziano che il degrado ambientale distrugge la pace. Tanta parte dei conflitti che hanno attraversato il Mediterraneo hanno a monte una crisi climatica: siccità e inabitabilità danno luogo a imponenti migrazioni. L’accaparramento della terra (land grabbing) e delle risorse idriche (water grabbing) ha prodotto l’impossibilità di lavorare la terra per il sostentamento degli abitanti. C’è un’economia di dominio della natura e dei popoli in tante parti del mondo, che dà ricchezza a pochi e uccide ambienti fondamentali per l’umanità.
Basti pensare all’Amazzonia e alle molte espropriazioni forzate da contesti vitali, veri polmoni del mondo, con le popolazioni sottoposte a ricatti, spogliazione dei luoghi nativi e a nuove inesorabili schiavitù. Occorre un’economia generatrice di vita e di cura della terra per costruire insieme pace con la terra.
È una sfida che riguarda l’economia in senso ampio ma anche la concretezza delle comunità, sia a livello sociale che ambientale. Essere voce che denuncia è amore politico. Non possiamo rassegnarci perché il Vangelo ci rimanda ad un impegno nella storia. E la democrazia va curata e difesa anche come antidoto alla guerra.
Il cambiamento di rotta è fondamentale.
Una cultura di pace ci chiama a:
* adottare un’economia fondata su giustizia, sostenibilità, attenzione agli ultimi e alle generazioni future;
* ripensare la democrazia per uno sviluppo umano integrale;
* rimettere al centro il coraggio della speranza.
Adottiamo il paradigma dell’amore, che solo la miopia del nostro tempo non considera “politico”, per abitare il terreno della democrazia, non nella contrapposizione, ma nel prendere positivamente parte alla vita di una comunità civile, per generare insieme instancabilmente il bene comune della pace.

Argia Passoni, Tavolo diocesano
per la custodia del creato
e nuovi stili di vita

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata