CONCLUSIONI
DI DON STEFANO CULIERSI
Innanzitutto grazie al Dott. Patriarca per questo quadro di riferimento così ampio sul tema della cultura del dono.
Mi rallegro per questa prospettiva che apre degli orizzonti sul futuro. Noi veniamo da una cultura dei figli che si è molto appiattita sulla logica della pretesa di un riconoscimento e il dovere dell’altro di provvedere. In questa dinamica binaria (diritto, dovere), io vedo una condizione piuttosto piatta, conflittuale, per cui nel momento in cui i diritti vengono un po’ a confliggere, non c’è capacità di guardare più avanti, di vedere oltre. e c’è una dinamica arrabbiata tipica del nostro presente, in cui ognuno rimprovera all’altro di non aver provveduto a quel dovere che aveva nei propri confronti.
Se a un diritto corrisponde semplicemente un dovere, alla fine noi abbiamo fatto un bilancio … non c’è nessun dinamismo ulteriore che faccia crescere le cose. Questa dinamica che ritrovo nello “scambio degli equivalenti” finisce per portare alla stessa erogazione di servizi che noi abbiamo con macchine automatiche. La logica del dono invece no, perché ha una dinamica che non è binaria ma trinaria.
Nella cultura del dono – “dare, ricevere, ricambiare” – c’è uno squilibrio che diventa una potente forza generatrice di novità, per cui quello che non era dovuto, una volta che viene accolto, ingenera il desiderio di corrispondere e la ruota va avanti, perché non c’è un equilibrio che pareggia a zero. Ma si crea movimento.
Nella vita ecclesiale sta succedendo la stessa cosa. Lo stesso scivolamento sul “piano lucido” lo stiamo vivendo anche noi trasformando le Parrocchie in luoghi di servizio, dove uno viene chiedendo una prestazione: i sacramenti o la sala per fare festa… e non c’è invece quella dinamica che c’è stata fino a qualche decennio fa, in cui si avverte il bisogno di essere generosi nei confronti della Parrocchia, ingenerando così un processo di crescita, non di pareggio A me piacerebbe rispondere alle persone che chiedono “quant’è?”, dicendo non tanto “offerta libera” (che già sorprende), ma “guarda la prossima settimana c’è la pulizia dei vetri e dei pavimenti, o puoi venire con me a fare manutenzione”. un pensiero del tipo “mi è stata data gratuitamente una sala, mi metto a disposizione per fare qualcosa” farebbe crescere le relazioni, non il pareggiare i conti. La Parrocchia crescerebbe in quel senso di appartenenza e in quel “di più”…
Ho apprezzato moltissimo questo aspetto del dono, lo trovo ispirante anche per le dinamiche della mia Parrocchia. e ringrazio la Fraternità per queste occasioni che sono preziose per mettere qualche segno positivo nella nostra vita e nella Parrocchia per crescere insieme in questa direzione.
Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata