Il toccante incontro con le vittime della disumanità dei gruppi armati nell’est del Paese:
«Basta arricchirsi con soldi sporchi di sangue».
Le hanno tagliato le mani.
La tenerezza di Cristo nella carezza del vescovo di Roma – Reuters.
Un machete deposto sotto il crocifisso appeso nel salone bianco della nunziatura apostolica. Lo ha poggiato a terra davanti a papa Francesco Ladislas Kambale Kombi, che con un machete ha visto squartare e fare a pezzi suo padre da gruppi armati nell’Est del Paese.
«Di notte non riesco a dormire. È difficile comprendere una tale malvagità, questa brutalità animale ». Bijoux Mukumbi Kamala, in piedi, chiusa dentro a un foulard colorato non parla, lascia leggere il racconto della violenza inenarrabile a cui è sopravvissuta a una sua compagna.
E poi ancora altri e altri. Sono testimonianze crude di orrori, storie di raccapricciante brutalità animalesca, che il Papa ha ascoltato nella sala della rappresentanza pontificia a Kinshasa. Provengono tutte dalle provincie del nord e sud Kivu nell’est del Congo, sono le vittime delle violenze e dei massacri dei gruppi armati per l’accaparramento delle terre dal 2005 a oggi.
Francesco ha ascoltato in silenzio. Poi ha parlato: «Davanti alla violenza disumana che avete visto con i vostri occhi e provato sulla vostra pelle si resta scioccati. Non ci sono parole; c’è solo da piangere». E in nome di Dio con forza ha condannato le violenze armate, i massacri, gli stupri, la distruzione e l’occupazione di villaggi e i saccheggi che continuano a essere perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo e «il sanguinoso, illegale sfruttamento della ricchezza di questo Paese – ha affermato – così come i tentativi di frammentarlo per poterlo gestire».
«Riempie di sdegno – ha detto il Papa – sapere che l’insicurezza, la violenza e la guerra che tragicamente colpiscono tanta gente sono vergognosamente alimentate non solo da forze esterne, ma anche dall’interno, per trarne interessi e vantaggi».
Ha chiesto poi a Dio di convertire i cuori di chi compie «crudeli atrocità che gettano infamia sull’umanità intera!». E di aprire gli occhi «a coloro che li chiudono o si girano dall’altra parte davanti a questi abomini».
L’analisi del Papa è chiara: si tratta di conflitti che costringono milioni di persone a lasciare le proprie case, provocano gravissime violazioni dei diritti umani, disintegrano il tessuto socio-economico, causano ferite difficili da rimarginare. Sono lotte di parte in cui si intrecciano dinamiche etniche, territoriali e di gruppo; conflitti che hanno a che fare con la proprietà terriera, con l’assenza o la debolezza delle istituzioni, odi in cui si infiltra la blasfemia della violenza in nome di un falso Dio.
«Ma soprattutto – afferma papa Francesco – è la guerra scatenata da un’insaziabile avidità di materie prime e di denaro, che alimenta un’economia armata, la quale esige instabilità e corruzione».
«Che scandalo e che ipocrisia – condanna lucidamente il Papa – la gente viene violentata e uccisa mentre gli affari che provocano violenze e morte continuano a prosperare!».
E poi l’appello e il J’accuse diretto: «Rivolgo un vibrante appello a tutte le persone, a tutte le entità, interne ed esterne, che tirano i fili della guerra nella Repubblica Democratica del Congo, depredandola, flagellandola e destabilizzandola. Vi arricchite attraverso lo sfruttamento illegale dei beni di questo Paese e il cruento sacrificio di vittime innocenti. Ascoltate il grido del loro sangue (cfr Gen 4,10), prestate orecchio alla voce di Dio, che vi chiama alla conversione, e a quella della vostra coscienza: fate tacere le armi, mettete fine alla guerra. Basta!
Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue!».
Non bisogna dimenticare che già la guerra in Congo della fine degli anni Novanta ha prodotto quattro milioni di morti, è stata il più grande conflitto dopo la seconda guerra mondiale. Le ferite non curate da anni nel Paese hanno allargato nel tempo le guerre in cui si intrecciano dinamiche etniche che si contendono terre e potere con gravi violazioni dei diritti umani e che oggi vedono centoventi gruppi di guerriglia impegnati negli scontri. […]
E nel suo discorso non ha mancato di ricordare quanti invece hanno perso la vita «mentre servivano la pace, come l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, assassinati due anni fa nell’Est del Paese. Erano seminatori di speranza».
Ha quindi indicato che «amare la propria gente non significa nutrire odio nei riguardi degli altri. Anzi, voler bene al proprio Paese significa rifiutare di lasciarsi coinvolgere da quanti incitano a ricorrere alla forza. È un tragico inganno: l’odio e la violenza non sono mai accettabili, mai giustificabili, mai tollerabili, a maggior ragione per chi è cristiano.
L’odio genera solo altro odio e la violenza altra violenza. Un “no” chiaro e forte va poi detto a chi li propaga in nome di Dio».
E ha chiesto infine ai congolesi di «non lasciatevi sedurre da persone o gruppi che incitano alla violenza in suo nome. Dio è Dio della pace e non della guerra. Predicare l’odio è una bestemmia».
Stefania Falasca, da Avvenire 1 febbraio 2023
LA TESTIMONIANZA
DI BIJOUX MUKUMBI KAMALA
Dal 2005 al 2020 a Goma, anche la testimonianza di Bijoux Mukumbi Kamala, che oggi ha 17 anni parla di simili orrori, violentata con crudeltà animalesca più volte al giorno per diverse ore per un anno e 7 mesi. Soprattutto le ragazze e le donne hanno infatti pagato il prezzo di violenze sessuali di ogni tipo e torture senza nome e molte hanno poi trovato rifugio e accoglienza nella Chiesa.
«Ecco la stuoia, simbolo della mia miseria di donna violentata. La metto sotto la croce di Cristo – ha detto Bijoux al Papa – affinché Cristo mi perdoni per le condanne che ho fatto nel mio cuore contro questi uomini. Che la croce di Cristo perdoni me e i miei stupratori e li porti a rinunciare a infliggere sofferenze alle persone. Questa è anche la lancia uguale a quelle con cui sono stati trafitti i petti di molti nostri fratelli. Che Dio ci perdoni tutti e ci insegni il rispetto per la vita umana».
Il Cantico
ISSN 1974-2339
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