SCUOLA DI PACE
“L’AMBIENTE E L’UNIVERSO FRANCESCANO”
Prof. José Antonio Merino (Pontif. Univ. Antonianum)
IL PROBLEMA DELL’AMBIENTE
Una delle grandi sorprese del nostro tempo è scoprire che l’universo è una meraviglia di fronte ai nostri occhi e, nello stesso tempo, constatare il suo terribile deterioramento, giunto a un punto tale che la salvaguarda e tutela dell’ambiente costituiscono il problema più urgente e grave dell’attualità. È vero che l’ecologia è una scienza interdisciplinare che deve garantire tecniche rispettose e politiche di tutela ma essa richiede anche l’acquisizione di una nuova mentalità da parte di tutti gli abitanti del mondo.
Oggi l’ecologia presenta non poche ambiguità, perché racchiude in uno stesso progetto analitico e propositivo elementi scientifici, tecnici, sociali, culturali, politici ed economici, spesso mescolati a ideologie interessate e fini parziali. L’ecologia, nata alla fine del secolo XIX come un ramo della biologia, negli ultimi anni si è sviluppata tanto che già costituisce un albero frondoso con rami ben diversificati.
Si parla di ecologia pensata e sentita, di ecologia razionalizzata e vissuta, di ecologia innestata nelle menti e di ecologia iniettata nei sentimenti, di ecologia salda e di ecologia di serra. Nell’ecologia troviamo molta buona volontà e una gran quantità di pensiero fuorviante. Con non poca ironia e grande verità Gregory Bateson affermava nel suo libro “Verso un’ecologia della mente” che “c’è un’ecologia delle cattive idee come c’è un’ecologia delle cattive erbe”. Si potrebbe anche dire che c’è un’ecologia dei buoni propositi e di pensieri avvelenati, dei buoni sentimenti e delle azioni inquinanti. Nasce da qui l’urgenza di raggiungere un buon giudizio critico per distinguere un autentico problema ambientale e sociale da quello che può essere semplicemente un movimento circostanziale, una moda, un’ideologia o un semplice motivo per una marcia chiassosa.
Temi quali il miglioramento dell’ambiente, l’inquinamento, l’impatto del riscaldamento globale, la qualità della vita, le tecnologie estreme e quelle sostenibili, il riciclo, ecc. si ripetono costantemente nella vita ordinaria come espressione di una nuova mentalità interessata al deterioramento della natura, del territorio, di mari, fiumi, boschi, città, dell’alimentazione, ecc.
Ma al di là degli aspetti del movimento ecologista che possono nascere dalla moda ed essere prodotti storici, la coscienza ecologica ci pone seri problemi e ci obbliga a rivedere i presupposti della civiltà industriale e la pratica dominante del consumismo nei paesi sviluppati. La situazione ecologica e ambientale attuale costituisce forse la problematica più grave e più seria del nostro tempo, in cui sono coinvolti e compromessi tutti gli uomini: credenti e atei, scienziati e analfabeti, filosofi e mistici, teologi e tecnici, artisti e artigiani, impresari e operai, colti e ignoranti, vivi e defunti.
E. Haeckel, nella sua opera Morfologia generale degli organismi (1866) adottò la parola ecologia per designare la scienza che studia le relazioni tra gli organismi vivi e l’ambiente in cui vivono. Secondo questo biologo tedesco, l’ecologia è “l’insieme di tutte le relazioni favorevoli o avverse di un animale o di una pianta con il suo ambiente organico o inorganico, compresi gli altri esseri viventi”. È la scienza che studia le interazioni tra gli esseri viventi e il loro ambiente. Da allora fino ai nostri giorni l’ecologia, come scienza, è diventata più complessa, ma in fondo si tratta della scienza delle relazioni di tutti gli esseri che costituiscono il mondo naturale.
L’ecologia ha cessato di essere una disciplina particolare e settoriale per diventare una problematica universale, totalizzante e interdisciplinare. Pur conservando la sua peculiarità scientifica, è diventata una concezione del mondo nella quale sono implicati elementi scientifici, tecnologici, economici, filosofici, etici, politici, religiosi ed estetici. È riuscita a creare una scienza speciale che oltrepassa l’ambito puramente scientifico per presentarsi come una filosofia della vita.
Gli studi progressivi dell’ecologia scoprono nell’ambiente naturale un universo di relazioni interdipendenti tra gli esseri viventi e quelli inanimati con il mondo nel quale stanno, vivono e si sviluppano. La natura, come sottolinea Edgar Morin, è eco-organizzazione. Costituisce un sistema operativo che si esprime con la nozione di ecosistema, un termine coniato da A. G. Tansley nel 1935 per indicare i sistemi di interazione individuali come categoria a parte tra i vari sistemi fisici dell’universo.
L’ecologia non considera più e non interpreta il mondo naturale con principi meccanicistici, ma con teorie essenzialmente olistiche e vitaliste, come un corpo armonico e attivo in cui il tutto regola le diverse parti. Da questa prospettiva la natura appare come un insieme interrelazionato e interdipendente in cui i vari ecosistemi si integrano in un progetto planetario interattivo.
ECOLOGIA SOCIALE
Se l’ecologia è la scienza che si occupa delle complesse relazioni di tutti gli organismi viventi con il loro ambiente, deve contemplare anche la specie umana, la sua dipendenza e il suo comportamento verso l’ambiente e verso tutti gli esseri che sono in esso. Nasce da qui la necessità di una ecologia sociale, se si considerano tanto le relazioni tra gli esseri umani quanto quelle di questi ultimi con l’ambiente. Gli esseri umani occupano un posto speciale nella natura, nella quale non si accontentano semplicemente di stare, ma intendono stare bene, in modo che, grazie alla ragione, alla volontà e al sentimento, possono trasformare la natura in sopra-natura o sotto-natura, mediante la forza potente e imprevedibile della tecnica. Deriva da qui la necessità di una etica, perché l’uomo non sia un predatore e un despota delle risorse naturali e non danneggi la stessa natura, ma la protegga e la tuteli.
Se la natura è una grande comunità di comunità naturali, è ovvio che si debba scoprire e rispettare la legge interna di vincolo e interdipendenza, la quale regola tutto il mondo naturale che costituisce un macrosistema. Le scienze naturali e sociali devono stipulare un’importante alleanza tra di loro, evidenziando con ciò che i problemi economici, sociali, di giustizia e disuguaglianza, sono intimamente uniti con la gestione e l’amministrazione dell’ecosistema o, meglio ancora, degli ecosistemi del mondo naturale.
I promotori dell’ecologia sociale sottolineano che la coscienza ecologica implica non solo l’analisi delle relazioni dell’uomo con l’ambiente naturale e fisico, ma anche i rapporti dell’uomo con l’uomo. L’ecologia sociale affronta direttamente il vincolo e la dipendenza della specie umana nel mondo naturale, ma si attiene anche ai fattori sociali, organizzativi e funzionali della società umana. Da questa prospettiva emerge spiccatamente la scandalosa differenza tra i paesi ricchi e quelli poveri, insieme alle cause che la provocano. La comunità umana, ecologicamente equilibrata, esige una profonda revisione critica dei molteplici vincoli dell’uomo. Ciò comporta una critica dei sistemi sociali, politici ed economici vigenti. L’ecologia sociale pone in rilievo che il problema ecologico è una grande questione sociologica. Questi problemi devono essere affrontati e risolti insieme.
ECOLOGIA PLANETARIA
Data l’inestricabile interrelazione degli ecosistemi del mondo naturale, deve essere sentita la necessità di un’ ecologia planetaria o conglobante, poiché si richiede di coinvolgere in un sistema integratore le componenti naturali, tecniche e culturali. La natura è l’orrizzonte adeguato della società, ma la società non può essere ostile alla natura, al contrario deve integrarsi con essa. Non è possibile che esista una natura pura e neppure una società pura. La relazione natura-uomosocietà- tecnica deve esser illuminata da principi orientativi, cioè filosofici ed etici, che superando la dialettica dell’antagonismo irriducibile giunga a un’unità di comunione e di solidarietà. Urge raggiungere e strutturare una mutua relazione e interdipendenza tra ecologia, sociologia, economia, politica, diritto e filosofia. La problematica ecologica non è semplicemente locale, regionale, nazionale e continentale. È un problema cosmico che riguarda tutta l’umanità e non può essere affrontato in termini provinciali, ma deve essere gestito a livello di biosfera e in prospettiva universale.
L’era della tecnica sta rivelando il senso profondamente antropologico delle categorie del possedere, dell’avere e del dominare. Ci troviamo non solo davanti alla perdita di alcuni beni che possedevamo, ma di fronte ad una realtà più radicale: la perdita di quello che siamo. Forse questa situazione nera e l’inquinamento generalizzato sembrano effetto e conseguenza di un errore profondamente umano. Già anni fa Gabriel Marcel parlava dell’inquinamento ambientale come di “una degradazione infinitamente più essenziale, e che tocca il modo stesso con cui l’uomo, credendo di prendere sulle sue spalle il proprio destino, si è allontanato da quelle che potrebbero essere chiamate le sue radici ontologiche” (G. Marcel, En chemin, vers quel éveil? Paris, 1971, p. 203). Non c’è dubbio che il male cosmologico sia riflesso del male antropologico. Questo male esteriore è il risultato di una certa perversione interiore dell’essere umano, perché c’è una grande corrispondenza tra psicologia interiore ed ecologia esteriore. Con la pretesa di conquistare la natura, l’uomo l’ha sfigurata. La prodigiosa tecnica ha permesso grandi progressi positivi per l’uomo e per il suo benessere, anche se non a tutti nello stesso modo, ma ha determinato anche un mondo fratturato e ha snaturato la sorella-madre terra.
ETICA AMBIENTALE O ETICA AMBIENTALISTA?
Da tempo nelle discussioni sulla tutela dell’ambiente si parla di etica ambientale. Anche se spesso se ne parla al singolare, non esiste un’etica ambientale. L’etica ambientale nonostante sia una disciplina limitata e in sé circoscritta non si presenta come un insieme sistematico di principi e di dottrine ma soprattutto come un orizzonte concettuale aperto che si caratterizza da una grande pluralità di interpretazioni, soluzioni ed approcci. Infatti c’è una pluralità di etiche ambientali che dipendono dalla metafisica implicita o esplicita dalla quale partono, cioè da una metafisica materialista, spiritualista, idealista, vitalista, olistica o regionalista, ecc. Valga come esempio il seguente elenco di etiche.
Etiche biocentriche seguendo la prospettiva di Albert Schweitzer e Aldo Leopold e P. Taylor. Etiche che presentano un complicato egualitarismo tra tutti gli esseri del pianeta. Etiche sensiocentriche che considerano soggetti morali tutti gli esseri dotati della capacità di sentire come propongono J. Passmore, A. Krebs, P. Singer, John Rodman, Mary Ann Warren fautrice di una “teoria debole dei diritti animali”, tra altri. Etiche ecocentriche e olistiche di Richard Sylvan, Holmes Rolston, Arne Naess, ecc. che offrono un sistema morale in cui l’obbligazione scaturisce dal riconoscere valore intrinseco alla natura, concepita come un tutto organico. Etiche ambientali antropologiche che in una visione olistica interpretano l’uomo come realtà superiore nella scala degli esseri naturali. Questa etica antropocentrica fonda i suoi presupposti sull’esigenza che l’uomo si prenda cura e risponda dell’integrità di tutta la comunità viva. Etica ambientale come etica della responsabilità verso le generazioni future.
Occorre citare qui il libro di Hans Jonas, Il principio responsabilità che, sebbene sia stato stato pubblicato nel 1979, continua a essere un studio fondamentale. Secondo Jonas se l’etica sociale richiede la morale del qui e ora, l’etica ecologica guarda più il futuro e propone una morale del qui e dopo, perché ci obbliga a pensare alle generazioni future e ad agire di conseguenza. La terra non ci appartiene, ma è patrimonio di tutte le generazioni. Per questo siamo responsabili di fronte alle generazioni future, che hanno il diritto di fruire della terra come le persone del passato e quelle del presente, perché è la casa comune. Non solo è necessaria un’etica ambientale, ma qualcosa di più profondo ed essenziale, cioè una cultura ecologica o, se si preferisce, una spiritualità ecologica che sorge dal sentimento di simpatia cosmica come indica Max Scheler e si traduce in un comportamento fraterno e di rispetto per la natura e tutti gli esseri che la abitano, tanto animati come inanimati. Più che un’etica ci vuole una mistica e un’estetica del mondo e della vita. L’etica si basa sul “tu devi”, l’estetica sull’“io sento” e la mistica sull’“io partecipo”, sebbene tutte e tre si completino e convergano in uno stile proprio di esistere, agire e partecipare. Stile di vita che invita tutti i cittadini della nostra casa comune a porre in circolazione quattro verbi attivi, solidali e benefici: pensare, sentire, agire e fraternizzare ecologicamente.
IL CONCETTO DI ETICA
Il concetto di etica implica certamente un dovere, ma il dovere si può esprimere in un’etica di rigore o in un’etica del minimo. Un’etica in generale si propone di considerare fin dove è permesso giungere e fin dove si può trasgredire. Non si propone il perfezionamento della natura, ma si impegna per non ferire né danneggiare. Questo certamente non è poco, ma non è sufficiente. In una società nella quale si manifesta una chiara eclisse dei valori, come quella che si riflette nel nichilismo imperante, chi è capace di offrire norme convincenti e ragionevolmente operative? Evidentemente gli Stati hanno l’obbligo politico e di giustizia di promulgare leggi concrete per frenare il disastro ecologico e di imporre eventuali sanzioni contro i trasgressori, contro imprese e istituizioni potenti e possenti, relativamente tanto a ciò che contaminano quanto a ciò che depredano.
Però è anche necessario formare le menti e i cuori di tutti i cittadini comuni, semplici abitanti in questo meraviglioso universo. Educare il cittadino normale e comune perché la vita di ogni giorno sia più sana, serena e di miglior qualità è già prendere coscienza attiva della nostra responsabilità del qui e del dopo. Una nuova cultura e sensibilità ecologica può aiutare gli abitanti del pianeta Terra a imparare ad abitare nel mondo e praticare una nuova pedagogia dello “stare nella natura”, oltre a con-vivere fraternamente con gli altri. Per questo si propone di superare:
- La contrapposizione del dualismo soggettivismooggettivismo, del soggetto-oggetto mediante un pensiero dell’integrazione e dell’armonia tra l’uomo e il mondo, che prepari il cammino della grande fraternizzazione cosmica;
- La filosofia del meccanicismo, che tratta il mondo come una macchina e un complicato meccanismo, con una visione basata a livello simbolico e nel significato esistenziale di tutti gli esseri e di tutte le cose. Se scopre la natura come linguaggio, l’uomo acquisisce un atteggiamento di ascolto e si prepara a percepire e celebrare il grande messaggio della natura;
- Lo spiritualismo disincantato come forma di vita ed espressione di una concezione eccessivamente negativa della realtà materiale. Chi sente e vive la natura come propria dimensione corporea scopre l’incardinazione del corpo alla terra;
- L’impiego abusivo delle cose naturali intese come semplici utensili che una volta usati si gettano, come stimolano i promotori del consumismo, valorizzando le risorse naturali e prendendo coscienza del fatto che sono limitate;
- L’idea sbagliata dell’uomo conquistatore, proprietario e devastatore irresponsabile della natura, sostituendola con una concezione della vita per cui l’uomo è semplicemente amministratore e compartecipe del destino del mondo. Una visione alta della natura cambierà la nostra relazione con gli esseri e le cose della natura. L’ecologia ambientale ha bisogno dell’ecologia mentale. L’ecologia sociale deve fondarsi sull’ecologia cordiale. L’ecologia globale necessita di un pensiero globalmente umanizzato. L’ecologia planetaria si otterrà solo da un’ecologia umanizzata. Lo sviluppo sostenibile non potrà essere tale se non si fonda su un pensiero sostenibile e sulla visione globale e armonica dell’universo.
COME RISPONDERE ALLE PROBLEMATICHE ATTUALI?
Come risposta alla problematica attuale del grave deterioramento ambientale e dell’atteggiamento ostile, inquinante e predatorio di tanti settori e anche del disinteresse e dell’apatia di tanti semplici cittadini, si può presentare i seguenti punti partendo dalla prospettiva di una ecologia globalizzante:
- Scoprire il profondo mistero della natura non sacralizzandola, ma vedendo in essa la presenza del suo autore. Non si tratta di tornare a una natura romantica e neppure a un culturalismo neopagano, ma di chiarire le radici profonde e vitali che uniscono immanenza e trascendenza.
- Essere presenti nella natura che abitiamo. La simpatia dell’uomo con la natura si caratterizza per il senso di immediatezza e di concretezza di fronte a tutti gli esseri. In essa emerge la categoria della presenza perché tutto l’universo riflette il grande mistero che lo abita e tutti gli esseri ne diventano testimoni e segni perdendo il loro anonimato per trasformarsi in realtà allegoriche e quasi personificate.
- Vedere e guardare il mondo intero come un bellissimo poema. Il mondo è attraversato da stimoli e da riferimenti, da segni e da risonanze. L’uomo non può essere manipolatore del mondo, ma deve scoprire e interpretare il messaggio che la natura racchiude in essa. Lo sguardo amoroso è il ponte vincolante e rispettoso tra la struttura interiore e l’ecologia esteriore.
- Ascoltare la realtà come complemento della visione. Abbiamo bisogno di riscoprire la nostra coscienza acustica, perché la natura intera ci parla. È opportuno percepire la risonanza e il messaggio dell’universo. Se l’uomo acquisisce la capacità profonda di vedere e di ascoltare le meraviglie del mondo, allora può scoprire, ammirare e meravigliarsi. Questo sarà un mezzo privilegiato per costruire un universo partecipativo, che costituisca l’orizzonte naturale della nostra celebrazione umana e mondana.
- Riconoscere in modo attivo che, attraverso la nostra corporeità, intimamente e per costituzione siamo legati al mondo. Il nostro corpo è parte della natura, la quale si manifesta in modo privilegiato nel nostro corpo che, in quanto umano, cessa di essere corpo-oggetto per trasformarsi in corpo-soggetto. Il corpo umano, maschile e femminile, è un microcosmo che riassume i diversi gradi degli esseri creati. A causa del nostro corpo materiale siamo vincolati alla nostra patria madre terra, e in quanto corpo umano siamo immersi nel mondo della cultura, che non si oppone alla natura ma ne è un complemento.
- Essere critici oggettivi della situazione ecologica attuale. Senza dover essere catastrofici, né “cassandre” opportuniste, bisogna riconoscere e denunciare con chiarezza il grave deterioramento di molte zone del pianeta Terra, unica casa comune. Questo ci spinge ad essere agenti attivi nella custodia e nella tutela della natura nella sua interezza ed evitare di usare tutto ciò che la danneggia.
- Riunire tutte le forze e gli sforzi per riuscire a superare ogni tipo di violenza che attacchi l’uomo e la natura. Si dovrebbe promuovere e favorire un movimento ecumenico tra tutte le religioni a favore della difesa e della protezione di tutta la natura, servendosi per questo dell’opera degli scienziati, dei politici, degli artisti e di tutte le istituzioni e le persone di buona volontà.
- Presentare un’etica della frugalità che sostituisca la morale del consumismo incontrollato. Ciò richiede l’impegno della rinuncia all’istinto del potere, del dominio sulle cose e della soddisfazione immediata dei desideri primari o socialmente indotti. La rivoluzione della nostra relazione illegittima con le cose si verificherà quando la felicità consumistica sarà sostituita dalla felicità personale, quando l’accumulo in poche mani sarà giustamente equilibrato con la distribuzione a tutte le mani. In questo modo i beni naturali cesseranno di essere realtà puramente fruibili e intercambiabili, per traformarsi in linguaggio ed espressione umanizzanti.
- Lavorare per la creazione di un sistema alternativo, che sostituisca l’egoismo possessivo con la partecipazione gratuita, per preparare il salto dall’utilitarismo cosmico alla celebrazione cosmica. Dal sentimento grato della gratuità dell’esistenza e di tutto ciò che vi è in essa per riuscire a realizzare la grande fraternità universale verso ogni creatura, razionale e irrazionale, e a porre le condizioni per la possibilità della realizzazione del meraviglioso affratellamento umano e cosmico.
- Inventare una nuova pedagogia ecologica, che ci abitui a vedere, scoprire e trattare la natura come nostra casa comune e nostra amata dimora, con la quale stabiliamo relazioni vive e domestiche. Sradicando i nostri istinti aggressivi potremo creare vincoli fraterni e una sintonia vitale e feconda tra gli uomini e la natura. È arrivato il momento della grande alleanza con la natura, con la società e con la storia. Di fronte alla cultura necrofila pessimista bisogna proclamare e promuovere una cultura della vita e una mistica dell’esistenza, trasformata in splendida estetica del nostro posto nel mondo.
Nella cultura attuale troppo seria e violenta dobbiamo creare una cultura della letizia e della celebrazione come risposta alla gratuità del creato. Chi canta celebra; chi celebra costruisce; e chi costruisce è benefattore dell’umanità e promotore di una nuova ecologia nel pensare, nel sentire e nell’agire. Tutti siamo chiamati ed impegnati alla salvaguardia e custodia della nostra comune dimora. Questa è la nostra materia ancora da approvare.