Festa di Santa Chiara | ilcantico.fratejacopa.net

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Era ancora buio quando sono uscita di casa, ma l’aria era frizzante e tersa al primo chiarore. Un’ Assisi silenziosa, deserta mi ha accolto poi, in Borgo Aretino, le prime presenze e, appena immessa sulla piazza, il primo augurio scambiato con un amico Frate: “Buona Festa!”. Sui gradini della Basilica un piccolo gruppo di persone in attesa: mi ha accolto il volto sorridente di amiche suore, ancora chiusa la Chiesa, solo alle sei e trenta avrebbero aperto. È stato molto bello assistere ad una scena che vi racconterò così, con semplicità, come l’ho osservata.

Una Suora italiana dice a quattro Suore americane che c’è una ragazza, americana anch’essa, che entrerà in un monastero clariano negli USA ed è in Assisi con i suoi genitori; vorrebbe presentargliela perché possano parlare e chiarire alcune cose a lei che non conosce l’inglese. La famigliola sta arrivando dalla parte della Piazza del Comune: giovane il padre e la madre, giovane la sorella, lei, l’aspirante clarissa, ha 22 anni; ha un aspetto dolce ed un tono di voce che oserei definire soave. Vengono fatte le presentazioni, vengono ricostruite reti di conoscenze e che lo scopo della visita in Assisi è anche quello di poter parlare con le nostre Clarisse. Viene fatta una foto ricordo e c’è gioia in noi presenti a pensare che quella creatura così giovane vuol dedicarsi tutta al Signore sulla strada di Chiara.

Quando si è aperto il portone e il cancello, una nota un po’ triste: siamo in molti ormai e un gruppetto, in modo furbesco, invece di fare la fila, entra per la porta d’uscita e scende nella Cripta dalle scale che servono per uscire, tutto ciò per prendere i posti a sedere. Mi è venuto da considerare come spesso noi ci comportiamo con leggerezza, tenendo presente il nostro tornaconto, senza pensare che togliamo agli altri delle possibilità quando accaparriamo qualcosa che non ci spetta. La cripta è accogliente. Mi son seduta a ridosso dei gradini e poi sono scesa, per un saluto, alla nostra sorella e madre Chiara. Con lo sguardo veloce ho rivisto i pannelli che propongono la storia di Chiara con le immagini della pala lignea custodita nella Basilica, e, in ginocchio davanti alla Santa, ho pregato per l’Ordine.

Il Celebrante ci ha ricordato che essere lì, vicini al corpo di Chiara, è dono, privilegio, responsabilità. Delle letture, mi ha molto colpito la seconda, tratta dalla seconda lettera ai Corinzi l’ho sentita per la mia vita, per la nostra vita: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”. Forte la Parola del Vangelo di Giovanni: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi , chiedete quel che volete e vi sarà dato… Come il padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”.

Il Celebrante ci ha proposto preziosi spunti di riflessione; ci ha richiamato alla forza delle parole che contengono una vita: “rimanete nel mio amore”; questa parola ha la forza di contenere tutta la vita di Chiara che ha scelto di rimanere nel suo amore. Ci ha richiamato poi allo stretto legame che univa Chiara a Francesco attraverso la testimonianza di Sora Filippa tratta dal processo di canonizzazione di S. Chiara: Chiara che porta una brocca d’acqua calda per Francesco e si muove con passo veloce, arrivata presso Francesco viene nutrita dal latte succhiato da un capezzolo d’oro; è l’immagine meravigliosa di una madre che nutre il proprio bambino e lo fa crescere.

In quell’oro, che è la vita evangelica, lei poteva tutta riflettersi, quindi non un semplice desiderio di possedere ma di essere compresa, lei si conosce e si riconosce nello specchio, nella vita evangelica; lei ha la possibilità di custodire l’intuizione di Francesco davanti al Crocifisso per sé e per noi. Chiara custodisce la povertà di Francesco diventando una presenza importante anche per i primi compagni …” per noi Chiara sei anche questo: sei un altro Francesco… sei la possibilità di conoscenza dell’amore di Dio attraverso Francesco… si è sprigionato da S. Damiano il profumo della tua offerta… tu continui a ricordare il primato di Dio, ci ricordi la contemplazione, l’ascolto del Crocifisso:.. qualcosa di questo silenzio vorremmo riceverlo in dono…”. Non aggiungo altro, voi perdonerete il mio limite a riferire cose così “alte”, non è semplice nemmeno spiegare cosa si prova ad essere all’improvviso illuminati dal sole che sorge dal Subasio mentre riprendi la macchina per tornare a casa. Il Signore ci doni la Sua Pace

Amneris Marcucci