L’espressione “economia civile” compare per la prima volta nel lessico politico-economico nel 1753, anno in cui l’Università di Napoli istituisce la prima cattedra al mondo di economia, affidandone la titolarità ad Antonio Genovesi, la cui opera fondamentale del 1765 reca per titolo Lezioni di economia civile.
L’economia civile si fonda sulle virtù civiche e sulla natura socievole dell’essere umano, il quale è spinto ad incontrarsi, anche nel mercato, con l’altro. I pilastri tipici dell’economia civile sono la virtù, la socialità e la felicità.
Se l’economia civile è una proposta di ricerca, una prospettiva sull’oggi, criterio di valutazione delle concrete esperienze economiche, essa è anche una profezia, che sta di fronte all’economia di tutti i giorni come un dover essere, e che ci ricorda gli obiettivi più alti ai quali la convivenza civile, economia inclusa, può giungere.
In questi secoli, attraversati da mille contraddizioni, l’ideale di una economia finalmente civile ha accompagnato lo sviluppo del pensiero e della prassi economica. L’economia reale diventa economia civile ogniqualvolta un’impresa, un’organizzazione, un consumatore, una scelta individuale riesce a fare il “salto della gratuità” e suscitare rapporti di reciprocità.

Stefano Zamagni