L’attenzione all’ecosostenibilità e alla sua salvaguardia assume nella Chiesa e nella società un ruolo fondamentale: richiama i cristiani ad una profonda conversione e a nuovi stili di vita personali e sociali

Don Davide Baraldi, Don Felice Tenero, Argia Passoni

Sabato 16 e domenica 17 novembre nella Parrocchia di S. Rita si è svolta la prima Giornata diocesana per la custodia del Creato. L’iniziativa è stata organizzata dal Tavolo diocesano per la custodia del Creato e nuovi stili di vita, in cui sono rappresentati diversi gruppi laicali del territorio bolognese attivi su questi temi. Si è trattato di un inizio, come ha ben precisato sin dal saluto iniziale Don Davide Baraldi, Vicario episcopale per il laicato, la famiglia, il lavoro e la custodia del creato: un avvio per il quale anche da parte di S.Em. il Cardinale Zuppi si desidera e si auspica un ampio sviluppo nei prossimi anni.
Nella giornata di sabato sono stati coinvolti quasi cento tra bambini e ragazzi, che hanno partecipato a due distinti laboratori coordinati dai Laici Comboniani. I bambini della scuola primaria hanno discusso sui cambiamenti climatici e approfondito le azioni che si possono compiere come singoli e in famiglia, per ridurre l’impatto negativo di errati stili di vita sull’ambiente. Contemporaneamente i ragazzi delle medie e i loro educatori sono stati invitati a studiare gli aspetti sociali e ambientali del traffico e dell’uso di droghe. Oltre al danno sui consumatori, esse hanno un grave impatto ambientale nelle zone di produzione e di trasformazione.
Il pomeriggio di domenica si è tenuto l’incontro dal titolo “La nostra Amazzonia, il grido dei poveri e della terra”, introdotto da Argia Passoni della Fraternità Francescana Frate Jacopa che ha rimarcato l’importanza che assume oggi nella Chiesa e nella società la custodia del creato: essa richiama i cristiani ad una profonda conversione e ad una spiritualità che aiuti a recuperare la consapevolezza del dono del creato e la cura che questo comporta rispetto alla mercificazione in atto e rispetto ad un modo di vivere ormai dominato da un consumismo sfrenato che dilapida risorse determinanti, sottraendole a tanti uomini e donne del nostro pianeta. Il tema della Giornata è stato scelto proprio per porre, attraverso Il Sinodo sull’Amazzonia, un faro di attenzione su questo luogo rappresentativo dell’emergenza mondiale, cuore biologico del mondo distruggendo il quale, distruggiamo la possibilità di vita del pianeta.
L’Amazzonia non è un mondo altro: è lo specchio del nostro mondo; ci pone davanti al volto brutale dell’economia che uccide e ci convoca ad un reale pellegrinaggio di conversione per “riparare”.
Ad entrare nel merito di tutto questo è stata l’ampia relazione di don Felice Tenero, prete “fidei donum”, dal vivo della sua esperienza di missionario per venti anni in Brasile. Ha ricordato che l’Amazzonia, la cui foresta è grande quanto tutta l’Europa occidentale, coinvolge nove stati ed è abitata da oltre 30 milioni di persone, 3 milioni dei quali sono indios.
Ha denunciato come questo luogo sia sotto attacco da diversi anni per un estrattivismo selvaggio di minerali (dall’oro al petrolio), per l’allevamento estensivo proprio dell’agrobusiness e per il narcotraffico con le piantagioni di coca, con tutte le disastrose conseguenze sull’ambiente dove la foresta, da cui dipende il respiro del mondo, è diventata in gran parte savana. Queste vicende hanno un drammatico impatto sulla vita dei più poveri, ridotti a scarti come la loro terra, costretti i più ad abbandonare la foresta andando ad accrescere nelle condizioni più miserevoli le favelas. E pongono pesanti interrogativi a tutti noi. Dobbiamo chiederci – ha evidenziato don Felice – quali sono le leggi che regolano la casa comune? Dove vanno e a chi giovano i minerali, la soia, le mucche per i quali è in atto tanta distruzione? Possiamo continuare ad alimentare anche con i nostri stili di vita un’economia che uccide?.
L’Amazzonia ci costringe a decidere: da che parte stiamo? Dalla parte della vita o della morte? E ci interpella a difendere la natura, passando dal considerarla materia inerte da sfruttare come dispensa inesauribile al sentirla (come gli Indios) Madre terra che ci nutre e ci alimenta.
Tutto questo – ha proseguito Don Tenero – ci chiama ad una vera conversione integrale, richiede una riflessione di valore, ma anche di giustizia, richiede convinzione e impegno per uno sviluppo solidale (insieme a tutti) e per uno sviluppo sostenibile. Richiede di assumere una sobrietà liberante per nuovi stili di vita più attenti alle relazioni che alle cose, a partire dalla consapevolezza che su questa terra siamo ospiti, né padroni, né dominatori. Ospiti per dono, per grazia, dobbiamo imparare ad ospitare.

A conclusione Argia Passoni ha ricordato che la Giornata della custodia del creato non si esaurisce in una celebrazione, deve aiutarci a far sì che nella nostra vita quotidiana ogni giornata sia in sintonia con il prendersi cura del creato. A questo proposito il Tavolo diocesano ha inteso lasciare un segno importante per aiutarci a progredire in questa direzione, come singoli ma soprattutto con l’arricchimento e l’accompagnamento di tutta la realtà parrocchiale e della realtà diocesana. Il segno è rappresentato dalla “Piccola guida per nuovi stili di vita per la custodia del creato”. Piccola guida che però – come dice il Vescovo nella presentazione – “ci aiuta ad essere grandi, a capire il legame tra le nostre scelte personali e il mondo intero”, “ci aiuta a svuotare il cuore dalle cose insignificanti perché sia libero e pieno di amore per il prossimo”, “ci aiuta ad assumere nuovi stili di vita che restituiscono il senso della nostra dignità” liberandoci dalla mercificazione della vita e facendo entrare nella nostra quotidianità la custodia del creato, perché ogni atto che facciamo (comprare, mangiare, vestire, viaggiare…) può concorrere a “riparare” o a desertificare il mondo. Le parrocchie possono essere un fulcro importantissimo per tutto questo. D’altra parte dovremmo chiederci: “Come possono non esserlo per una conversione ecologica che ci chiede di onorare lo statuto creaturale voluto dal Creatore, Padre di tutti?”
La Giornata è terminata con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Don Davide Baraldi, che nell’omelia, a partire dalle Letture, ha richiamato tutti alla speranza. La drammatica situazione del creato – ha sottolineato – è uno specchio di tutte le nostre responsabilità. Il Profeta Malachia ci raggiunge su questo punto e ci mette in discussione con i tratti della catastrofe ambientale, tratti che riprende anche Gesù nel Vangelo. Ma qui tutto è orientato alla conversione… La conversione ci aprirà alla sapienza di Dio, ci farà forse scoprire che c’è una comunità che fa lo stesso percorso, ci farà aprire gli occhi sulla fraternità; e Gesù ci dice che con la nostra perseveranza faremo la differenza… Così quel sole che brucia – ha concluso Don Baraldi – diventa un sole di giustizia che ci raggiunge con raggi benefici a risvegliare il nostro desiderio di essere giusti nei confronti del creato e dei nostri fratelli e sorelle.

All’evento hanno partecipato anche Greenpeace- Bologna, il Comitato Rigenerazione No speculazione e il gruppo di acquisto solidale Gas-Bosco.

A cura della Redazione