p. Lorenzo Di Giuseppe

Domenica 14 novembre si celebra la V Giornata Mondiale dei Poveri. Molti avremmo preferito un annuncio sul tipo: “ancora una giornata dei poveri, ma è l’ultima e poi chiuso, perché la povertà è debellata, non ci saranno più i poveri”. Papa Francesco invece ha riproposto una frase del Vangelo: “I poveri li avete sempre con voi” (Mc 14,7).
Allora spontaneamente ci domandiamo: la povertà è un bene o un male per l’umanità? Si deve cercare di espellerla dal nostro vivere perché è sofferenza, è ingiustizia, è un privare del necessario per una vita dignitosa, è far soffrire i bambini, è frutto dell’egoismo e ci si deve augurare che esca presto e definitivamente dalla convivenza umana, o la sua permanenza ha un senso, un significato profondo ancora da indagare?
Papa Francesco parla di una povertà che rimane sempre con noi; e si rifà alle parole di Gesù. Nell’episodio della donna che spezza un vaso di nardo prezioso per profumare il suo corpo, avvenimento di una bellezza eccezionale, Gesù stesso parla della povertà che “sarà sempre con voi”, che rimarrà per tutto l’arco della storia. E qui si apre “una strada feconda di riflessione sul legame inscindibile che c’è tra Gesù, i poveri e l’annuncio del Vangelo” (Dal Messaggio di Papa Francesco per la V Giornata mondiale per i poveri). A coloro che si scandalizzano per lo spreco fatto dalla donna, Gesù risponde collegando il gesto alla sua vicenda personale, ricordando che il primo povero è Lui “il più povero tra i poveri perché li rappresenta tutti. Ed è anche a nome dei poveri, delle persone sole, emarginate e discriminate che il Figlio di Dio accetta il gesto di quella donna.” (ibidem). Gesù prende occasione per rivelarci il suo stretto legame con i poveri: tutta l’opera di Gesù afferma che la povertà non è frutto di fatalità ma segno concreto della sua presenza tra noi. Gesù si manifesta tra noi come il povero e il volto di Dio che egli rivela è quello di un Padre per i poveri.
Il Papa osa affermare che i poveri sono “i veri evangelizzatori perché sono stati i primi ad essere evangelizzati e chiamati a condividere la beatitudine del Signore e il suo regno” (ibidem). I poveri dunque sono davanti a noi come evangelizzatori, come quelli che rivelano le attitudini necessarie per ricevere il Vangelo: essi non si difendono, non si sentono pieni di se stessi, sono disponibili ad accogliere. Nelle sofferenze dei poveri noi possiamo vedere le sofferenze di Gesù e siamo invitati a partecipare alla pietà verso di essi che poi è un essere pietosi, amici, pieni di cura verso Gesù stesso.
Il legame con il racconto della donna che frantuma il vaso del profumo ci parla anche dell’amore di ritorno che Gesù si aspetta da noi e che misteriosamente si identifica con l’amore dei poveri. “È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro” scrive Papa Francesco e aggiunge: “La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa” (ibidem). Questo discorso si può fare solo partendo dalla fede e solo allora si può arrivare alla conclusione: “I credenti, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi: i poveri sono sacramento di Cristo, rappresentano la sua persona e rinviano a Lui” (ibidem).
Ma il discorso sui poveri comprende anche altri aspetti e prima di tutto: “La nostra conversione consiste in primo luogo nell’aprire il nostro cuore a riconoscere le molteplici espressioni di povertà e nel manifestare il Regno di Dio mediante uno stile di vita coerente con la fede che professiamo” (ibidem).
Occorre uscire dalla concezione così radicata secondo la quale i poveri sono responsabili della loro condizione e costituiscono un peso intollerabile per il sistema economico mondiale, creando situazioni sempre più indigenti ed escludenti. La piaga della pandemia ha aumentato la povertà a dismisura e purtroppo la cosa continuerà in avvenire. Rimane dunque aperto l’interrogativo: “Come è possibile dare una risposta tangibile ai milioni di poveri che spesso trovano come riscontro solo l’indifferenza quando non il fastidio? Quale via della giustizia è necessario percorrere perché le disuguaglianze sociali possano essere superate e sia restituita la dignità umana così spesso calpestata?” (ibidem).
La maggior parte di noi, anche di noi cristiani, pensa che la colpa della situazione sia dei poveri o frutto destino. Noi sappiamo invece che la radice è l’egoismo di parte dell’umanità. Dobbiamo ammettere, con umiltà, che spesso siamo degli incompetenti: parliamo dei poveri in astratto, ci si ferma alle statistiche, sviluppando così solo una nostra incapacità di fare qualcosa per riparare a quello stato di cose disumano.
Due suggerimenti vengono dal penetrante Messaggio del Papa: è decisivo dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzino le capacità di tutti. È necessario che anche i poveri possano partecipare a trovare soluzioni, a curare la povertà dei “ricchi” con la loro “ricchezza”. Solo se si incontrassero e si conoscessero ricchi e poveri insieme potrebbero giungere ad una progettualità creativa. Inoltre Papa Francesco ricorda l’opportunità di donare, di donare con generosità e con gioia perché “Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9,7) e il Messaggio conclude: “Non si tratta di alleggerire la nostra coscienza facendo qualche elemosina, ma piuttosto di contrastare la cultura dell’indifferenza e dell’ingiustizia con cui ci si pone nei confronti dei poveri”.
Si tratta di intraprendere un cammino di conversione e di riparazione per abbracciare ogni povero, ogni escluso, in un itinerario comune per una rinnovata cura della dignità del povero, da cui passa anche la cura della nostra dignità.

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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