Il Logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Quattro colori richiamano le gradazioni dell’arcobaleno: rosso, arancio, verde e blu. La scelta dei colori non è casuale, così come non lo è il colore dei paramenti sacri nell’arco dell’anno liturgico. Il rosso simboleggia l’amore, la passione e il dono di sé, il sacrificio di Cristo e il Suo amore sconfinato per l’umanità, ma anche il fuoco dello Spirito Santo e la Sua forza che anima i cristiani. L’arancio esprime la gioia, la vitalità e l’entusiasmo, la luce che illumina il cammino di fede. Il verde è universalmente riconosciuto come colore della speranza, della crescita e della rinascita. Il blu infine simboleggia la fede, la pace e la tranquillità, richiama il cielo e la spiritualità e invita alla contemplazione e alla preghiera. Le figure sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità.
Le onde sottostanti sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È da sottolineare la parte inferiore della Croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste.
L’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. La Croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem.
Che il motto del Giubileo 2025 – “Pellegrini di speranza” – possa diventare per il mondo un autentico contenuto da sperimentare. È l’auspicio del Segretario di Stato Pietro Parolin intervenuto alla presentazione del logo ufficiale dell’anno santo. Il Cardinale evidenzia che le vicende di questi anni e dei mesi recenti sembrano obbligare la Chiesa a tenere fisso lo sguardo sulla virtù della speranza, fondamento della vita cristiana insieme alle altre due virtù teologali – la fede e la carità –, che richiama tutti a essere responsabili costruttori di un mondo migliore. E ricorda quanto scritto da Papa Francesco: “Dobbiamo (…) fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto”.
“Siamo ‘Pellegrini di Speranza” perché portiamo con noi le paure del prossimo nel desiderio di condividerle e farle nostre – questo indicano le figure che si stringono tra loro guardando alla Croce come un’ancora di salvezza”.
Il Cantico
ISSN 1974-2339
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