Ai partecipanti riuniti in Senegal, Francesco invia un messaggio a firma di Parolin in cui si ribadisce il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici come primario, universale e basilare per costruire fratellanza. L’invito è a rafforzare la collaborazione tra gli Stati per una gestione sostenibile di un “bene indivisibile”.
Fare dell’acqua un vero simbolo di dialogo
Francesco fa sapere che accompagna con la preghiera i lavori di questo appuntamento internazionale perché “sia un’occasione per lavorare insieme alla realizzazione del diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici per ogni essere umano, e che contribuisca così a fare dell’acqua un vero simbolo di condivisione, di dialogo costruttivo e responsabile a favore di una pace duratura”.
L’acqua è un bene prezioso per la pace
Partendo dal presupposto che “il nostro mondo ha sete di pace”, che è un “bene indivisibile”, l’invito è che si compia ogni sforzo per costruirla, mediante il contributo costante di tutti. Per questo è necessario soddisfare i bisogni essenziali e vitali di ogni essere umano. Il Papa ricorda che la sicurezza dell’acqua oggi è minacciata da inquinamento, conflitti, cambiamento climatico e abuso delle risorse naturali. “L’acqua non può essere considerata semplicemente come un bene privato – scandisce – che genera profitti mercantili e soggetto alle leggi del mercato”.
L’accesso all’acqua e ai servizi igienici è un diritto primario
Il dato che dovrebbe scuotere le coscienze e portare ad azioni concrete da parte dei leader internazionali riguarda la condizione di più di due miliardi di persone prive di accesso all’acqua pulita e/o ai servizi igienici. Francesco riporta l’attenzione sulle conseguenze in particolare per i pazienti nei centri sanitari, per le donne in travaglio, per i prigionieri, i rifugiati e gli sfollati. Citando la Laudato si’, nel messaggio viene ribadito che l’accesso è un “diritto umano primario, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone”; si lega inoltre strettamente questo diritto al “diritto alla vita, che è radicato nella dignità inalienabile della persona umana”.
Appello a servire il bene comune con dignità
Nel testo si legge del “grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile”.
Sotto la lente del Papa ci sono l’inquinamento che minaccia la sicurezza, le armi che hanno rese inutilizzabili le acque, o le hanno prosciugate a causa della cattiva gestione delle foreste. Da qui l’appello a tutti i leader politici ed economici, alle varie amministrazioni, ai direttori di ricerca, del finanziamento, dell’educazione e dello sfruttamento delle risorse naturali, per “servire il bene comune con dignità, determinazione, integrità e in uno spirito di cooperazione”. Si fa riferimento al terzo Incontro mondiale dei Movimenti popolari (2016) e si auspica che venga migliorata la gestione dell’acqua, soprattutto da parte delle comunità: può aiutare a creare una maggiore coesione sociale e solidarietà, ad avviare processi e a costruire relazioni.
Collaborare fraternamente nella gestione dell’acqua
Ancora una volta il Papa torna a evidenziare che l’acqua è un dono di Dio e un patrimonio comune che dovrebbe essere usato universalmente. Invita i Paesi, poiché è un bene in gran parte transfrontaliero, a una più forte collaborazione: “sarebbe un grande passo avanti per la pace”. Il pensiero va al fiume Senegal, al Niger, al Nilo… regioni e situazioni in cui l’acqua richiama alla necessità di fratellanza. Gestire l’acqua in modo sostenibile e con istituzioni efficaci e solidali – conclude – è anche un modo di riconoscere questo dono della creazione che ci è stato affidato perché insieme possiamo averne cura.
Antonella Palermo – Città del Vaticano
Il Cantico
ISSN 1974-2339
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