Un modello innovativo di economia civile e di sostenibilità
Le Comunità energetiche rinnovabili costituiscono un elemento essenziale nel processo di transizione energetica, già in atto, e sono un modello di produzione e consumo di energia sostenibile e di partecipazione attiva aperta a tutti. Questo modello contribuisce al benessere globale, generando benefici di carattere ambientale, economico, e sociale, creando e diffondendo valore per tutta la comunità. Sono, inoltre, un esempio pratico di ecologia integrale, citato anche nell’enciclica Laudato si’, che Papa Francesco ha scritto nel 2015 (LS 179). Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e grande esperto di economia civile e innovazione sociale.
Le Comunità energetiche rinnovabili, secondo lei, possono essere considerate un modello innovativo di economia civile? Se sì, perché? Le Comunità energetiche sono un modello innovativo di economia civile perché affrontano una delle questioni chiave dei nostri tempi, quella dell’emergenza climatica e del riscaldamento globale. Affrontano queste questioni chiave con lo spirito dell’economia civile che ha come focus principale l’attivazione dal basso dei cittadini. Oggi sappiamo che le rinnovabili sono preferibili alle altre fonti di produzione di energia per diversi fattori: salute; emissioni di CO2; costi di produzione; volatilità di prezzo e indipendenza energetica. Il valore aggiunto delle Comunità energetiche in questa direzione, è che rendono i cittadini, prosumer: ovvero protagonisti attivi della comunità stessa.
Come e in quale misura le Comunità energetiche rinnovabili partecipano agli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti a livello globale? Sappiamo che l’emergenza climatica dipende dalla concentrazione di CO2 nell’atmosfera, che crea il cosiddetto effetto serra. Per migliorare l’economia civile in tutta l’Unione Europea, ci siamo dati l’obiettivo di azzerare le emissioni nette entro il 2050 e di ridurle del 55% entro il 2035. Per farlo, la questione chiave dalla quale dipendono tutte le altre è cambiare il modo di produrre e consumare energia.
Dobbiamo assolutamente aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, in quanto producono meno emissioni di tutte le altre. L’Italia è oggi attorno al 16% ma può crescere moltissimo se pensiamo che un paese come la Norvegia è al 60%. Si arriverà a questo traguardo non solo costruendo grandi impianti, ma anche con la diffusione di impianti di produzione condivisa.
L’enciclica di Papa Francesco, Laudato si’, parla anche di Comunità energetiche rinnovabili. Quale è, secondo lei, il collegamento tra il pensiero di Papa Francesco e le Comunità energetiche rinnovabili? Al punto 179 della Laudato si’, Papa Francesco ricorda che “In alcuni luoghi, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rin novabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso.
Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunita rio, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti.”
La forza e la ricchezza della nostra società e il bene comune che è il principio cardine nel pensiero del Papa e dell’economia civile, dipendono dalla nostra capacità di costruire relazioni di cura e solidali. Si fa comunità in modo concreto quando si realizzano progetti nei quali si mettono in comune risorse. L’aspetto di community building delle Comunità energetiche da questo punto di vista è un prezioso valore aggiunto. L’attivazione dal basso dei cittadini è inoltre una risposta alla domanda di senso e soddisfazione di vita che oggi sappiamo, con conferme e riscontri empirici, dipendere dalla nostra capacità di essere generativi, ovvero di contribuire con le nostre azioni quotidiane alla soluzione di problemi globali, migliorando la nostra vita e quella di chi ci circonda. Essere parte della soluzione o del problema è la scelta chiave che siamo chiamati a fare. Scegliere la prima via significa realizzare la nostra vita e renderla ricca di senso.
WeForgreenSharing
Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata