Considerazioni a margine del Messaggio del Papa per la Giornata della Pace 2024, “Intelligenza artificiale e pace”

Don Stefano Culiersi

Domenica 14 gennaio 2024 l’incontro promosso a Bologna dalla Fraternità Francesca-na Frate Jacopa e dalla Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo sul Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2024 “Intelligenza Artificiale e Pace” – che ha avuto come relatrice la Dott.ssa Daniela Tulone, Esperta in Intelligenza Artificiale e Sostenibilità – è stato introdotto da don Stefano Culiersi con la importante riflessione sulla dimensione religiosa con cui si apre il Messaggio del Papa.
Lieti di poterla condividere con i lettori del Cantico, comunichiamo che il forte interesse suscitato nel primo incontro ha richiesto un secondo appuntamento con la Dott.sa Tulone per domenica 4 febbraio alle ore 16 a Bologna presso la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo.

Il Messaggio di Papa Francesco per la 57a Giornata Mondiale della Pace (2024) pone l’attenzione su un particolare strumento tecnologico che va delineandosi e imponendosi a livello mondiale, quello dell’Intelligenza Artificiale. Le sue conseguenze nel bene e nel male sono straordinarie, soprattutto in ordine al mantenimento della pace e alla creazione di conflitti, sociali, economici e bellici.
Come sempre succede, la tecnologia che mette nelle mani dell’uomo la potenza di fare o di potenziare cose altrimenti impensabili, pone anche questioni altissime di responsabilità e di morale. Nel caso poi della Intelligenza Artificiale, la distanza tra coloro che progettano, coloro che usano e gli effetti che nel tempo e nello spazio si delineano, pongono una certa difficoltà a riconoscere le responsabilità di quella tecnologia e portano a minimizzarne la portata etica.
Questo crea una certa diffidenza davanti allo sviluppo tecnologico, che lascia ammirati e insieme spaventa, vagheggiando di possibili ritorni a livelli inferiori di tecnologia.
Papa Francesco, nel suo messaggio, riconosce nell’intelligenza che scopre nuove tecnologie una manifestazione della dignità umana, della ispirazione divina. In questo continua quello che nel magistero aveva già detto nella Laudato sì, quando aveva riconosciuto che è innegabile la bellezza di un aereo, di un grattacielo1.
È giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità, perché «la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana che è un dono di Dio»2.

Se la tecnologia è frutto di una creatività voluta e ispirata da Dio, non stupisce di trovare nel Benedizionale un capitolo dedicato agli strumenti tecnologici. Accanto alla benedizione di locali, dove l’uomo lavora con la tecnologia e alla benedizione di grandi impianti, come centrali elettriche e acquedotti, il capitolo 33 offre la possibilità di un rito di benedizione per «Attrezzi e strumenti di lavoro».
La motivazione che giustifica questa benedizione, nelle sue premesse, è molto preziosa per cogliere il rapporto cristiano con la tecnologia e riconciliarci con le sue espressioni più recenti e più sorprendenti.
Gli strumenti di qualsiasi genere dei quali gli uomini si servono per compiere il loro lavoro possono essere opportunamente benedette; in questo modo coloro che li usano sono resi consapevoli che per mezzo del loro lavoro sono uniti ai fratelli, rendono loro un servizio, esprimono fraterna carità e collaborano nel portare a compimento l’opera della creazione3.

Il Benedizionale qualifica gli strumenti come strumenti di lavoro. Anche nei numeri successivi insiste nel ricordare la presenza degli operai che utilizzano gli strumenti stessi, dal momento che «la celebrazione riguarda non tanto gli strumenti di lavoro quanto piuttosto coloro che ne fanno uso»4.
Ma indipendentemente dalla sensibilità di questo testo della fine degli anni ’80, il discorso sulla tecnologia in generale rimane importante anche oggi.
La benedizione si propone anzitutto un intento educativo verso gli utenti della tecnologia, per ricordare loro la interconnessione che li unisce a tutti in vincoli di fraternità, la chiamata a mettersi al servizio gli uni degli altri, specialmente dei miseri, secondo le esigenze della carità che superano altre considerazioni. Questi riferimenti al ruolo della tecnologia ci parlano anche di un primo risvolto etico, mettendoci in guardia dall’utilizzare la tecnologia per alimentare la divisione della famiglia umana, per asservire gli altri, per smentire la carità.
Questi esiti possibili per egoismo o negligenza, possono essere superati proponendoci il bene comune come orizzonte del nostro agire, chiedendoci: “Quante altre persone hanno beneficio dall’uso della tecnologia che sto facendo? Solo la mia cerchia di familiari e amici, oppure ne godono beneficio anche altri estranei?”
Accanto a queste indicazioni educative, la premessa del Benedizionale ricorda anche che la tecnologia prodotta dall’intelligenza umana ha la possibilità di rispondere ad un’altra importante caratteristica dell’umanità, quella di essere chiamata a «portare a compimento l’opera della creazione».
Secondo il racconto della Genesi, la Creazione è conclusa con la creazione dell’uomo, maschio e femmina, ed è portata a compimento con il riposo5.
Proprio creando l’uomo capace di creatività, Dio ha completato la sua opera creatrice, affidando la terra ai figli dell’uomo6. E quando l’uomo crea, per la vita dei fratelli o per il riposo e il sollievo, egli sta portando a compimento l’opera divina. La Creazione non è finita e la fantasia con cui l’uomo immagina e produce gli strumenti tecnologici che gli servono, è parte integrante dell’azione a cui è chiamato da Dio.
Nel lezionario proposto per la benedizione degli strumenti di lavoro spicca il brano di Es 35,30ss. che anche papa Francesco cita nel messaggio per la pace 20247. È la narrazione di come alcuni artigiani e artisti, ispirati da Dio, abbiano potuto costruire la tenda del convegno, lavorando i materiali (tessuti, legni, metalli) con sapienza e perizia, creando quello che non c’era se non nella mente di Dio, per osare una funzione comunicativa con il divino, impensabile alle forze umane. L’insistenza del testo biblico sulla ispirazione divina riconosce all’uomo la dignità di essere capace di realizzare cose nuove, con arte e bravura, per l’utilità comune, coronando così l’opera della creazione.
C’è bisogno di una riconciliazione con la tecnologia, per quanto rapida e sorprendente possa essere, che ci faccia apprezzare il suo sviluppo come espressione di quella intelligenza umana che Dio ha ispirato e che accompagna il suo cammino, con un progresso innegabile e ammirevole. Senza ingenuità, consapevoli che l’uso distorto può avere conseguenze rovinose e compromettere anche la vita sulla terra, non possiamo demonizzare ogni sviluppo tecnologico.
Anche l’Intelligenza Artificiale, con la sua capacità di calcolo e di previsione, offre importanti possibilità di sviluppo per le quali occorre farci trovare attrezzati spiritualmente e moralmente, capaci di resistere ai suoi rischi in ordine alle limitazioni di scelta, alle minacce per le democrazie, alla promozione di modelli razzisti e violenti, alla creazione di conflitti.
Anche la lusinga di rendere l’uomo illimitato, perché arricchito e potenziato dalla tecnologia, è una tentazione diabolica che porta l’uomo a perdersi.
Per non essere dominato dalla sua tecnologia e continuare a servirsene per il bene, deve rimanere consapevole della sua condizione creaturale, alla quale è preclusa l’onnipotenza e l’onniscienza.
Questo deve farci riflettere su un aspetto tanto spesso trascurato nella mentalità attuale, tecnocratica ed efficientista, quanto decisivo per lo sviluppo personale e sociale: il “senso del limite”. L’essere umano, infatti, mortale per definizione, pensando di travalicare ogni limite in virtù della tecnica, rischia, nell’ossessione di voler controllare tutto, di perdere il controllo su sé stesso; nella ricerca di una libertà assoluta, di cadere nella spirale di una dittatura tecnologica. Riconoscere e accettare il proprio limite di creatura è per l’uomo condizione indispensabile per conseguire, o meglio, accogliere in dono la pienezza .
Padre santo, che affidi al lavoro dell’uomo le energie della natura, donaci forza e salute, perché nella nostra quotidiana fatica cooperiamo alla tua creazione e diventiamo artefici di giustizia e di pace, a gloria del tuo nome. Per Cristo nostro Signore. Amen .

Don Stefano Culiersi
Liturgia e Storia della Teologia,
Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesi di Bologna

1 LS 103.
2 LS 102. La citazione conclusiva è di GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai rappresentanti della scienza, della cultura e degli alti studi nell’Università delle Nazioni Unite, Hiroshima, 25 febbraio 1981.
3 Benedizionale, 1032 (Ed. italiana, p. 424).
4 Benedizionale, 1033 (Ed. italiana, p. 424).
5 «Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto» (Gen 2,1-2).
6 Cfr. Sal 114(115), 15-16.
7 FRANCESCO, Intelligenza artificiale e pace. Messaggio per la 57a giornata mondiale della pace, 1.

Il Cantico 
ISSN 1974-2339
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