Presentazione del libro di S.E. Mons. Mario Toso
Roma, Camera dei deputati, 6 luglio 2017

img108Promosso da Argomenti 2000 e dalla rivista “La Società”, si è svolto presso la Camera dei deputati (Sala Salvadori) l’evento di presentazione del libro “La nonviolenza stile di una nuova politica per la pace”, moderato dall’On. Ernesto Preziosi, con la partecipazione di Claudio Gentili (Direttore “La Società”), Pierpaolo Ianni (Dottore di ricerca in Istituzioni e politiche), Francesco Occhetta (Civiltà Cattolica) e dell’Autore Mario Toso.
Nell’introduzione l’On. Preziosi ha messo in luce l’attualità del saggio uscito alla vigilia del D-day dedicato al disarmo nucleare e nel contesto di una politica che fatica a guardare l’orizzonte e a ritrovare le coordinate di approdo.Mons. Toso – ha proseguito – centra l’obiettivo sulla nonviolenza a servizio della rigenerazione della politica, poggiando sul costante riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa e sottolineando come riguardi il laico svuotare la violenza depotenziandola dall’interno nei vari ambiti di vita per perseguire il progetto di una società più fraterna, giusta e pacifica.
L’intervento del Prof. Claudio Gentili – dopo aver rilevato l’importanza che il libro venga letto dai politici in un paese dove spesso si associa la politica ai toni violenti, rischiando di trasformare la politica in antipolitica – ha evidenziato come il saggio di Toso ci spinga ad occuparci della pedagogia della pace.
“La violenza nasce se tu non consideri più gli altri come persona, ma come una cosa, uno scarto. La violenza è la cartina di tornasole della rinuncia al rispetto della dignità dell’altro”, il che implica per la politica paralizzarne la missione: la realizzazione del bene comune. La famiglia è il luogo dove si scopre il prendersi cura dell’altro e dove – ha aggiunto Gentili – si scoprono i quattro principi della Dottrina Sociale: solidarietà (perché si è vicini e fratelli), sussidiarietà (perché si è serviti e si serve), bene comune (perché ci si occupa di chi sta intorno); principio personalista (perché ogni persona nella famiglia è un tesoro straordinario).
Il libro diMons. Toso rimanda al cuore dello splendido messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2017 di Papa Francesco, unico leader a non aver esitato di parlare di “terza guerramondiale a pezzi”, insistendo sul fatto che “nessuna religione è terrorista”, anzi la violenza è sempre una profanazione del trascendente perché profana il sacro che c’è in ogni persona e profana il nome di Dio. Non esiste la guerra santa, esiste la pace santa. La nonviolenza è la cura di unmondo frantumato che ha perso l’anima.
“Come non ricordare – ha proseguito Gentili – che tra le pagine più belle della storia politica dei cattolici vi sono quelle del tempo del non expedit, dove sono state promosse reti di cooperazione sociale, iniziative amministrative e mutualistiche che hanno dato all’Italia il volto di un paese accogliente, solidale? Un volto da recuperare, smettendola di parlare di corpi intermedi come il male di questa società, riscoprendo il sociale”.
Mons. Toso è abilissimo ad aiutarci a comprendere questioni complesse. Lo fa attraverso la disamina delle violenze e ingiustizie strutturali, istituzionali, sottolineando come la violenza riceva dalla globalizzazione una forma di enfatizzazione; lo fa evidenziando la violenza di una economia che uccide, crea povertà, smantella diritti e stato sociale, ma lo fa anche affrontando il tema dell’urgenza del disarmo nucleare e soprattutto ponendo una riflessione di più ampio respiro attraverso Evangelii Gaudium, una sorta di messaggio rivolto alla sensibilità della nostra realtà politica – ha concluso Gentili – convinto che, a partire da una apertura alla trascendenza, potremmo avere una nuova mentalità politica, una politica che aiuti a superare la dicotomia dell’economia e del bene comune sociale.
Il Dott. Pierpaolo Ianni ha sottolineato a sua volta l’interesse di questo saggio su un tema tanto attuale, nonviolenza e pace; “un testo che si presta molto ad essere diffuso soprattutto tra i giovani, perché ripercorre alcuni passaggi fondamentali del nostro essere cristiani, spesso considerati assodati, mentre vanno riproposti in modo chiaro e con quella ispirazione profonda che è presente in tutte le pagine di Mons. Toso. E questo saggio ha il merito di far vedere la strada anche attraverso figure di testimoni quali S. Francesco, richiamandoci così al fatto che anche oggi è possibile assumere la sfida della nonviolenza, del disarmo, del dialogo e lavorare per la pace lavorando per la giustizia sociale (cf articolo Pierpaolo Ianni nelle pagine a seguire).
“Il libro contestualizza in maniera chiara il tema”, così ha aperto il suo intervento Francesco Occhetta. Inizia con un fondamento per una teologia della pace: sul crinale violenza e nonviolenza fa riflettere sulla dimensione della pacificazione come processo, punto di approdo anche della Dottrina Sociale su questo tema. La Chiesa ha dovuto pensare alla natura della guerra e ha studiato le condizioni della guerra in una guerra tra eserciti, ma dopo la caduta del muro di Berlino le situazioni della belligeranza portano non tanto a parlare di guerra quanto a chiamare conflitti quelle dimensioni che possono scadere nella trappola del credo religioso. Si evolve la natura della guerra, nello stesso tempo cresce silenziosamente la coscienza della pace. img110
“Come la testimonianza della Chiesa può far diventare politici i suoi argomenti di pace?” è stata la domanda guida di Occhetta. Il libro di Toso ci aiuta innanzitutto perché non è un libro ingenuo, è un libro incarnato nella storia. Nella parte centrale Toso chiaramente ci dice che l’approccio ideale per affermare la nonviolenza per noi si fonda sull’appartenenza a Cristo.
E la testimonianza politica che noi diamo come cristiani è il valore della comunità. Abbiamo bisogno di far rivivere piccole comunità che fecondino la nonviolenza e preparino attivisti per poter dare una risposta organica. Assieme a questo è fondamentale la coltivazione della giustizia: “fare verità ai popoli sui tradimenti disinnesca la violenza”. Mons. Toso con il capitolo su Madre Teresa mette in evidenza un vero e proprio programma politico perché i verbi del buon samaritano dicono come passare dalla violenza alla nonviolenza attraverso un cammino: lo vide, si mosse, si avvicinò, scese, curò, portò, pagò, lo affidò e al ritorno “salderò”. A questo si aggiunge lo svuotare la violenza dall’interno, avendo cura di muoversi nelle aree che alimentano germi di violenza per detronizzarla.
P. Occhetta ha poi proposto alcuni tratti del percorso del Magistero sotteso a tutto il saggio. Alla fine del 900 Pio IX scommise sulla dimensione culturale fondando un Centro di diritto internazionale per gli arbitrati internazionali con i protestanti, dove affermò la necessità di un governo sovranazionale per regolare la vita anche della guerra e della pace. Da qui e con Leone XIII l’acquisizione di un ruolo sociale e politico dove la Chiesa si fa riconoscere come “voce”.
Da qui la Chiesa ha potuto dire cose interessantissime fino ad arrivare a Benedetto XV con la dichiarazione della guerra come “inutile strage”, al tenere alta la memoria del genocidio degli armeni e al messaggio del 1942 di Pio XII con la richiesta esplicita di un ordine internazionale. Per arrivare poi a Giovanni XXIII col richiamo a creare un’etica civile che ricerchi la pace, che non sia né religiosa, né antireligiosa, ma laica, dove allearci con tutte le persone di buona volontà.
E Giovanni Paolo II che col dialogo tra le religioni in Assisi ha stemperato il detonatore della guerra e ha permesso alla Chiesa di arrivare ad insegnare la mediazione pacifica e la riconciliazione sociale e ad indicare categorie per poter ridurre le guerre. “Ma il passaggio fondamentale per noi – ha ricordato Occhetta – è quello con Paolo VI della ‘pace nel cuore’.
Il libro di Toso parla di una moneta che è quella della pace e della moneta della violenza. La moneta della pace richiede un governo di sé, un dominio del cuore. Se non c’è la pace del cuore, non ci può essere l’accoglienza del dono della pace di Dio a cui gli uomini possono aderire.
Viene in evidenza “quale grande lavoro dobbiamo fare innanzitutto nella comunità cristiana per rendere politico questo modo di vivere”. Dal libro di Toso in poi dobbiamo iniziare a parlare del valore della giustizia, una giustizia chiamata ad essere “riparativa” – ha concluso Occhetta – facendo memoria dell’incontro di S. Francesco col lupo, dal quale siamo chiamati a ricavare il cammino di presa di coscienza che Francesco fa fare al lupo e agli abitanti, il che rimanda nel nostro contesto politico sociale a capire perché l’uomo è così violento, a capire cosa sta dietro a questa realtà.
A conclusione l’Autore, il Vescovo Toso, ha richiamato in modo energico alla coerenza. Ringraziando per i significativi, importanti contributi, ha inteso precisare come il libro si prefigga di essere una specie di grammatica volta a ben utilizzare il forte Messaggio per la Giornata della Pace 2017. Ha poi ripreso alcuni elementi alla luce della sua esperienza pastorale e della sua multiforme competenza in materia.
Dobbiamo crescere nel desiderio di un nuovo pensiero, ovvero praticare la riflessione. Nella nostra società questo fatto è scoraggiato e dobbiamo aiutare i giovani a riflettere. Dobbiamo impegnarci e questo testo può essere un aiuto per costruire coscienze critiche, compito ineludibile e urgente della comunità cristiana.
∙ Il testo cerca di far capire come le esigenze evangeliche devono essere tradotte nella vita, nella educazione, nelle varie dimensioni personali, sociali, pubbliche. Tutto questo deve avvenire con un sano realismo, che implica quell’ “ottimismo tragico ed eroico” di cui parla Maritain, cioè la realizzazione della nonviolenza come viene proposta da Papa Francesco.
∙ Occorre alimentare la capacità di un nuovo progetto socio-culturale per giungere a coagulare nuovi movimenti sociali; alimentare delle esperienze significative dove si sperimenti un nuovo tipo di vita per partorire democrazie inclusive, partecipative, solidali. Se desideriamo realmente possa esserci una nuova democrazia, bisogna che ci rimbocchiamo le maniche per generare questa vita nuova nelle nostre comunità, sia ecclesiali, sia civili.
img117 copiaL’autore ha poi ripreso un punto emerso dai vari relatori: l’importanza di riscoprire l’art. 11 della Costituzione, con tutto ciò che questo comporterebbe per l’Italia di adesione coerente al trattato in approvazione all’ONU sul disarmo nucleare.
La Chiesa in passato accanto alle sue cattedrali faceva costruire delle università, fucine di un nuovo pensiero e di una nuova cultura. Oggi accanto alle cattedrali e alle nostre comunità cosa fiorisce? “Vi invito a porvi questa domanda” ha concluso Mons. Toso.
Con l’augurio che la Dottrina Sociale della Chiesa possa essere tradotta in linguaggio politico, questa è stata l’adeguata conclusione di un intenso, interessante pomeriggio di riflessione che, avvenuto nel contesto più proprio alle finalità del saggio presentato, ha interpellato i presenti a raccogliere le sfide del rapporto politica e pace e ha donato a tutti la possibilità di assaporare la ricchezza e la fecondità del messaggio che il libro di Mons. Toso ci consegna.

A cura di Argia Passoni

DALL’INTRODUZIONE
DELL’ON. ERNESTO PREZIOSI

Ritengo vada sottolineato il fatto che il saggio di Toso sia in uscita alla vigilia del D-Day dedicato al disarmo nucleare, nel quale cioè ci si propone, presso l’ONU, di pronunciarsi sul bando degli ordigni atomici, ed abbia un ampio paragrafo dedicato al disarmo nucleare con una discreta sintesi della DSC in proposito.
È motivo di attualità e di importanza allo stesso tempo. In un periodo in cui assistiamo a molti ritorni indietro: vi erano Paesi in via di sviluppo cinquant’anni fa che sono ancora oggi… per strada; vi era il disarmo atomico che poneva, con la deterrenza i Paesi in condizione di fermare l’escalation degli armamenti; quella sosta ha lasciato comunque, dispersi nel Mondo depositi nucleari che con la dissoluzione degli Stati, finiscono per trovare le strade di un mercato scellerato e portatore di morte.
Così come assistiamo ad un ritorno indietro con quanto sta accadendo in Korea del Nord, con una minaccia nucleare esibita inutilmente, mentre nel mondo sono un numero elevato, ben oltre l’immaginabile i focolai di guerra, di cui non si parla.
Bene fa Mons. Toso ad affrontare il tema della violenza nella sua intierezza, descrivendone la natura, la fenomenologia, elencando le forme principali e le forme nuove di violenza, ponendoci infine di fronte alla nonviolenza come categoria rileggibile anche nell’Antico Testamento senza dare per scontato una frattura tra vecchio e nuovo.
In coerenza con i suoi studi sulla democrazia, sulla politica, Toso centra l’obiettivo sull’esperienza della nonviolenza a servizio della rigenerazione della politica: si capisce e noi lo sappiamo bene che gli sta a cuore una politica che si rigenera, che è capace di rimuovere le cause della violenza non meno quello che può fare la denuncia dei testimoni e la loro esemplarità (cita in proposito Madre Teresa).
Possiamo fare i conti con il Concilio che con decisione ha affermato: «noi non possiamo non lodare coloro che, rinunciando alla violenza nella rivendicazione dei loro diritti, ricorrono a quei mezzi di difesa che sono, del resto, alla portata dei più deboli, purché ciò si possa fare senza pregiudizio dei diritti e dei doveri degli altri o della comunità». Vi è poi il magistero di papa Francesco, in linea con quello dei suoi predecessori.
E vi è la possibilità che riguarda il laico: svuotare la violenza dall’interno. Come ci ricorda Mons. Toso «tutti i credenti, ma in modo particolare i laici impegnati nell’animazione cristiana della realtà temporali, hanno il grande ed importante compito di svuotare la violenza dal suo “interno” a vari livelli: psicologico-personale; etico e culturale, economico; sociale e politico; internazionale e sovranazionale, perseguendo il “progetto” di una società più fraterna, giusta e pacifica, ossia più rispettosa della dignità di ogni persona».