Lembo (CICMA): “Siamo tutti fatti di acqua e senza acqua non c’è vita, difendere l’acqua come diritto umano è una sfida di civiltà. L’invito è quindi a diventare difensori civici. Appelli a difesa del diritto umano all’acqua e di monitoraggio sulla concretizzazione del diritto all’acqua in Italia al Ministro degli Esteri Gentiloni, al Sottosegretario Della Vedova, ai funzionari dei Ministeri ed Istituzioni, al Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti umani, al Governo”.

giornata acquaSi è svolta a Roma il 5 Aprile 2016 al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione la giornata di approfondimento – “La Nuova Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile 2030 e il dibattito verso un diritto umano all’Acqua” – organizzata dal Comitato Interministeriale per i Diritti Umani del ministero degli Esteri e della Cooperazione e dal Comitato italiano per il Contrattomondiale sull’acqua (Cicma).
Il Presidente del Cicma Rosario Lembo ha ricordato che “a 6 anni dalle due risoluzioni, quella ONU del luglio 2010 e quella del Consiglio dei Diritti Umani, nonostante il diritto all’acqua e ai servizi igienici sia stato riconosciuto come un diritto “universale, inalienabile, autonomo e specifico, presupposto per tutti gli altri diritti”, nessun Paese, neanche i 40 Stati che hanno introdotto nelle costituzioni o legislazioni il diritto all’acqua, hanno adottato strumenti e modalità per garantire ai cittadini un minimo vitale di acqua di buona qualità.
In contrasto con le obbligazioni assunte approvando la risoluzione, l’atteggiamento adottato nel corso della definizione della Agenda 2030 è stato quello di eliminare ogni riferimento al diritto umano all’acqua e di sostenere l’approccio, sollecitato dalle imprese private, di dare valore economico all’acqua e quindi di derubricare il diritto umano all’acqua in diritto “economico e sociale”. La modalità per garantire l’accesso universale (non il diritto) all’acqua è un prezzo di mercato accessibile e un modello di gestione “economicamente” sostenibile.
Se dovesse prevalere questa nuova visione di trasformazione del diritto umano all’acqua, cioè del diritto alla vita di ogni essere vivente, in un “diritto di accesso attraverso un prezzo di mercato”, quindi affidato al poter di acquisto di ciascuno, i poveri non avrebbero mai accesso all’acqua.
Saremmo inoltre in presenza della scomparsa dei diritti umani, cioè l’annullamento della Dichiarazione fondamentale dei diritti umani e dei diritti costituzionali, cioè delle regole sui cui si è fondata finora la pacifica convivenza fra cittadini e popoli. Il diritto umano all’acqua cessa di essere garantito dallo Stato, attraverso la fiscalità generale e dalla Comunità internazionale attraverso la cooperazione e viene affidato al mercato ed alle imprese che gestiscono i servizi idrici o i servizi di pubblica utilità.
Scompare quindi il diritto all’acqua del cittadino che si vede riconosciuto solo quello di “consumatore” o “utente” attraverso le Carte dei servizi accessibili attraverso un prezzo equo. E’ per contrastare queste criticità che è necessario proteggere e salvaguardare il riconoscimento del diritto umano all’acqua attraverso l’adozione di uno strumento di diritto internazionale che sia cogente, che traduca in norme vincolanti come garantire il diritto ad un minimo vitale di acqua potabile, sottraendo la interpretazione alla volontarietà degli Stati, uno strumento che renda effettiva e praticabile a chiunque la giustiziabilità della violazione subita dallo Stato e dai privati, che introduca il meccanismo di solidarietà internazionale, attraverso un Fondo per sostenere quegli Stati che non hanno le risorse per garantire l’accesso all’acqua.
Lo strumento di diritto internazionale più appropriato per garantire il diritto umano all’acqua è stato identificato, grazie al supporto del Prof. Scovazzi e di altri colleghi del Dipartimento di Scienze giuridiche della Università Bicocca di Milano, in un Secondo Protocollo opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Economici. Sociali e culturali (PIDESC) specifico sul diritto umano all’acqua e ai servizi igienici. Per esercitare una pressione sugli Stati e per creare un consenso a sostegno della adozione di un Protocollo Internazionale è stata lanciata una Campagna internazionale di Mobilitazione della società civile “WaterHumanRinghtTreaty”.
Il presidente del Cicma Rosario Lembo ha poi rivolto tre appelli. Il primo rivolto al Ministro degli esteri Gentiloni, al Sottosegretario Della Vedova e ai funzionari dei Ministeri ed Istituzioni che hanno presso parte alla giornata affinchè l’Italia – che ha già ratificato il 1° Protocollo Opzionale – sia il primo Paese promotore della proposta verificando preso gli altri Stati presenti nel Consiglio dei Diritti Umani, la fattibilità dell’avvio di un negoziato. Un secondo appello è stato rivolto al Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti umani perché, in funzione anche dei rapporti che l’Italia dovrà presentare, continui a svolgere il ruolo di promozione e stimolo sul Governo, sul Parlamento e sulle Istituzioni, a difesa del diritto umano all’acqua e di monitoraggio sulla concretizzazione del diritto all’acqua in Italia e attraverso le attività di cooperazione italiana, organizzando un appuntamento annuale di approfondimento, magari in occasione della Giornata mondiale sull’acqua. Infine un ultimo appello rivolto ai presenti ai lavori, come cittadini, “Siamo tutti fatti di acqua e senza acqua non c’è vita, difendere l’acqua come diritto umano è una sfida di civiltà”.
L’invito è quindi a diventare difensori civici del diritto all’acqua, ad aderire come sostenitori alla Campagna internazionale di mobilizzazione della società civile “Waterhumanrighttreaty” attraverso il sito del Comitato (www.contrattoacqua.it) o quello della Campagna (www.waterhumanrighttreaty. org). campagna acqua
Obiettivo dell’incontro – coordinato dal Min. Plen. Gianludovico De Martino – è stato l’approfondimento degli approcci di ”accesso universale all’acqua come diritto umano” alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile Agenda-2030 a partire dalla visione delle istituzioni sovranazionali (Nazioni Unite, Europa, Vaticano) per poi passare alle esperienze in atto a livello di legislazioni nazionali e identificare il contributo che l’Italia può dare nella implementazione del diritto umano all’acqua, in un contesto mondiale in cui ancor oggi: 663 milioni di persone non hanno accesso a fonti di acqua potabile; 2,5 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici di base; nel 2030 i rifugiati climatici causati dal mancato accesso ad acqua e cibo, raggiungeranno i 250 milioni di persone.
Hanno partecipato ai lavori parlamentari italiani ed europei, giuristi di diritto internazionale delle Università di Trento, Napoli e Milano, specialisti del settore, rappresentanti delle ONG e la presidenza del Cicma. I lavori sono stati introdotti dal Sottosegretario agli Esteri, Benedetto della Vedova, che ha sottolineato l’importanza dell’accesso universale alle risorse idriche come condizione per assicurare altri diritti umani inalienabili, tra cui quello all’educazione, al lavoro e alla salute; si sono poi articolati in quattro sessioni: il dibattito sul diritto all’acqua nel contesto internazionale; l’acqua nelle legislazioni nazionali; l’esperienza italiana; verso il diritto umano all’acqua: proposte a confronto.
Dopo un inquadramento del diritto all’acqua nel quadro internazionale del diritto a cura del dr. Turrini della Università di Trento che ha segnalato l’assenza di implementazioni concrete della risoluzione dell’ONU e le forti perplessità sulla attendibilità delle stime della Banca Mondiale rispetto alla riduzione del numero delle persone che oggi non hanno accesso all’acqua, Lynn Boylan, Europarlamentare, membro della Commissione Ambiente, ha riferito sulle carenze operative dell’Unione Europea e ricordato la grande mobilitazione di base dei cittadini europei che, con la campagna “Right2Water”, hanno sollecitato la Commissione ad adottare un provvedimento per il riconoscimento del diritto umano all’acqua, ha illustrato il rapporto, approvato a settembre del 2015, ed ha poi annunciato per il prossimo giugno che alcuni gruppi Parlamentari stanno organizzando una conferenza per sollecitare la Commissione ad affrontare la richiesta di un riconoscimento dell’acqua come diritto umano.
Il dr. Tebaldo Vinciguerra a nome del Cardinal Turkson, Presidente del Pontificio Consilio Giustizia e Pace, ha richiamato l’appello del capitolo II della Enciclica “Laudato SI” di Papa Francesco: “L’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani”. “Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità”. Il Relatore ha ricordato che i diritti umani per la dottrina della Chiesa sono una obbligazione etica e morale prima ancora che giuridica.
Il Prof. Luigi Ferrajoli, già Ordinario di Filosofia del Diritto, citando Adam Smith: “Le cose che hanno il più grande valore d’uso hanno frequentemente poco o nessun valore di scambio; e al contrario quelle che hanno il più gran valore di scambio hanno frequentemente poco o nessun valore d’uso,” ha introdotto la riflessione sulla concezione prevalente dell’acqua. Nessun bene è più utile dell’acqua, ma difficilmente l’acqua ha un valore di scambio che consenta di acquistare un altro bene. Un diamante al contrario non ha valore d’uso, ma un grandissimo valore economico di scambio.
acqua 2I beni con un grande valore d’uso, come l’acqua, non possono appartenere alla logica del mercato e invece siamo di fronte da un lato alla distruzione e riduzione dell’acqua, attraverso i processi di inquinamento e di appropriazione, dall’altro si affermano sempre di più i processi della sua trasformazione in merce e quindi della privatizzazione della gestione.
Nella successiva sessione, introdotta dal Min. Plen. De Chiara che ha sottolineato le difficoltà incontrate per far sottoscrivere l’Agenda 2030, ai 197 Paesi, si è partiti con la presentazione della gestione delle risorse idriche in Italia e le criticità a livello di adempimenti comunitari, a cura della dr.ssa Checcucci (Direzione Protezione acque del Ministero dell’Ambiente) per poi affrontare la situazione a livello di usi agricoli ed infine approfondire l’approccio della cooperazione italiana.
Martino Melli, esperto Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo, ha parlato delle Buone pratiche nella Cooperazione allo Sviluppo e il Dr. Azzone dello CIHEAM-IAM, ha presentato le “Linee Guida di cooperazione per la gestione delle risorse idriche” di cui si è dotata la cooperazione italiana finalizzate a rafforzare le capacità gestionali delle comunità locali e la salvaguardia delle risorse idriche.
Nella quarta sessione si è affrontato l’approccio e le modalità con cui implementare il riconoscimento del diritto umano all’acqua.

Gli interventi dei relatori sono visionabili su http://bit.ly/1McYXIC.
Per informazione Rosario Lembo (CICMA)
segreteria@ contrattoacqua.it (327.4293815)