L’Agenzia Ue per l’ambiente: gli eventi estremi si moltiplicheranno fino ad avere “condizioni meteo pericolose per la salute umana”.
La richiesta: piani di adattamento climatici, interventi per moltiplicare spazi verdi e blu contro le isole di calore, ammodernamento del sistema agricolo, ripensamento del tipo di colture e dei metodi di irrigazione.

Mappe e grafici interattivi, con informazioni su ondate di calore, inondazioni, siccità, incendi e aumento di malattie correlate con il cambiamento climatico e gli eventi meteo estremi. A riunirle, in una nuova pubblicazione web, è l’Agenzia europea dell’Ambiente, con l’obiettivo di far comprendere ai decisori politici e all’opinione pubblica ciò che è ormai chiaro da tempo agli scienziati di tutto il mondo: la crisi climatica è una realtà consolidata e i suoi effetti si fanno ampiamente sentire. Anno dopo anno, stagione dopo stagione. I dati elaborati dall’organismo Ue partono da una previsione per l’estate, ma permettono di avere una fotografia della situazione che potrebbe ormai rappresentare la “nuova normalità”.

Ondate di calore. Più lunghe, più pericolose
Sul fronte delle ondate di calore, in particolare nell’Europa meridionale, potrebbero esserci più di 60 giorni estivi con condizioni meteo pericolose per la salute umana. Numeri in crescita, ma anche episodi più lunghi e più pericolosi. Probabile quindi un numero maggiore di decessi, ricoveri ospedalieri in aumento (soprattutto tra anziani e soggetti deboli). L’agenzia Ue calcola che già oggi sono quasi 160mila i decessi causati da questi episodi estremi.

Alluvioni, i costi aumentano del 2% all’anno
L’altra faccia della medaglia sono invece le inondazioni e le alluvioni. Connesse sia con temporali di calore sia con condizioni meteorologiche mutate rispetto ai decenni precedenti, non solo in estate.
Le immagini recenti dell’Emilia Romagna dimostrano che tali fenomeni interessano (e interesseranno) anche le nostre latitudini. Ma in questo caso – sostengono i dati Ue – le aree a maggiore incidenza di inondazioni saranno quelle dell’Europa nord-occidentale e centrale. Il pericolo per l’uomo è concreto, soprattutto a causa dell’urbanizzazione selvaggia nelle pianure alluvionali e nelle aree che, per loro natura, sono più soggette a subire questo tipo di eventi atmosferici. I costi (in termini di vite umane ma anche economici) non sono però solo un rischio futuro: tra il 1980 e il 2021 i danni dovuti alle inondazioni ammontano a quasi 258 miliardi di euro e aumentano in media ogni anno di oltre il 2%.

La siccità ha già colpito la metà della Ue
Il fenomeno, a occhi distratti e impreparati, può apparire come un problema prettamente estivo e legato con le ondate di calore. Ma in realtà gli eventi siccitosi sono ormai distribuiti lungo tutto l’anno. Non c’è latitudine nel Vecchio continente che sia risparmiata dal problema. Dal 2018, infatti oltre il 50% del suolo europeo è stato colpito da condizioni di siccità estrema.
La conseguenza principale, sul fronte agricolo, è una diminuzione sostanziale dei raccolti di colture come mais, soia, olio d’oliva. Le condizioni avute nell’inverno scorso, particolarmente secco e temperato, non fanno ben sperare per l’estate 2023: la congiuntura meteorologica ha infatti comportato un manto nevoso decisamente inferiore alla media e ha ridotto il tasso di umidità del suolo, le portate dei fiumi e l’accumulo di acqua nei bacini idrici nella maggior parte della Ue.
“Le proiezioni climatiche a lungo termine – sottolinea EEA – indicano che l’Europea meridionale e centrale diventeranno ancora più secche e calde nel corso del XXI secolo.
Le conseguenze per il settore agricolo saranno devastanti. Le perdite economiche totali, previste in tutti i settori economici a causa dell’aumento della siccità, cresceranno entro fine secolo dagli attuali 9 miliardi di euro fino a 25 miliardi. E ciò avverrà se manterremo il riscaldamento globale entro 1,5 °C (ovvero l’obiettivo massimo contenuto negli Accordi di Parigi. Se invece il riscaldamento dovesse salire a 2°C i costi saranno di 31 miliardi di euro. E cresceranno a 45 miliardi se la temperatura media dovesse salire di 3°C).

Incendi, nel 2022 bruciati 5mila km2
La diminuzione di umidità del suolo e l’inaridimento delle aree boschive ha come conseguenza l’aumento degli incendi. La maggior parte di essi è provocata dall’attività umana. Ma intensità e impatto sono strettamente connessi con la situazione meteo (presenza di periodi secchi, caldi e con forti venti). Gli incendi boschivi colpiscono in gran parte l’Europa meridionale, ma sempre più anche l’Europa centrale e persino settentrionale.
Dal 1980, 712 persone hanno perso la vita a causa dell’impatto diretto degli incendi. Nel 2022 l’area bruciata nei mesi estivi è stata di oltre 5.000 km2 (il doppio della superficie del Lussemburgo) e gli incendi hanno interessato anche un numero record di siti protetti Natura2000.
Nello scenario del cambiamento climatico ad alte emissioni, il sud dell’Europa, in particolare la penisola iberica, sperimenterà un marcato aumento del numero di giorni con un elevato pericolo di incendio. Ciò porterà a 15 milioni di persone il numero di abitanti esposti a livelli di pericolo incendio da alto a estremo per almeno 10 giorni all’anno.

Crescono le malattie sensibili al clima
Tutti gli eventi meteo ricordati hanno poi un’altra indiretta conseguenza sulla salute umana: favoriscono l’aumento delle specie già presenti in Europa portatrici di malattie (pensiamo alle zecche che diffondono l’encefalite o la borreliosi) e anche altre specie invasive (la zanzara tigre può diffondere la febbre dengue). Gran parte dell’Europa potrebbe diventare habitat ideale per la zanzara tigre entro fine secolo. Al tempo stesso potrebbe riemergere nel continente anche la malaria, a causa della diffusione della zanzara Anopheles.
Inoltre, l’aumento di precipitazioni intense e allagamenti con conseguente ristagno di acqua aumenta il numero di habitat per gli insetti e lo sviluppo dei parassiti.

Le azioni urgenti di adattamento
Lo scenario porta l’Agenzia europea a sottolineare l’esigenza di “collegare le politiche di adattamento con le politiche settoriali, ad esempio in materia di salute”. La maggior parte delle politiche nazionali di adattamento e delle strategie sanitarie riconoscono gli impatti del calore sui sistemi cardiovascolare e respiratorio. Ma meno della metà copre gli impatti diretti del calore come la disidratazione o il colpo di calore. “Vi è un urgente bisogno – scrive l’EEA – di potenziare l’attuazione di misure di adattamento come i piani d’azione calore-salute, l’aumento del numero di spazi verdi e blu (alberi e acqua) nelle città che possono abbassare le temperature e ridurre il rischio di inondazioni, o la sorveglianza e la prevenzione anticipata con avvertenze per le malattie infettive sensibili al clima”.
Altrettanto urgente è l’adattamento in agricoltura: “le aziende agricole possono limitare gli impatti negativi del rischio di temperature e siccità adattando le varietà delle colture, modificando le date di semina e modificando i modelli di irrigazione.
Senza un ulteriore adattamento, si prevede che i raccolti e i redditi agricoli diminuiranno in futuro”.

Emanuele Isonio

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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