poverta-santa-chiaraLA POVERTÀ: CONSEGUENZA DI UN INCONTRO NUZIALE
Chiara è la pianticella di Francesco. Non troviamo tante differenze nel vivere e pensare la povertà tra Chiara e Francesco. Anzi Chiara si sente di essere custode di quello che Francesco aveva intuito e vissuto. Entrambi fanno in fondo la stessa esperienza di povertà. Ma cerchiamo di comprendere meglio questa esperienza “con cuore di donna”. Forse noi donne siamo più povere, perché abbiamo meno sicurezze e sicuramente Chiara ne aveva meno di Francesco, essendo una donna. L’incontro con il Cristo, come Francesco e forse anche più di Francesco, Chiara lo vive in termini di sponsalità. Nell’assoluto di Dio, la povertà si colora di sponsalità, la povertà diventa occasione per unirsi sempre di più e fidarsi sempre di più dello Sposo celeste. Chiara faceva parte di una famiglia ‘bene’, aveva davanti una vita nella società ricca, agiata, ma Chiara sceglie, anzi si sente scelta, da un altro Sposo e sposa la vita di questo Sposo. Nelle Costituzioni antiche del mio Istituto (Suore Terziarie Francescane della Beata Angelina), c’è una frase che ritorna spesso anche nei testi legislativi successivi, una delle frasi che sintetizzano il carisma “Si ricordino, di avere abbracciato Cristo povero e nudo in croce”. Possiamo dire che per Francesco, ma soprattutto per Chiara, la povertà è conseguenza di un incontro nuziale che le ha riempito la vita. Pare assurdo, ma è così. Non possiamo diventare poveri se non abbiamo scoperto una qualche ricchezza. Chiara e Francesco scelgono la povertà perché hanno scoperto la ricchezza del Cristo. Quando ci si riempie troppo di cose, dunque non si vive una povertà esteriore, in realtà è per compensare una povertà interiore. Le due cose sono collegate. Il bisogno primario della persona, il bisogno fondamentale è quello dell’amore; chi ci riempie veramente il cuore è proprio la vita affettiva, l’amore, non le cose. Ma in mancanza di amore si compensa il bisogno con le cose materiali. Chi dà senso alla nostra esistenza, chi la rende ricca è proprio l’amore, ma quando questo non c’è, il nostro cuore è vuoto, la nostra vita non ha senso. Allora le cose acquistano un valore esagerato e per colmare il vuoto, la solitudine che ci portiamo nel cuore, ci riempiamo di oggetti. Se vuoi che una persona diventi povera, falla ricca di esperienza di vita, di amore, e vedrai che non avrà bisogno di riempirsi la casa di oggetti, di circondarsi di tante cose. Viviamo in un mondo dove siamo strapieni di oggetti, perché il mondo gira intorno all’economia, alle cose, e gioca su questo nostro bisogno affettivo non compensato, per farci comperare e possedere ciò che ancora ci manca. In realtà nel profondo del cuore l’uomo cerca spiritualità, grida “vita”. Ecco allora la profezia di Chiara e Francesco. Perché la loro povertà è una profezia!

Quando Dio ti riempie la vita, non hai più bisogno di cose, anzi il non possedere diventa un privilegio, direbbe Chiara. Quando vediamo che non riusciamo a liberarci delle cose, significa che il nostro cuore non è così pieno di Dio, così pieno di amore. Francesco e Chiara hanno incontrato Gesù nella loro vita e si sono fatti riempire la vita. L’incontro con Gesù li ha cambiati tanto da desiderare (e qui penso a Chiara) una sponsalità. Se una donna si sposa e non lascia la propria famiglia, le proprie abitudini, vive un matrimonio a metà; è l’unirsi al suo sposo che gli permette di abbandonare…. “Abbandonare, lasciare” sono le parole che ci ha riproposto nella relazione “La povertà negli Scritti di S. Francesco” p. Vittorio Viola (Il Cantico online dic. 2011). E’ l’esperienza che ci invita a fare il salmo 44/45 “Ascolta figlia, guarda porgi l’orecchio dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, al re piacerà la tua bellezza”. Sentirsi scelti, amati riempiti da Dio, questa è l’esperienza che Dio vuole donarci. Dio è ricco ma è anche povero, perché ci dona la sua ricchezza. La povertà è frutto dell’amore. Lui ricco, Onnipotente, si svuota per donare la sua ricchezza a noi, diventa povero per amore nostro. Scoprire questo ci deve riempire, come riempiva Francesco e Chiara, di gratitudine. La povertà francescana, cristiana, non è un’ascesi fine a se stessa, è relazionale. Quando uno diventa povero evangelicamente? Si diventa poveri quando si dona la propria ricchezza agli altri. Questa è la povertà evangelica! Potremmo dire che soltanto chi è ricco può diventare povero. Dio è ricco e povero, perchè la sua ricchezza, che è amore, non può non donarla agli altri. Nella Trinità c’è continuamente il gioco della povertà e della ricchezza. Dio Padre è ricco ma dona tutta la sua ricchezza, tutto quello che Lui è, al Figlio, generandoLo, e il Figlio, che si sente riempito della ricchezza del Padre, restituisce, non solo quello che ha ricevuto, (perché nella restituzione entra anche la nostra parte come ci ricorda nella parabola dei talenti), ma anche tutto se stesso al Padre. In questo gioco di povertà e di ricchezza, Dio vuole la nostra collaborazione, non soltanto chiama in causa la nostra libertà per accogliere la sua ricchezza, ma sollecita nella risposta tutta la nostra creatività, i nostri talenti. E a sua volta Dio li fa fruttificare ancora. Più li restituiamo, più Dio li moltiplica. La parabola parla di chi ha fatto fruttificare i talenti e li restituisce al padrone moltiplicati. (Dio chiede la nostra parte: dobbiamo diventare ricchi, facendo fruttificare i nostri talenti e poi restituirli moltiplicati a Dio. E scopriamo che Dio non li prende per sè ma li moltiplica ancora). E questa azione del moltiplicare è l’azione dello Spirito Santo. Egli è Colui che permette al Padre di giocare tutta la sua ricchezza e diventare povero. (Nel Padre troviamo una ricchezza che diventa povertà generativa). Ma è ancora lo spirito Santo che permette al Figlio (e a ciascuno di noi) di accogliere tale ricchezza e di restituirla moltiplicata. Il Figlio colmo di tale dono vive una infinita riconoscenza e sempre nella lode. Perché Francesco è così gioioso? Perché è un povero!

poverta-santa-chiara-2IL PRIVILEGIO DELLA POVERTÀ
La letizia francescana nasce dalla povertà, da questo ricevere tutto da Dio. Chi riceve tutto è grato. Questo è quello che voleva sperimentare Chiara, con il privilegio della povertà. La povertà è un privilegio, perché la povertà è non avere sicurezze economiche in questo mondo, per affidarsi completamente a Dio e alla sua provvidenza. Nei secoli passati i monasteri di clausura potevano essere eretti soltanto se c’erano delle rendite che permettevano alle monache di vivere. Questo ve lo dico perché, quando nel nostro monastero di Foligno (“era delle povere donne”) il decreto del Concilio di Trento nell’anno 1563 impose la clausura, le nostre suore non poterono prendere la clausura perché non avevano rendite sufficienti per vivere. Sono passati almeno 60/80 anni dal decreto prima che fosse attuato, perché il nostro monastero di S. Anna era uno dei più poveri della città. Le suore vivevano del loro lavoro, dell’elemosina, e della provvidenza. Per stare in clausura c’era bisogno della ricchezza economica, e quando qualcuna entrava, doveva portare la dote che le avrebbe permesso di vivere (Le ragazze povere infatti non potevano entrare in monastero). Chiara non vuole questo, vuole il privilegio di lasciarsi proteggere, custodire, nutrire solo da Dio. Anche perché una donna ha già una povertà insita nel suo essere donna. Ricordate l’episodio di Chiara di fronte ai saraceni? A chi si affida? Al Suo Signore. Lui solo può proteggere lei e le sue sorelle, a Lui consegna tutta la sua vita, perché Dio ha riversato nel suo cuore tutta la ricchezza e la grandezza della Sua sponsalità. Questo gioco trinitario di amore di un Padre che dona tutto al Figlio e di un Figlio che tutto restituisce al Padre, continua, attraverso lo Spirito Santo, a realizzarsi in noi. Ogni volta che Dio viene a noi, viene come un povero, perché ci offre tutto se stesso. Gesù è venuto a rivelare con la sua vita chi è veramente Dio. Nel gioco dell’amore, il ricco diventa povero. Non è forse vero nella vostra vita matrimoniale? Chi più ha lo deve offrire all’altro arricchendolo e diventando così povero, in un certo senso. Non siamo creati per essere autosufficienti. La mia ricchezza non è per me, è per l’altro. Questo si chiama povertà. E’ l’altro che mi aiuta a diventare povero.

UN CAMMINO DI CONSEGNA
Per diventare poveri non dobbiamo ricercare chissà quali pratiche, dobbiamo permettere agli altri di farci diventare poveri. Sono gli altri che ci aiuteranno a spogliarci. Un genitore non diventa forse povero quando gli nasce un figlio? Non ha più la sua libertà, non ha più il suo tempo, non ha più le sue cose. Permetti all’altro di renderti povero! La vita ti rende povero, se glielo permetti! Di fronte a certi fatti negativi, puoi arrabbiarti, o puoi prenderla come la grande occasione. La stessa malattia, la stessa morte ci rendono poveri. C’è chi subisce la povertà e diventa triste, e chi come Chiara e Francesco la scelgono volontariamente. Allora una malattia che ti rende povero di efficienza, di immagine, di tutto, puoi viverla realmente nel cammino della consegna. Soltanto se la consegni diventi povero e non tieni più niente per te. Questa è la consegna volontaria (e non si consegna soltanto lo stipendio, una casa…). Il nostro cammino umano in realtà è un cammino di ricchezza e di consegna, meglio se volontaria. Prima o poi la vita ti prenderà qualcosa, meglio allora consegnarla volontariamente. Il mondo ha bisogno di questa profezia della povertà, perché questo discorso non vale solo per Francesco e Chiara, questa è la vita. Tutti prima o poi ci troveremo di fronte a questa povertà: il dover consegnare noi stessi agli altri, alla vita, a Dio. Quando sei infermo ricordati della povertà, perché quello è il momento in cui tu ti consegni. Forse fino ad allora tu non hai consegnato niente, incomincia a consegnare partendo da quella condizione. Perché Francesco e Chiara scelgono la povertà? Perchè si lasciano riempire da Dio. Nella regola di Chiara nel capitolo d’inizio, Chiara invita a verificare se effettivamente la ragazza che chiede di entrare vuole vivere la povertà, nel senso se è ricca dell’esperienza di Dio, altrimenti a che serve vivere da poveri? Se qualcuno bussa al convento è perché c’è dietro una Divina ispirazione, perché si è incontrato Dio, che ha già iniziato a riempire la vita. Il monastero ti aiuterà poi a diventare sempre più povera. Questo lo faranno le sorelle e la vita. lo stesso vale per il matrimonio: sarà l’altro, saranno i figli che ti aiuteranno ad arricchirti e a diventare povero. Io non so se sia più forte la povertà che Francesco ha scelto volontariamente, non avendo nulla di proprio o il suo lasciarsi rendere povero dai fratelli, quando non l’hanno capito, accettato, quando l’hanno rifiutato. Forse quella è la perfetta povertà e la perfetta letizia.

poverta-santa-chiara-3LA GRAZIA DEL SANTOVANGELO: PROFEZIA DELLA POVERTÀ
Nella Regola di S. Chiara: “Quando qualcuna per Divina ispirazione verrà a noi con la determinazione di abbracciare questa vita volontaria, e la scelta della povertà, la badessa, sia tenuta a chiedere il consenso di tutte le sorelle e se la maggioranza consentirà, la potrà accettare, dopo aver ottenuto licenza dal signor Cardinale nostro protettore. Se le sembrerà idonea ad essere accettata, la esamini con diligenza, o la faccia esaminare intorno alla fede cattolica, ai sacramenti della Chiesa, e se crede in tutte queste cose ed è risoluta nel confessarle fedelmente e ad osservarle con fermezza fino alla fine, le si imponga diligentemente il tenore della nostra vita. E se sarà idonea le si dica la Parola del Santo Vangelo. Ecco la ricchezza! la ricchezza che ti spoglierà e ti renderà povera! E’ il Vangelo, che mentre ci arricchisce interiormente, ci dà la grazia della libertà della spogliazione. Noi siamo schiavi. I voti, la povertà sono un cammino di liberazione, un cammino per diventare liberi. C’è uno slogan che dice: “poveri da” – “poveri per”. Poveri dai condizionamenti. Noi siamo schiavi della televisione, delle cose…. La povertà ci rende liberi. Liberi per qualcos’altro. E’ un cammino di liberazione quello di Francesco e Chiara, ecco perché è un privilegio, ecco perché è altissima povertà, perchè ci rende veramente liberi. E questo è profezia! Continuiamo a leggere dalla Regola di S. Chiara: – “E se sarà idonea le si dica la parola del Santo Vangelo. – Vada e venda tutte le sue sostanze e procuri di distribuirle ai poveri”. E’ il brano di Gesù con il giovane ricco. Questo giovane ricco ha incontrato Gesù ed è affascinato, chiede: “Maestro cosa posso fare?” e Gesù dice: “Va’ vendi i tuoi bene e dalli ai poveri, poi vieni e seguimi”. E’ la parola della sequela. La povertà è una conseguenza della sequela. “Non potete seguire due padroni”. Questo giovane non c’è la fa’, è ancora prigioniero, non è libero. Quel “fissatolo lo amò” di Gesù, era per il giovane l’occasione, perché Gesù attraverso quello sguardo lo voleva riempire del suo amore per renderlo capace di lasciare tutto… ma c’è in mezzo la libertà personale. S. Chiara, mettendo la giovane che chiede di entrare di fronte a questa parola, la mette davanti ad un incontro (perché il Vangelo non è un libro è la persona di Gesù) e ad una libertà di risposta. In base a questo poi tutto viene di conseguenza. In altri brani della Regola viene citata la perla preziosa: “Va’ vendi i tuoi beni e compra la perla”. Non si vendono i beni per comprare un campo, se non hai scoperto che dentro c’è il tesoro. Si diventa poveri esteriormente soltanto se si è scoperta una grande ricchezza interiore. Questa è la profezia del vangelo e della povertà francescana. Leggiamo nella Regola: “Va’ venda tutte le sue sostanze e procuri di distribuirle ai poveri, se ciò non potesse fare, basti ad essa la buona volontà”. S. Chiara mette la giovane di fronte a questa parola del Vangelo della sequela, non ci sono altri criteri suoi. Noi umanamente avremmo valutato chissà quali cose (il titolo di studio, il curriculum…). Chiara invece la mette di fronte allo sguardo di Gesù, per lasciarla riempire da quello sguardo. “Si guardino però la badessa e le sue sorelle dal preoccuparsi di quelle cose temporali di lei” è una questione personale e libera, nessuno può costringere l’altro a diventare povero, dipende da quanto Dio ti riempie il cuore. Facciamo innamorare la gente di Gesù, non sarà così attaccata ai beni!

FARSI POVERI SULLE ORME DI GESÙ
Ricordiamo la povertà di Gesù, Dio in Cristo si è fatto povero: Francesco e Chiara scelgono la povertà per seguire le orme di Gesù. La loro sequela è imitazione, come dirà San Paolo: permettere che Cristo viva in me. Allora la mia povertà non sarà la mia, ma è la stessa povertà di Cristo che io vivrò nella mia vita. Chiara lo esprime attraverso l’immagine dello specchio. Si vive la povertà perché si è incontrati il Cristo e perché si vive di Cristo. Questo è salvifico per me e gli altri. Tutti, per il battesimo, siamo chiamati a fare questa esperienza: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Questa è la conversione di ogni giorno: spogliarsi dell’uomo vecchio, dell’egoismo, del peccato, per divenire sempre più povero: perché io diminuisca e Cristo viva in me. Tutto questo è possibile grazie allo Spirito Santo che gioca ad arricchirci e a spogliarci. Accogliendo il vangelo permetto a Cristo di vivere dentro di me. Posso così vivere tutti gli aspetti della Sua vita. Lo Spirito Santo riproduce in me la vita terrena del Cristo, mi fa vivere il vangelo e dunque la sua povertà, il suo amore. Di fronte ad una prova, ad una difficoltà il vangelo mi aiuta a scoprire come Cristo vive in me attraverso quella situazione. Il vangelo serve a questo. Francesco non sapeva cosa doveva fare, finalmente il vangelo, l’incontro con la persona di Gesù nel vangelo, gli svela qual è il senso della sua vita. Quello che Dio vuole fare attraverso di lui. Questa è l’Incarnazione, questa è la Chiesa. Il mondo vuol vedere Chiara e Francesco attraverso noi, perché quel carisma continua oggi in noi. Questi incontri non ci devono far sentire la distanza, ci devono far riaccendere quello che è già seminato dentro di noi, per il battesimo, per la professione francescana che ognuno di noi è chiamato a vivere. Vivere è tradurre nella propria vita: non ci sono dei modelli, ci sono relazioni e situazioni concrete. Chiara parla di bisogni. “Ognuna viva, secondo quello che è necessario”. Povertà è accorgersi dei bisogni degli altri, aiutarsi vicendevolmente, prendersi cura, diventare responsabile della vita dell’altro. Sapete cosa è custode della povertà? L’amore fraterno! Più noi ci vogliamo bene, meno abbiamo bisogno di cose materiali. Quando si vive senza amore si cercano mille compensazioni. Se ci sono tante esigenze, questo è perché abbiamo un vuoto crescente. Francesco e Chiara curano comunitariamente la preghiera, la vita fraterna, perché questa custodisce la vita di povertà. Se c’è qualcuno che chiede sempre più cose, che non si accontenta mai, è inutile che lo richiamiamo alla vita di povertà, in realtà ha bisogno di incontrare Dio sul serio.

suor-lorella-mattioliLA RICCHEZZA SORGIVA DI DIO
Un altro esempio: l’incontro di Gesù con la Samaritana. Quando la samaritana parla dell’acqua usa un termine che significa “acqua di cisterna”. Le nostre ricchezze sono cisterne di acqua che possono finire, ecco perché le teniamo strette e non vogliamo condividerle. La ricchezza di Dio è invece una sorgente. Chiara aveva scoperto la sorgente: Dio, le sorelle, la parola, la comunità. Vogliamo avere il privilegio di non avere cisterne perché vogliamo bere tutti i giorni un’acqua viva zampillante. In nome della povertà sono stati fatti e si fanno tanti errori, quando assolutizziamo le forme, il metro! In Chiara non c’è questo misurare, quanto e come bisogna essere poveri. Gli abiti devono esser poveri, ma per non far sentire inferiore nessuno. La povertà ha una dimensione relazionale, è servire gli altri, i loro bisogni, non creare distanze. Chiara dice: quando ricevi qualche cosa, vedi se ne hai bisogno, solo allora puoi tenerla. “Le sorelle non si approprino di nulla”, il prendere per sé ci può far cadere nella mentalità della ‘cisterna’, mentre Dio vuole darti ogni giorno la sorgente, ecco perché si può vivere condividendo. Nel Padre Nostro chiediamo:’ Dacci oggi il nostro pane quotidiano’ , ma in realtà noi vorremmo che il Signore ci faccia vedere tutto il pane che ci darà anche in futuro. Lui ci dà solo quello di oggi e ci invita a condividerlo (domani diventerà duro, se lo tieni solo per te). E’ l’esperienza della manna. Chiara donna evangelica, conosce questo modo di vedere la vita che viene dalla Sacra Scrittura, viene dalla fede. Il Vangelo è per tutti. Dobbiamo vivere in questo mondo, diceva Chiara, come “pellegrine e forestiere servendo il Signore in povertà e umiltà”. Tutto ciò che ci viene donato va condiviso in gratitudine. “Servendo il Signore in povertà e umiltà con fiducia e se manca, mandino per elemosina, e non devono vergognarsi perché è la mensa del Signore”. In fondo quando ti chiedo qualcosa ti faccio un servizio, perché ti permetto di liberarti dalle cose. Anche le crisi economiche sono una chiamata di Dio a fare qualcosa di diverso.

Suor Lorella Mattioli