Lettera pastorale dei Vescovi del Mozambico

img78È una forte e lucida denuncia sulla questione della terra, stretta nella morsa dell’agribusiness, del land grabbing, dell’accaparramento delle materie prime, la lettera pastorale diffusa il 30 aprile scorso dai vescovi del Mozambico, i quali, traendo ispirazione dalla Laudato si’ di papa Francesco, abbondamentemente citata, esortano tutti i settori del Paese a impegnarsi in un grande progetto di «cura della casa comune», perseguendo «il meglio per il Paese e per coloro che lo abitano». Una denuncia da cui emerge, peraltro, tutta l’ipocrisia dei Paesi occidentali, i quali, da un lato, gridano all’invasione costruendo muri e barriere antimigranti e, dall’altro, invadono concretamente, loro sì, i Paesi del Sud del mondo, appropriandosi delle loro terre, delle loro risorse, delle loro materie prime.
Così, in Africa, in soli 13 anni, dal 2000 al 2013, ben 56 milioni di ettari di terra sono stati venduti o ceduti a stranieri, a dimostrazione, denunciano i vescovi mozambicani, di come «le imprese e i governi dei Paesi industrializzati cerchino in Africa la soluzione alla crisi energetica e alimentare dei propri Paesi», a distanza siderale dal richiamo rivolto loro da papa Francesco nella Laudato si’, quello a iniziare a saldare il “debito ecologico” contratto con i Paesi dell’emisfero sud.
E in questa corsa all’appropriazione delle ricchezze africane, il Mozambico è uno dei Paesi più ambiti, al punto da piazzarsi in terza posizione, nel 2013, rispetto all’Investimento Diretto Estero in Africa: «Negli ultimi anni – sottolinea la Lettera pastorale – il Mozambico ha venduto o ceduto per progetti di agribusiness 535.539 ettari a imprese straniere». E tutto ciò malgrado la Costituzione del 2004 riconosca la terra come «proprietà dello Stato», stabilendo che «non può essere venduta o alienata in qualunque altra forma, né ipotecata o pignorata».
Da qui l’appello dei vescovi, in vista soprattutto della celebrazione, nel 2025, dei 50 anni dell’indipendenza del Paese, a realizzare «un’effettiva Riforma Agraria per correggere l’impatto negativo delle attuali politiche agrarie sulle comunità rurali e su tutto il Paese»: una riforma in grado di riconciliare «tutti i mozambicani come membri di uno stesso popolo e di una stessa Nazione, liberati dall’oppressione dei colonizzatori», e di garantire «la distribuzione equa delle ricchezze concesse da Dio al Mozambico a beneficio di tutti».
Claudia Fanti – Adista Documenti n. 20, 27/05/2017

“In sintesi, il problema della terra non è un problema isolato o limitato all’aspetto economico. È una questione sociale, culturale e religiosa. Non possiamo lavorare per la pace senza provvedere alla natura e alla giustizia sociale. Non possiamo abituarci alla distruzione del lavoro dignitoso, allo sgombero delle famiglie, all’allontamento dei contadini e agli abusi nei confronti della natura.
Per questo, come ha affermato papa Francesco nell’ultimo incontro con i movimenti popolari, è necessario assumere alcuni compiti imprescindibili per un’alternativa umana alla globalizzazione dell’indifferenza: 1º) porre l’economia al servizio dei popoli; 2º) costruire la pace e la giustizia; 3º) difendere la Madre Terra”.
Dalla Lettera pastorale Vescovi del Mozambico

Ampi stralci della Lettera pastorale della Conferenza episcopale mozambicana 18/5/2017 sono reperibili in una traduzione dal portoghese di Adista:
www.adista.it