La speranza e la forza
della Resurrezione
diventi fermento di vita nuova
BUONA PASQUA

 

Pasqua è una parola chiave per la comprensione di tutta la Sacra Scrittura, è come la colonna vertebrale nel corpo della Storia di Salvezza.
Si cominciò a parlare di essa nel libro dell’Esodo e si comprese che si trattava di una festa molto antica presente inizialmente trai popoli nomadi dediti alla pastorizia: la si celebra di notte, alla luna piena dell’equinozio di primavera, il 14 del mese di nisan (mese di marzo). Si offre a Jahvé un agnello o un capretto, per propiziare la benedizione divina sul gregge e su tutti i beni della tribù.
Nella storia del Popolo eletto avviene una coincidenza tra l’uscita dall’Egitto e la Pasqua. Il Popolo era stato sottomesso a dura schiavitù, ai lavori forzati dalle autorità egiziane. Dio interviene: “Ho osservato la miseria delmio popolo in Egitto e ho udito il suo grido […] sono sceso per liberarlo” (Es 3, 7-8).Al volere di Dio si oppone la resistenza del Faraone che vuole trattenere gli Ebrei umiliati a lavori forzati. Dio compie molti prodigi per convincere l’autorità egiziana, fino a un prodigio estremo: la morte dei primogeniti degli egiziani. Gli ebrei celebrano la Pasqua sacrificando un agnello a Dio. Ne mangeranno tutta la carne e con il sangue segneranno gli stipiti delle porte dove abitano.
Nella notte passerà l’angelo sterminatore, salterà le abitazioni segnate con il sangue e farà strage dei figli degli egiziani. “È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto […] Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno: io vedrò il sangue e passerò oltre” (Es 12, 11-13).
La Pasqua è legata a tutto l’evento della liberazione dall’Egitto. In particolare il passaggio del Mar Rosso: il mare sospinto da un fortissimo vento, si ritira al passaggio degli ebrei e ritorna travolgendo i carri dell’esercito egiziano. All’alba gli ebrei passati sull’asciutto si volgono indietro e vedono la morte dei cavalli e la morte degli egiziani affogati nel mare. Maria sorella di Mosè prese in mano un tamburello e danzò insieme alla altre donne cantando “Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato in mare” (Es 15,21).
Tutta la storia di Israele è vissuta alla luce della Pasqua: la liberazione dalla schiavitù egiziana viene evocata ogniqualvolta Israele subisce altre schiavitù, secondo il salmo: “Nell’angustia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angosce” (Sl 107). Così è lungo tutti i secoli della sua storia.
All’orizzonte della Pasqua, nel silenzio e nell’umiltà, entra il Messia: Egli viene, atteso e invocato da lunghi secoli e Israele non lo riconosce.Al Messia viene dato il nome di Gesù e la sua esistenza viene intesa come un cammino verso la morte accettata volontariamente: “Per questo il Padremi ama, perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso” (Gv 10,17-19). La sua morte è anche volontà del Padre: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16). Giovanni Battista indicando Cristo ai suoi discepoli dice: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29).
La Pasqua è sempre più la Pasqua di Gesù. Più di una volta Gesù apertamente annuncia la sua passione e morte ma sempre annuncia anche la sua resurrezione: “Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo il cammino disse loro: ‘Ecco noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà’” (Mt 20,17-19).
Gesù ha fretta di salire a Gerusalemme e nella via quasi precede gli Apostoli.
A Pasqua con gli Apostoli fa un pasto pasquale tradizionale secondo il rito ebraico: pasto familiare, agnello, erbe amare, pane azzimo; Gesù è il capo famiglia che parla, prega, intona i salmi.
Durante la cena pasquale Gesù svela il vero significato della Pasqua: la Pasqua celebrata dagli ebrei in realtà è una figura della vera Pasqua, la vera Pasqua è la morte e la resurrezione di Gesù. Per questo inserisce varianti alla preghiera sul pane azzimo e alla coppa del vino. Gesù parla come il capofamiglia: prega il Padre e dà un testamento ai suoi. “Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede a loro dicendo: ‘Questo è il mio corpo, che è dato per voi’” (Lc 22,19). Al termine della cena prese il calice del vino e disse: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc 22, 20).
Il pane azzimo non ricorda solo la schiavitù spezzata dalla misericordia del Signore, ma è soprattutto il corpo di Gesù, dato, spezzato, messo a morte. Il vino è il sangue di Gesù. La cena è anticipo della Pasqua di passione, morte, resurrezione: il sacrificio è la morte di Gesù, il vero agnello è Gesù che morirà all’ora in cui venivano sacrificati gli agnelli, il vero esodo è il “passaggio da questo mondo al Padre” (Gv 13.1).
Nella notte di giovedìGesù viene catturato ed è abbandonato alla derisione e alla violenza di coloro che lo avevano in custodia. Anche i suoi lo tradiscono e lo rinnegano. Il venerdì mattina Gesù è condannato a morte davanti al tribunale romano che lo fa anche flagellare e coronare di spine. Sempre nella mattina del venerdì è trascinato fuori lemura, sul luogo dove venivano eseguite le condanne a morte. “Quando giungono sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero con lui due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: ‘Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno’” (Lc 23, 33 s)
“Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era ecclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù gridando a gran voce, disse: Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” detto questo, spirò (Lc 23,46). Giuseppe di Arimatea chiese il corpo di Gesù: “lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto” (Lc 23,53). Sabato Gesù riposa nella tomba. Sabato giorno di grande silenzio. Nella notte del sabato, senza testimoni (le guardie dormivano) Gesù risorge, si riprende la sua vita: passa dalla morte alla vita. È Pasqua.
La sepoltura di Gesù era stata fatta in fretta perché il venerdì pomeriggio aveva inizio il riposo sabatico. Le donne che avevano seguito Gesù, all’alba della domenica vanno al sepolcro per completare le cose necessarie per la sepoltura. “Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù […] Ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!” (Lc 24,1-6).
Le donne corrono a raccontare tutto agliApostoli. L’evangelistaGiovanni dà uno spazio particolare a Maria Magdalena: “Maria stava all’esterno vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva vide due angeli in bianche vesti. Le dissero: donna, perché piangi? Ed essa rispose: hanno portato via il mio signore e non so dove l’hanno posto. Detto questo si voltò indietro e vide Gesù in piedi, ma non sapeva che fosse Gesù […]. Gesù le disse: ‘Maria!’.
Ella si voltò e gli disse in ebraico: ‘Rabbunì’. Gesù le disse: ‘Va’daimiei fratelli e dì loro: salgo al Padremio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro’” (Gv 20,11-17).
Dopo la discesa dello Spirito Santo che Gesù risorto manda da parte del Padre sulla prima Chiesa raccolta con Maria ancora nel Cenacolo, Pietro in piedi e a voce alta annuncia: “Gesù di Nazaret […] per mano dei pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (At 2, 23 s). È questo il Kerigma, l’annuncio che i cristiani diffondono in tutto il mondo. Da subito i cristiani comprendono che la Pasqua di Gesù è anche la loro Pasqua.
Nel Battesimo la forza della Pasqua viene donata ai credenti in Gesù come Figlio di Dio, mandato dal Padre per liberarci dal potere del Maligno e liberarci anche dalla morte. S. Paolo nelle sue lettere lo dice con chiarezza: “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del Battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, affinché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 3-4).
La vita nuova donata a noi dalla Pasqua di Gesù è la presenza dello Spirito in noi: “avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: ‘Abbà! Padre!’” (Rm 8, 15).
L’Eucaristia è memoria della Pasqua di Gesù fino alla Parusia quando i nostri occhi saranno innalzati verso l’Agnello ancora segnato dai segni della sua morte, ma vivo ed in piedi, rivestito di gloria. Verso di lui anche noi canteremo: “Tu sei […] stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro un regno e sacerdoti” (Ap 5, 9).

p. Lorenzo Di Giuseppe

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata