Mese di marzo

Riportiamo alcune riflessioni sul brano di Luca (22,14-20) presentate in occasione della celebrazione della Liturgia della Parola svoltasi presso la parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo in Bologna, alla presenza di S. Em. card. M. M. Zuppi. Al di là di questa occasione eccezionale, dovuta alla presenza del Cardinale in visita nella Zona pastorale Fossolo, si tratta di un’iniziativa che si ripete a cadenza mensile ed è posta a coronamento di incontri di preghiera come testimonianza di missionarietà e di annuncio del Vangelo, nello spirito di sinodalità.

Ai suoi discepoli Cristo offre il compito di attuare il mistero di salvezza nascosto da secoli, ma ora manifestato nella volontà di Dio di unire tutte le genti attraverso la partecipazione alla vita divina in Cristo, che nell’Eucaristia raggiunge il suo culmine.
Come dice il papa nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium spetta ai discepoli, che sono inevitabilmente missionari, fare il primo passo, cioè primerear. “Primerear” è un neologismo introdotto dal papa che significa prendere l’iniziativa creando un grande stupore.
I discepoli-missionari devono primerear “senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi” (EG 24).
Però il papa osserva che i discepoli-missionari possono prendere l’iniziativa grazie al fatto che essi stessi sono stati preceduti dall’iniziativa del Signore.
È Lui che nell’istituzione dell’Eucaristia, prende l’iniziativa facendo sperimentare ad essi “l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva”.
In questo brano evangelico possiamo contemplare il dono dell’infinita misericordia di Dio attraverso il Figlio che invitandoci alla tavola eucaristica prende l’iniziativa per primo e attende come risposta la nostra iniziativa verso i lontani dal Vangelo.
Dice il papa nella Lettera Apostolica Desiderio Desideravi: “Prima della nostra risposta al suo invito – molto prima – c’è il suo desiderio di noi: possiamo anche non esserne consapevoli, ma ogni volta che andiamo a Messa la ragione prima è perché siamo attratti dal suo desiderio di noi… ogni nostra comunione al corpo e al sangue di Cristo è stata da Lui desiderata nell’ultima cena” (DD 6).
Ricordiamoci che il grande desiderio di mangiare la Pasqua con gli apostoli costituisce l’inizio della Desiderio Desideravi!
Attraverso l’Eucaristia Egli ci dà la possibilità di un incontro vero con Lui per comunicarci il suo amore espresso attraverso il gesto simbolico del pasto insieme a noi. Egli si rende nostro nutrimento cosicché attraverso il sacro pasto qualcosa di suo entra in noi e noi veniamo trasformati diventando dimora del suo spirito. La sua vita diventa la nostra. La sua offerta diventa la nostra e anche noi diventiamo costruttori di unità e di pace.

Graziella Baldo

 

Del brano di Luca che parla dell’Ultima Cena, nel mio gruppo ci hanno colpito le parole riferite al pane: “Questo è il mio corpo che è dato per voi” e le parole riferite al vino: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi”. In quel “dato per voi” e in quel “versato per voi” abbiamo avvertito di essere anche noi destinatari dell’inestimabile dono che il Signore fa di se stesso, come lo furono gli apostoli. La differenza sta in questo: gli apostoli videro Gesù secondo l’umanità, noi vediamo il Sacramento sotto le specie del pane e del vino.
S. Francesco, grande cultore dell’Eucaristia, nella I Ammonizione dice che coloro che videro Gesù con gli occhi del corpo, ma non credettero “secondo lo Spirito e la divinità che egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati. E così ora tutti quelli che vedono il sacramento… e non credono, secondo lo Spirito e la divinità, che è veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo sono condannati…” (FF 143).
Noi non siamo più svantaggiati rispetto agli apostoli, infatti il Signore ci ha donato se stesso nel sacramento dell’Eucaristia che ci salva se siamo in comunione con lo Spirito del Signore, altrimenti mangiamo e beviamo la nostra condanna, dice S. Francesco, riecheggiando S. Paolo (1Cor 11,29). Così gli apostoli si sono salvati perché sono stati in comunione con lo Spirito del Signore, non perché l’hanno visto umanamente. Sotto questo aspetto tra noi e gli apostoli non c’è differenza. Il Gesù dell’Ultima Cena è lo stesso dell’Eucaristia. C’è identità tra i due.
“E in tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo (Mt 28,20)»” (FF 145).

Lucia Baldo

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata