Predazzo, 21-25 agosto 2023

Il Convegno Nazionale di Frate Jacopa si è aperto lunedì 21 agosto nel calore dell’accoglienza cordiale espressa dal saluto del Sindaco di Predazzo Maria Bosin, che ancora una volta ha dato il Patrocinio sempre interagendo con gli organizzatori del Convegno, arrivato ormai alla 11ª edizione. È seguita, a cura del Parroco Don Giorgio Broilo, la lettura del Messaggio inviato da S.E. mons. Lauro Tisi, Arcivescovo di Trento, che anche quest’anno non ha fatto mancare al Convegno la sua parola illuminante (Messaggio pubblicato nella pagina a seguire).
Argia Passoni ha introdotto il Convegno sottolineando come il contesto attuale renda sempre più evidente che la pace richiede una cura continua. C’è un continuo processo di pacificazione da attuare, con una attenzione su molteplici versanti, alla quale ognuno è chiamato a dare il proprio contributo. Ognuno è chiamato ad interessarsi della pace, a perseguire passi di pace per rigenerare spazi di vita.
Eclatante ormai la necessità di cambiare rotta. Basti pensare a cosa sta comportando il riscaldamento climatico aggravato da ritardi macroscopici. Senza una conversione profonda verso ciò che è stato affidato alle nostre mani per il bene di tutti e per le future generazioni, senza una presa di coscienza di riparazione, rinnovando le relazionalità fondamentali – nel riconoscimento del dono affidato a noi dal Creatore – con gli altri e con la creazione tutta, quale pace potrà esserci? Dimensione antropologica, economica, sociale, civile: tutto ci chiama a ridare senso alla nostra presenza sulla terra.
In tutto questo è fondamentale mettere in campo un’economia che diventi uso buono delle regole della casa comune, una economia civile, al posto di un’economia che riduce a scarto uomini e natura. E c’è una profonda esigenza di giustizia da ancorare ad una presa di coscienza di ciò che significa bene comune e come questo richieda l’apporto di tutti per una indispensabile cura della democrazia da rigenerare, tanto più di fronte all’impoverimento in atto. Fondamentale è la coltivazione delle virtù civiche, relazionali, spirituali; al tempo stesso c’è bisogno di competenze, di acquisizioni scientifiche nei vari campi.
A questo proposito – ricorda Passoni – come con Laudato si’ sia stata aperta una strada importante, davvero preziosa, con la interazione tra dimenzione spirituale e competenze scientifiche nei vari campi: è il paradigma dell’ecologia integrale. Una strada ora perseguita da un’altra grande enciclica “Fratelli tutti”. Lo evidenzia il primo “Meeting mondiale della fraternità umana” (tenutosi a giugno a Roma a cura della Fondazione Fratelli Tutti), meeting che ha prodotto un documento di premi Nobel e di rappresentanti di organizzazioni internazionali insignite del Nobel per la Pace. Si tratta della “Dichiarazione sulla Fraternità umana”, dove vengono abbracciate le scelte che nutrono la fraternità personale, quella del cuore, la fraternità spirituale, piantando un piccolo seme al giorno nei nostri mondi relazionali, la fraternità sociale che riconosce uguale dignità a tutti (condizioni di lavoro dignitoso e giustizia sociale, accoglienza, economia solidale) e insieme sottolinea l’impegno a costruire una fraternità ambientale, con una giusta transizione ecologica. Il che significa fare pace con la natura riconoscendo che tutto è in relazione (il destino del mondo, la cura del creato, l’armonia della natura e stili di vita sostenibili).
È rivolto a tutti un forte appello alla fraternità perché la fraternità crea umanità. Allo stesso modo molto interessante è il Documento preparatorio delle Settimane sociali dei cattolici italiani 2024, dove il punto focale è “il recupero del cuore della democrazia”.
Il Convegno intende offrire elementi di discernimento indispensabili ad individuare passi di pace – ha concluso Passoni –. Verranno offerti nel succedersi delle giornate da eminenti relatori, tutti molto impegnati da un punto di vista culturale in un succedersi di attenzioni sempre più mirate, impreziosite dalla testimonianza operosa della loro vita nel dare concretezza ai valori in questione.

PACE NELLA TERRA, PACE CON LA TERRA
Il Prof. Simone Morandini (Teologia della creazione, Ecumenismo) ha aperto magistralmente il Convegno portando in presenza innanzitutto il tema della pace, la grande assente in questo tempo di guerra. Ha così inquadrato il tema della guerra in Ucraina, frutto di una storia complessa ma attualmente in presenza di due Stati con le rispettive realtà territoriali, sottolineando come non si possa negare ai popoli aggrediti il diritto di difesa, pur essendo la guerra realtà ormai inaccettabile (cf. Pacem in Terris, Gaudium et spes). Ma questo non basta per costruire la pace, c’è bisogno di ritessere la pace. E questo vale anche per le tante aree di guerra mondiale a pezzi. Bisogna ritrovare una cultura di pace, il coraggio della pace, tanto più nei tempi bui. Ne abbiamo esemplarità importanti. Ne ricordiamo una per tutte nella persona di Giorgio La Pira, figure che ci hanno evidenziato come tutto vada posto nella prospettiva della famiglia umana, se non vogliamo esporci alla distruzione globale. Questo va supportato con il ruolo delle città, con la convivenza civile, con il lavoro per disinnescare i conflitti, contestare produzione di armi, educare alla pace, ridiventare capaci di ridire oggi “il Signore nostra pace”.
La seconda parte della riflessione ha riguardato direttamente il tema della “pace con la terra”. Cosa significa parlare di pace nel tempo dell’Antropocene (o meglio nel Climatocene) a fronte di dinamiche estremamente veloci che dipende da noi frenare, contenendo gas serra e fonti fossili. La guerra è sempre una catastrofe ambientale: con essa muore anche la terra. Come non ricordare che tanta parte dei conflitti in Africa ad es., certamente legati a fattori economici e religiosi, hanno sempre a monte un contesto climatico perché si tratta di terre non più abitabili (da qui le tante migrazioni). La cultura ecologica dunque deve essere presente come sapere necessario. Occorre avere uno sguardo integrato che tenga insieme le dimensioni della giustizia, pace, salvaguardia del creato (lo sguardo della LS per ripensare il nostro abitare) nella complessità delle varie dimensioni: una economia di pace costruttrice di vita e di cura della terra. E accanto a questo la categoria della fraternità, perché soltanto una famiglia umana fraterna e solidale può tessere una convivenza in cui essere capaci di fare pace con la terra, per costruire insieme pace nella terra.
Cambiare rotta è una parola d’ordine: rideclinando le relazioni, ripensando una democrazia all’altezza del “tutto in relazione”, rimettendo al centro la speranza.
Papa Francesco ci propone tutto questo attraverso la figura di Francesco d’Assisi per dirci che non è un sogno, ma un’utopia possibile, indispensabile per rigenerare spazi di vita.

ECONOMIA CIVILE: VIA DI PACE
Dopo la magistrale apertura del Convegno ad opera del Prof. Morandini, il Prof. Leonardo Becchetti (Economia politica, Direttore Festival Economia Civile) ha aiutato a cogliere con straordinaria sintesi la dimensione profonda dell’economia civile come via di pace, rispetto ad una economia che riduce a scarto uomini e natura, deprivando della vita interi popoli.
La via dell’economia civile ha le sue radici nella costitutiva dimensione relazionale dell’uomo, ponendo al centro oggi, rispetto ad una povertà di senso del vivere, la centralità dell’essere cercatori di senso, dell’essere persone in relazione e la generatività, tre elementi fondamentali per la qualità della vita e per la partecipazione al progresso di tutta l’umanità. Dunque elementi determinanti per riparare ai mali di questa nostra società in cui l’economia è andata ispirandosi sempre più all’estrattivismo di ciò che è importante per il profitto, proponendo i beni di confort che producono dipendenza attraverso un consumismo crescente degli stili di vita, mentre l’economia civile evidenzia molto bene come siano i beni di stimolo a portare alla generatività (attività sociali, vita spirituale, istruzione) alimentando non una mentalità estrattiva bensì una mentalità contributiva.
Oggi – ha sottolineato Becchetti – siamo chiamati a creare valore in maniera sostenibile, assieme all’aumentare la produzione di energia delle rinnovabili, uscendo dalla natura bellicosa delle fonti fossili. Il trasferimento radicale dall’atteggiamento estrattivo a quello contributivo porta a creare valore, in particolare creandolo per la propria comunità, coinvolgendo imprese generative e in un rapporto con i territori e le istituzioni nell’esercizio di una cittadinanza attiva, vero e proprio cuore caldo della democrazia. Scambio di doni e reciproca fiducia ne sono la base.

LA PROSPETTIVA FRANCESCANA SUL LAVORO E LA SUA RILEVANZA PER L’OGGI
La terza giornata del Convegno è stata dedicata al lavoro, dimensione imprescindibile per lo sviluppo integrale della persona e della società, oggi sottoposto ad un processo di mercificazione tale da richiedere il recupero dei valori fondanti. La riflessione del Prof. Martín Carbajo Núñez (Teologia morale e Etica della comunicazione) è entrata nel merito di questa problematica, cogliendo dalla prospettiva francescana ciò che costituisce l’anima del lavoro.
Nell’umile Francesco d’Assisi – ha sottolineato – troviamo una teologia del lavoro che precorre i tempi: il lavoro è dono, è grazia, non un castigo. S. Francesco propone il lavoro manuale a tutti i suoi frati come risposta generosa al progetto di Dio che affida all’uomo la custodia del creato. Dunque il lavoro, dono e grazia, è a servizio della casa comune. Ed è interessante notare l’attenzione, espressa nella Regola, affinché ciascuno risponda secondo i doni propri della sua realtà personale, così da mettere a frutto l’armonia delle diversità e nella condivisione del lavoro con i più poveri.
È una dimensione relazionale soggettiva quella che S. Francesco porta in evidenza, sottolineando la grandezza del lavoro come bene relazionale e come possibilità di realizzazione della persona, perché aiuta ad essere se stessi, ad entrare in rapporto con Dio, con gli altri, con la natura, continuando l’opera della creazione e promuovendo la redenzione sociale del povero attraverso varchi di possibilità lavorativa di cui abbiamo un importante esempio con i Monti di Pietà.
Pensiamo quanto questo sia rilevante oggi dove il liberismo economico senza regole ha tolto la dimensione soggettiva declassando il lavoro a merce, provocando conflittualità, alienazione e impoverimento della stessa società. Dunque occorre una cura rispetto alla disumanizzazione del lavoro mettendo al centro la persona, così come evidenziato dalla nostra Costituzione che indica il lavoro come diritto e dovere fondamentale e come la Dottrina Sociale della Chiesa ha messo in luce in modo straordinario nell’ultimo secolo. Come orientare allora la società del futuro? È indispensabile una cura per orientare la vocazione al lavoro degno. Ognuno deve trovare il senso del lavoro ma anche la società deve trovarlo e curarne la realizzazione, soprattutto in un tempo di cambiamento epocale come quello che stiamo vivendo.

PARTECIPAZIONE CIVILE E DEMOCRATICA PER IL BENE COMUNE E L’EDIFICAZIONE DELLA PACE
L’intervento del Prof. Ernesto Preziosi (Dir. Argomenti 2000, Storico) ha fatto assaporare la portata del tema in modo molto significativo. Non è un di più l’impegno sociale dei credenti. L’annuncio del Vangelo non può prescindere dai problemi concreti che l’uomo vive.
La pace è diventata una costante del Magistero del 20° secolo, perché lungo il 20° secolo ha messo davanti alla storia il tema della pace. In che modo lo ha fatto?
In che modo richiama la nostra responsabilità politica a sentirci parte delle città dell’uomo, responsabili gli uni per gli altri? Come credenti non ci siamo mai impegnati in politica in virtù di una ideologia, ma in virtù di una persona che si è fatta presente nella storia e ci ha chiesto di condividere una presenza viva nella storia.
La pace è un tema più che mai importante oggi. Ma già a partire da Giovanni XXIII siamo in questa prospettiva. Tutto il Concilio infatti – ha sottolineato Preziosi – si può concepire in una domanda “Chiesa che dici di te stessa rispetto all’umanità di oggi?”.
Mater et Magistra mette al centro il tema della pace rivolgendosi per la prima volta a tutti gli uomini di buona volontà. La pace è iscritta nel patrimonio umano perché l’alternativa è la distruzione. E Pacem in Terris indica un metodo: al centro è l’immagine della persona umana dotata di dignità inviolabile. Gaudium et Spes ci insegna un diverso rapporto tra Chiesa e mondo. Di fronte al mondo sull’orlo della guerra Papa Giovanni mette l’accento su un tema speciale per l’umanità, con un crescente interesse per le vicende di tutti i popoli e sempre più nella prospettiva della comunità mondiale. Così Pacem in Terris pone il collegamento tra pace e sviluppo dei popoli. Ma, nonostante il valore positivo della pace portato avanti dalle Giornate mondiali della Pace, è ancora molto da far crescere la coscienza generale del nostro tempo.
Ora emerge il tema di Papa Francesco: “la necessaria migliore politica”. Tutti i battezzati sono chiamati a impegnarsi politicamente perché il fondamento del loro impegno non è una ideologia: il fondamento è essere fratelli, essere responsabili gli uni degli altri.
“Siamo chiamati ad operare per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale capace di incarnare la fraternità, a partire da popoli e nazioni che vivono l’amicizia sociale” (FT).
Lo sviluppo della comunità mondiale necessita di una forma di fraternità animata da una necessaria amicizia sociale. Come si fa a costruire una coscienza sociale, civile, partecipativa, sul fondamento battesimale? Il Prof. Preziosi ha concluso evidenziando tre passaggi: 1) A livello ecclesiale tornare a fare nelle comunità una formazione più integrale all’impegno sociale e politico che non è un di più, ma parte dalla valenza sociale del Vangelo. 2) Formazione ecclesiale perché la fede per diventare vita esige un processo di inculturazione. 3) Rispondere al bisogno di partecipazione per una politica che disegni lo scenario per il futuro. Tutto questo in vista di un disegno per tutti gli uomini.
La geopolitica ci dice cose preoccupanti per il futuro, mentre noi dovremmo essere capaci di annunciare speranza

BIBLIOTECA, LUOGO DI CULTURA E PARTECIPAZIONE CIVILE
La testimonianza del Comune di Predazzo proposta dal Vice Sindaco Giovanni Aderenti e dal Sindaco Maria Bosin ha offerto uno sguardo di grande interesse sulla trasformazione in atto riguardante la storica Stazione che univa Trento Ora a Predazzo, spazio ora dedicato ad una Biblioteca finalizzata a divenire “stazione per un viaggio verso la cultura e una articolata partecipazione civica”.
Per la costruzione della nuova biblioteca ci si è avvalsi – ha sottolineato Aderenti – della consulenza dell’esperta Antonella Agnoli, autrice dei libri “Le piazze del sapere” e “La casa di tutti” dove sono prospettate le linee delle biblioteche del domani, molto versatili e aperte. Adesso la biblioteca è luogo di incontro, di stimolo culturale, di socializzazione e partecipazione civile.
Per la costruzione della nuova biblioteca si sono attivate già tante persone. È stato utilizzato un progetto ideato dal laboratorio didattico di una scuola per geometri. Altre tre Associazioni hanno partecipato alla costruzione del progetto: l’Associazione ambientale La Filostra che ha proposto e aiutato a realizzare un sistema di recupero di acque piovane; il Gruppo Ferromodellismo e l’Associazione Transdolomiten con il dono di un vagone del Trenino di Fiemme (ora in fase di restauro per la realizzazione di piccole aule di studio).
L’ambiente, inaugurato a luglio, è in una fase di avvicinamento graduale verso questa nuova concezione di spazio culturale.
Già in questi mesi infatti ci sono appuntamenti all’interno della Stazione che aiutano ad orientarsi a questa nuova modalità. Ci sono laboratori per cucito e con cucina attrezzata. Ci sono spazi salotto, luoghi di relax, di benessere con terrazzo sulla catena del Lagorai, la zona bambini e la zona di lettura.
Tutto questo è ciò che vogliamo portare avanti: invitare le persone a fare di questo luogo un luogo di incontro e di aggregazione. Il nostro ruolo – ha proseguito il Sindaco – soprattutto in una piccola comunità è proprio quello di entrare quotidianamente a contatto con la realtà dei nostri cittadini, perché con la conflittualità non si costruisce nulla. Consideriamo infatti un valore condividere anche quando le cose non sono rosee. Se riusciamo a recuperare questa voglia di trasmettere positività sarà più semplice anche coinvolgere giovani e tutte le persone che si allontanano perché magari non sappiamo affrontare i problemi in modo più aperto e sereno. Nel nostro impegno pubblico ci ripromettiamo di occuparci degli altri con questo stato d’animo e mi auguro che gli spazi rinnovati siano anche luoghi di convivialità, di partecipazione e di pace.

NEL SEGNO DELLA SPERANZA
Dopo il grazie di cuore del Sindaco alla Fraternità Francescana Frate Jacopa per l’organizzazione del Convegno, a cui ha fatto riscontro l’espressione di gratitudine di Argia Passoni per l’accoglienza ricevuta in tutti questi anni – un’accoglienza feconda per la stimolante interazione con il territorio e con chi lo frequenta – ha concluso l’incontro la parola dell’Assistente, P. Lorenzo Di Giuseppe.
L’esperienza del Convegno – ha evidenziato – è stata preziosa, ricca di riflessioni, con aperture originali e interessanti sulla realtà umana, con istanze da proporre alla comunità politica, con suggerimenti da porre in atto nel nostro stile di vita quotidiano. Per non farci spianare dalla mentalità corrente, abbiamo bisogno di appoggiarci a convinzioni profonde che sostengano il nostro modo di sentire, di amare, di agire. Con chiarezza il Convegno ci ha ripetuto a più voci una necessità a cui non possiamo sottrarci: per essere persone nuove, libere, creative di pace, occorre metterci in cammino, scuoterci dalla inerzia e dall’indifferenza. Occorre fare passi di pace andando con decisione verso l’altro, camminando fianco a fianco con chi rischia di rimanere ai margini della marcia della vita. Ma per fare questo occorre ripensare chi siamo, muovendo passi verso il progetto originario pensato con amore dal Creatore che ci ha voluti tutti fratelli.
Un secondo passo da fare è uscire da un pessimismo pesante che sta incurvando l’umanità. I relatori ci hanno parlato a più voci della necessità di ricuperare la speranza, muovendoci verso un sentimento positivo della vita. Per noi cristiani questo trova un solido fondamento nel fatto che Gesù Cristo si è fatto uomo e cammina con noi, condividendo con noi le sofferenze e le sconfitte dell’umanità. In questo tempo di crisi, è prezioso ricordare che stiamo assistendo a un parto, non a un’agonia; e che le sofferenze presenti dovranno generare una nuova vita. Occorre con umiltà crescere nella conoscenza dei problemi che abitano gli uomini nostri contemporanei e, nella partecipazione alla fatica della vita su questa terra, cercare di creare catene di responsabilità e di amore per il bene comune. È un far crescere la nostra dignità verso una civile coscienza partecipativa a servizio del bene comune della pace.

“PASSI DI PACE,
PER RIGENERARE SPAZI DI VITA”

Messaggio di S.E. Mons. Lauro Tisi,
Arcivescovo di Trento

Carissimi amici della Fraternità Francescana Frate Jacopa e voi tutti partecipanti al convegno di quest’anno.
Vi invio il mio saluto più cordiale, insieme all’apprezzamento sincero per il vostro costante contributo alla costruzione di un mondo migliore, disegnato sul comune senso di responsabilità, illuminato dalla bellezza del Vangelo.
Quest’anno ci invitate a compiere “passi di pace, per rigenerare spazi di vita”.
Sono reduce dall’entusiasmante esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. Posso attestare di aver compiuto con i giovani bellissimi passi di pace. A fronte, infatti, di una realtà che gronda ovunque sangue – e non solo sugli scenari drammatici della guerra –, negli occhi dei giovani ho visto ancora futuro.
Osservando i loro sguardi e la luce che li abita ho compreso che solo lasciandoci guidare dagli occhi dei giovani, anziché imporre il nostro angolo di visuale, potremmo restituire a loro e a noi stessi l’opportunità di declinare la vita al futuro.
Il futuro è già in quello che fanno i giovani, testimoni di una bellezza e di un’intraprendenza straordinarie. Ci attestano che la vita non è uno spartito già dato – come ci ostiniamo spesso a credere –, ma una serie continua di scelte e di opportunità.
Alla Gmg di Lisbona abbiamo parlato di prospettive ecologiche. E proprio specchiandomi nei giovani ho avuto l’ulteriore conferma di quell’urgenza che chiamerei “ecologia antropologica”. Secondo questa prospettiva, l’unica vera ecologia è fare spazio e farsi piccoli, sia nelle esigenze che nelle azioni, nei confronti di chiunque incroci i nostri passi e nel rapporto con la natura. Dio stesso ha accettato di farsi embrione, mandando in tilt millenni di ricerca religiosa, perché gli uomini sono da sempre convinti che, per trovare Dio, bisogna costruire templi, fare operazioni complesse. Come Maria, icona dei giovani, siamo invece invitati a scoprire una verità stupenda: è Dio che viene a casa nostra, non viceversa. Questo Dio – ed è quanto ho sperimentato anche a Lisbona – ci chiede di aprire i nostri cuori al dono della sua Parola, della gioia, della condivisione. E di scommettere ancora una volta la nostra vita su Gesù. Egli è colui che ci dice: stando con gli altri e vivendo per gli altri si compiono passi di pace e si rigenerano spazi di vita. A cominciare da quella di ciascuno di noi.
Buon convegno, alla luce degli occhi dei giovani!
+ Lauro Tisi

Lisbona, 7 agosto 2023

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata