Dopo venticinque anni dall’ultimo Giubileo Ordinario, Papa Francesco, con la Bolla “La Speranza non delude”, ha indetto per il 2025 un Giubileo sulla ‘speranza’.
Di speranza hanno bisogno gli uomini e le donne del nostro tempo sopraffatti dalla cultura dell’effimero labile e “liquida”, direbbe Z. Bauman, perché rende incapaci di sostare per vivere i tempi forti dell’attesa, della riflessione che danno spazio al silenzio e non permettono di farsi trasportare dalla fretta o vincere dalla fatica e dalle difficoltà.
Noi siamo calati nell’effimero quando cerchiamo l’ultimo modello di cellulare che la tecnologia ci offre, quando pensiamo che quello che viene dopo sia sempre e comunque migliore di quello che è venuto prima. Viviamo angustiati perché il futuro ci appare deludente, scandito da tempi sempre uguali che non lasciano spazio alla scoperta del nuovo nella nostra vita.
Ma “la speranza non delude”.
La parola ‘Giubileo’, di origine ebraica, ha un significato di giubilo annunziato dal suono del corno d’ariete in vista di un generale condono e della remissione dei debiti. Dice il Levitico: “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti” (Lv 25,10). Ogni tribù, ogni famiglia aveva avuto in concessione dal Signore la propria terra che non poteva essere totalmente alienata. Chi, stretto dal bisogno, vendeva, aveva sempre il diritto del riscatto.
Il Nuovo Testamento volge in senso spirituale ciò che nell’Antico aveva avuto peso materiale e valore civile. Con il cristianesimo rimettere i debiti vuol dire perdonare i peccati, come dice il Padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Papa Francesco ricorda che la speranza è la virtù teologale che ha la peculiarità di indicare la finalità dell’esistenza credente. Questa ricerca di senso animata dalla speranza caratterizza tutta la vita di S. Francesco fin dai primordi della sua conversione. Anzi potremmo dire che già quando era affascinato dal modello di vita del cavaliere, era animato da una vivace apertura verso grandi ideali poiché si sentiva predestinato a compiere imprese gloriose.
Poi il Signore lo chiama a una vita evangelica, lontana dalla mondanità e portatrice di una perfetta letizia. È così che egli, nella pubblica piazza di Assisi, di fronte al vescovo Guido e al padre Pietro di Bernardone, dichiara di voler cambiare vita, e dice rivolgendosi al suo padre terreno: “Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con sicurezza: Padre nostro, che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza” (FF 1043).
Nel Calendario abbiamo passato in rassegna i diversi aspetti del cammino di speranza che hanno segnato la vita di S. Francesco: il coraggio, la comunione con gli afflitti e i poveri, il senso dell’attesa, la vera e perfetta letizia…
Sono tutte situazioni di vita che esprimono la speranza che nasce dalla fiducia che il Signore “non abbandonerà tutti quelli che sperano in lui (Sl 95,13)” (FF 287), ma sarà sempre presente nella vita dei suoi discepoli e li accompagnerà nel Regno della vita eterna dove la gioia sarà piena e senza fine.
Invochiamo Maria, “Madre della speranza” perché possa sorreggerci e proteggerci in questo anno di grazia. E affidiamoci a lei, invocandola con le parole di S. Francesco: “… tu in cui fu ed è/ogni pienezza di grazia e ogni bene”!

Il Cantico
ISSN 1974-2339
pubblicazione riservata