Pubblichiamo la 4ª e ultima parte della articolata relazione di S.E. Mons. Mario Toso “Per un nuovo umanesimo del lavoro secondo Papa Francesco”. Dato l’argomento sempre di grande interesse segnaliamo che le parti 1ª, 2ª e 3ª del tema sono reperibili rispettivamente nei seguenti numeri del Cantico: Cantico on line n.6/2015, n.7/2015, n.5/2016 (www.coopfratejacopa.it – http://ilcantico.fratejacopa.net)

4. LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI, CONDIZIONE DI UNA DEMOCRAZIA INCLUSIVA E PARTECIPATIVA
tosoChi è povero rimane escluso dalla partecipazione della vita politica (cf EG 207). Rimane fuori dal circuito della vita democratica, è emarginato rispetto ai luoghi decisionali, non ha chi lo rappresenti. La povertà, per papa Francesco, viene combattuta soprattutto, anche se non esclusivamente, creando la possibilità, oltre all’istruzione e all’assistenza sanitaria, di un lavoro dignitoso per tutti (cf EG n. 205)19.
Il lavoro libero e creativo, partecipativo e solidale, è lo strumento mediante cui il povero può esprimere ed accrescere la sua dignità (cf EG n. 192), essere rappresentato e collaborare alla realizzazione del bene comune, avendo la possibilità di un minimo di istruzione che consente di possedere una qualche opinione circa la conduzione della res pubblica. Si tratta di una visione per un verso «classica» e per un altro verso «rivoluzionaria » rispetto alla vulgata odierna, secondo cui il profitto è un valore assoluto, mentre il lavoro è considerato, come già detto, una variabile dipendente dei meccanismi monetari e finanziari.
Una «democrazia ad alta intensità»20, che vuole sconfiggere le cause strutturali della povertà, in conformità al bene comune che l’ispira, non deve, dunque, puntare allo smantellamento dello Stato sociale di diritto, semmai ad una sua estensione e rifondazione in senso societario, senza rinunciare ai diritti fondamentali del lavoro. In questo contesto, semmai, bisognerà sempre distinguere tra diritti indisponibili perché legati alla tutela della dignità e della libertà delle persone e diritti negoziabili perché legati alla contingenza e alla contrattazione.
Una democrazia inclusiva e sostanziale, infatti, poggia sul presupposto che i diritti civili e politici non possono essere reali, ovvero usufruibili, senza che siano simultaneamente attuati i diritti sociali21, tra i quali il diritto fondamentale al lavoro. Senza diritti politici, la gente non può essere sicura dei propri diritti personali; ma senza diritti sociali, i diritti politici rimangono un sogno irraggiungibile, un’inutile finzione per tutti coloro ai quali la legge li riconosce su un piano meramente formale. In un pianeta in cui oramai la realizzazione dei diritti appare un problema globale, sarebbe irrazionale pensare che essi possano essere garantiti e promossi senza l’universalizzazione di una democrazia ad alta intensità.
Peraltro, non si deve nemmeno ignorare, come suggeriscono le riflessioni dei massimi politologi e sociologi, che la democrazia e la libertà non possono essere completamente e veramente realizzate in un Paese senza che esse non lo siano in tutti i Paesi del mondo. Il futuro della democrazia e della libertà, afferma ad esempio Zygmunt Bauman, o sarà garantito su scala planetaria, o non lo sarà affatto22.
Si tenga presente che per papa Francesco una economia e una democrazia inclusive23, come anche un welfare societario altrettanto inclusivo si potranno realizzare includendo i nuovi movimenti popolari24, ossia ripartendo dalle nuove «posizioni proletarie» e dai «nuovi scarti» della società neoliberista, che il welfare tradizionale non è in grado di intercettare e che il pubblico non riesce a «vedere »25.
In particolare, per realizzare una democrazia inclusiva poggiante su una economia altrettanto inclusiva, occorre reagire e non accontentarsi, come già accennato, di soluzioni – utili, ma insufficienti – centrate sulla carità assistenziale. Questa è impari rispetto alla creazione di opportunità di lavoro per tutti, che solo una solidarietà più grande può propiziare. Vanno affrontate e risolte le cause strutturali della povertà e dell’inequità (cf EG n. 202), vanno superati i piani assistenziali che sono soluzioni provvisorie.
Va soprattutto creata un’economia nuova ed «onesta», inclusiva, con l’aiuto di una politica «buona», di istituzioni pubbliche riformate. Non basta l’azione pur meritoria, e talvolta eroica, delle Caritas diocesane. Non si tratta solo di dare da mangiare, ma di mettere la gente in condizione di portare il pane a casa, di guadagnarlo e di vivere con dignità. «[…] Non è sufficiente sperare che i poveri raccolgano le briciole che cadono dalla tavola dei ricchi. Sono necessarie azioni dirette a favore dei più svantaggiati, l’attenzione per i quali, come quella per i più piccoli all’interno di una famiglia, dovrebbe essere prioritaria per i governanti»26. Ci vuole proprio l’apporto specifico ed insostituibile della politica, che è una delle espressioni più alte dell’Amore, del servizio27, e che ha a sua disposizione i mezzi di una solidarietà più grande rispetto a quella assistenziale.
Secondo papa Francesco, urge l’azione di una politica che non sia succube del capitalismo finanziario, che riacquisti cioè il primato rispetto al capitalismo finanziario e che si ponga a servizio del bene comune (cf EG n. 205) e sia, pertanto, in grado di orientare i mercati finanziari non solo al potenziamento dell’economia produttiva, ma anche di proporre politiche attive del lavoro per tutti.
Papa Francesco afferma chiaramente che noi oggi abbiamo bisogno di uomini politici che si impegnano a sanare le radici profonde dei mali sociali e che, aprendosi a Dio, abbiano veramente a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri. Ci si forma una nuova mentalità politica ed economica proprio a partire dall’apertura alla Trascendenza, che aiuta ad allargare le proprie prospettive e a superare la esiziale dicotomia tra economia e bene comune sociale. È proprio quanto suggerisce il Convegno ecclesiale di Firenze che punta a seminare un nuovo umanesimo nei solchi della storia a partire da una vita intesa incentrata in Gesù Cristo.

5. CONCLUSIONE
Nei paesi del G20, l’ampia e persistente mancanza di posti di lavoro, sia in termini di quantità che di qualità, sta compromettendo la ripresa della crescita economica. È quanto sostiene il rapporto G20 labour markets: outlook, key challenges and policy responses, preparato da ILO, OCSE e Banca Mondiale per la riunione dei Ministri del lavoro che si è svolto a Melbourne il 10 e l’11 settembre 201428.
In questo momento storico, sembra che in Europa prevalga la prospettiva di una politica ridotta principalmente ad attività di risanamento, di contenimento dei deficit dello Stato, di tagli al Welfare. In Italia, a parte alcuni tentativi timidi ed insufficienti, mancano robuste politiche del lavoro per tutti, dello sviluppo industriale, dello sviluppo integrale, sostenibile, inclusivo; non è curato adeguatamente il rapporto del mondo della scuola con il mondo del lavoro, non per rendere la scuola strumentale al mondo delle imprese, ma perché prepari per la vita anche con riferimento alla professione29.toso 2
Finché non si disporrà non solo di mercati monetari e finanziari orientati al bene comune, ma anche di istituzioni internazionali dotate di poteri reali per il loro controllo effettivo − dato che il territorio nazionale non è più il perimetro sufficiente per vigilare sui meccanismi e sui flussi di scambio sovranazionali −, e per elaborare organiche politiche attive del lavoro, politiche fiscali armonizzate tra loro, nonché politiche che favoriscano decisamente la ricerca e l’innovazione, non si potrà disporre di una politica complessiva veramente a servizio del bene comune, di una «democrazia inclusiva» a più alta intensità.
Vivendo in un contesto in cui è cresciuta la distanza tra rappresentanti e rappresentati, tra la cultura dei primi e i bisogni dei secondi, si sente, in particolare, l’urgenza di nuovi movimenti dei lavoratori più coesi, più capaci di agire in sinergia con tutti quei soggetti sociali e politici che credono in una nuova cultura del lavoro, inteso in senso personalista, solidale, aperto alla trascendenza e30, pertanto, si battono per un nuovo ordinamento economico e sociale, come spazio di fraternità, di giustizia, di dignità per tutti e di pace31.

S.E. Mons. Mario Toso
Vescovo di Faenza Modigliana,
già Segretario Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

19 La Caritas in veritate di Benedetto XVI ha cercato di definire che cosa sia un lavoro «dignitoso» a partire dall’espressione decent work propria del lessico adottato dall’Organizzazione internazionale del lavoro. «Che cosa significa la parola “decenza” applicata al lavoro – si domanda papa Ratzinger – ?
Significa un lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa» (Caritas in veritate, n. 63).
20 Si tratta di una espressione usata anche dal cardinale Bergoglio: cf ad es. J. M. BERGOGLIO, Noi come cittadini. Noi come popolo. Verso un bicentenario in giustizia e solidarietà. 2010-2016, LEV-Jaca Book, Città del Vaticano-Milano 2013, p. 29; M. TOSO, L’utopia democratica di papa Francesco, in C. ALBORETTI, La buona battaglia. Politica e bene comune ai tempi della casta, Tau Editrice, Todi 2014, pp. 105-130.
21 Per una visione unitaria dei diritti, nonché per una riflessione articolata sull’importanza dei diritti sociali, si veda L. FERRAJOLI, Dei diritti e delle garanzie.Converzazione con M. Barberis, Il Mulino 2013. Il diritto al lavoro oggi trova un ostacolo alla sua realizzazione anche nella crescita del convincimento che una maggior flessibilità, attuata a mezzo di contratti sempre più brevi ed insicuri, faccia aumentare l’occupazione; e, inoltre, nel fatto che le imprese sono state sospinte a costruire un modello produttivo finanziario totalmente asservito alla libertà di movimento del capitale. A questo proposito, Luciano Gallino, noto esperto delle trasformazioni del lavoro e dei processi produttivi nell’epoca della globalizzazione, in un suo recente saggio, ha scritto che la credenza che una maggior flessibilità del lavoro aumenti l’occupazione equivale, quanto a fondamenta empiriche, alla credenza che la terra è piatta. «Nondimeno – egli sottolinea – se uno afferma che la terra è piatta trova oggi pochi consensi, la credenza che la flessibilità del lavoro favorisca l’occupazione viene ancora condivisa e riproposta da politici, ministri, giuristi, esperti di mercato del lavoro, economisti, ad onta dei disastrosi dati che ogni giorno circolano sull’incessante aumento dei lavoratori precari e delle condizioni in cui vivono o sopravvivono» (L. GALLINO, Vite rinviate. Lo scandalo del lavoro precario, Editori Laterza, Roma-Bari 2014, p. 54).
22 Cf, ad esempio, Z. BAUMAN, Il demone della paura, Editori Laterza-Gruppo Editoriale L’Espresso Spa, Roma-Bari- Roma 2014, p. 48. Sul rapporto tra democrazia e libertà si veda: M. TOSO, Democrazia e libertà. Laicità oltre il neoilluminismo postmoderno, LAS, Roma 2006.
23 Sul tema della democrazia inclusiva ci permettiamo di rinviare a: M. TOSO, Riappropriarsi della democrazia, LEV, Città del Vaticano 2015, seconda ristampa.
24 Cf Discorso del santo Padre Francesco ai partecipanti all’incontro mondiale dei Movimenti popolari (martedì, 28 ottobre 2014). Ecco le precise parole di papa Francesco: «I movimenti popolari esprimono la necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie, tante volte dirottate da innumerevoli fattori. È impossibile immaginare un futuro per la società senza la partecipazione come protagoniste delle grandi maggioranze e questo protagonismo trascende i procedimenti logici della democrazia formale. La prospettiva di un mondo di pace e di giustizia durature ci chiede di superare l’assistenzialismo paternalista, esige da noi che creiamo nuove forme di partecipazione che includano i movimenti popolari e animino le strutture di governo locali, nazionali e internazionali con quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune. E ciò con animo costruttivo, senza risentimento, con amore».
25 Cf IUSVE-LISES-CONFCOOPERATIVE-FEDEERSOLIDARIETÀ VENETO, Rizomi per un nuovo welfare, Edizioni Proget, Padova 2014, p. 78. Nel senso di una democrazia e di un welfare inclusivi va anche il discorso di papa Francesco rivolto ai partecipanti all’Incontro mondiale dei Movimenti popolari (28 ottobre 2014), Aula vecchia del Sinodo, Città del Vaticano.
26 Messaggio del Santo Padre Francesco al Presidente del Panamá in occasione del VII Vertice delle Americhe (10 aprile 2015).
27 Cf FRANCESCO, Discorso pronunciato davanti alla popolazione di Scampia in piazza Giovanni Paolo II (21 marzo 2015).
28 Secondo il rapporto realizzato dalla Banca mondiale e dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), sono oltre cento milioni le persone attualmente senza un’occupazione nei Paesi del G20, mentre sono quasi 500 milioni nel mondo i cosiddetti lavoratori poveri, ovvero quelli che vivono con meno di due dollari al mese.
29 Purtroppo, in alcune Regioni ove ci sarebbe un maggior bisogno di preparazione al mondo del lavoro, le scuole professionali sono penalizzate, non adeguatamente promosse, mentre sarebbe necessario investire di più in esse, anche per non abbandonare i giovani nelle mani della mafia. Sul sistema professionale italiano si veda almeno: L’intelligenza nelle mani. Educazione al lavoro nella formazione professionale, a cura di Dario Nicoli, Rubbettino, Catanzaro 2014.
30 Non va dimenticato che «la cultura del lavoro – afferma papa Francesco in un suo discorso non letto ma consegnato al mondo del lavoro il 22 settembre 2013 a Cagliari – in confronto a quella dell’assistenzialismo, implica educazione al lavoro fin da giovani, accompagnamento al lavoro, dignità per ogni attività lavorativa, condivisione del lavoro, eliminazione di ogni lavoro nero».
31 Conscio che il tema del lavoro dignitoso è collegato con la giustizia sociale e la pace, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha collaborato volentieri con l’OIT (Organizzazione internazionale del lavoro) perché fosse preparato un testo che illustrasse la convergenza di varie religioni sul senso del lavoro e sulla sua promozione: OFICINA INTERNACIONAL DEL TRABAJO, Convergencias: el trabajo y la justicia social en las tradiciones religiosas, Ginebra 2012.