Marta Rovagna
Assisi ti accoglie comparendo dalla strada, già da lontano, con il grande portico della Basilica, la pietra bianca e rosa. Poi all’arrivo la salita è premiata dalla vista della grande piazza con le due basiliche incastonate l’una sull’altra. È qui che a 16 anni per la prima volta ho incontrato veramente San Francesco.
Cresciuta in parrocchia, ho frequentato la scuola primaria in un istituto di suore francescane.
È lì che ci hanno avvicinato alla figura del Santo di Assisi, ma quei piccoli semi hanno germogliato in silenzio e dato i loro frutti molti anni dopo. Di quell’estate dei 16 anni ricordo molta emozione, la gioia di un incontro vero, vissuto, intimo e profondo con quel Signore di cui avevo tanto sentito parlare e con cui sognavo avere un rapporto più personale. Le sensazioni, le emozioni e le risonanze del cuore da ragazzi hanno un sapore di assoluto, di devastante nella loro grandezza. Ricordo il cuore come ampliato nella meditazione di un pomeriggio di deserto, silenzio e preghiera, cose così insolite da adolescenti. Il passo delle Fonti Francescane da meditare era quello relativo a San Francesco che copre il suo capo con il cappuccio del saio e che, ripetendo il nome di Dio, si lecca le labbra dalla dolcezza che ne deriva. Un amore forte quello che lo legava al Padre, così simile all’innamoramento che, piccolo e imperfetto, si vive in quegli anni di prima gioventù. Ricordo che quella è stata la chiave per entrare, sostare sulla soglia del grandissimo mistero della relazione con il Signore, Dio Padre.
In quel primo stupore, forse ingenuo, certamente genuino, mi sono sentita fortemente attratta dal cammino francescano in tutte le sue forme.
È stata un’estate di grandi promesse e di grandi desideri espressi contemplando il tramonto seduta sulla pietra del grande portico, che era accessibile a noi ragazzi in quei giorni di campo scuola. Il desiderio più grande era di non lasciare questa bellezza, la preghiera nel mio cuore era di rimanere legata per sempre adAssisi, per tutta la vita. Era un desiderio bambino, pieno di emozioni di cui oggi ricordo, come un eco, una pienezza deliziosa. Negli anni il rapporto con San Francesco è sempre rimasto vivo.
Con tanti pellegrini che si incontrano per strada anche io, camminando, ho stretto amicizia con altri santi della sua famiglia. Sant’Antonio, San Massimiliano Kolbe, San Pio da Petralcina. San Massimiliano mi ha guidato nello studio e nella comprensione di una delle tragedie più grandi dello scorso secolo. Sotto le ali del prim’ordine francescano sono cresciuta come persona, come donna e nel mio lavoro di giornalista: appena laureata mi è stata affidata la stesura di una piccola biografia di San Massimiliano e questo mi ha dato la possibilità di leggere e approfondire, in un modo che forse non avrei mai usato, la figura di questo santole. Ogni passo dentro la famiglia francescana mi ha donato scorci di bellezza, chiavi per comprendere, mi ha avvicinato strumenti di fede, primo tra tutti quello di Maria, Madre, compagna e alleata.
Molti anni dopo, molte strade percorse, diverse sbagliate, sono arrivata, neosposa e neomadre nella fraternità Frate Jacopa. Per me è stato come rientrare in una famiglia che per un certo periodo avevo perso di vista.Ametà ottobre del 2018, dopo sei anni di cammino insieme agli altri fratelli, ci è stato chiesto di entrare ufficialmente in fraternità.
Questa domanda ha deflagrato nel mio cuore come una bomba. Dal fondo dei ricordi è emersa nitidamente la mia preghiera, 16enne, nel tramonto di Assisi, avvolta dalle braccia di pietra della basilica, cullata come in un ventre. Le mie parole erano state allora davvero ascoltate, nonostante siano poi passati molti anni prima che si compissero.
Quando la Parola diventa vera nella nostra vita l’emozione è indescrivibile: la messa con il rinnovo delle promesse battesimali e l’adesione alla famiglia francescana è avvenuta proprio nella Basilica che mi ha tenuto tra le braccia come una neonata nella fede, quelle pietre, accarezzate, amate, sognate, come mani del Signore sulle mie spalle mi hanno nuovamente abbracciato per accogliermi nel loro seno. Vicino al cuore pulsante della Chiesa, accanto alla tomba di San Francesco, ho aderito con il cuore unificato, pacificato, grato immensamente. Intorno a me lo sposo che il Signore mi ha donato, i miei figli, i miei fratelli nella fede. La ricchezza delle promesse mantenute, in una gioia inimmaginabile per la sua pienezza.