Mariarosa Caire
Sul terreno lungo il fiume Dora Riparia, dove sorgevano fabbriche della Torino operaia, riconvertito a grande parco pubblico, si è svolta dal 22 al 26 settembre la XIV edizione di Terra Madre Salone del Gusto.
A raccontare la rigenerazione dei territori della nostra penisola sono oltre 600 produttori di tutte le regioni italiane, tra cui 150 presidi Slow Food, insieme a circa tremila delegati della rete di Terra Madre provenienti da 130 paesi, tra cui Ucraina e Afghanistan, 200 indigeni e altrettanti migranti.
All’apertura il Commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni, invita a guardare oltre la crisi, agli anni futuri nell’ottica della rigenerazione:
“Rigenerazione vuol dire dare nuova energia, cambiare modello di sviluppo… avendo una qualità di vita migliore: respirare meglio, mangiare meglio e muoversi meglio nelle nostre città” “Slow Food oggi all’Europa insegna il legame con il territorio e con l’agricoltura di qualità.”
Terra Madre, che raggruppa comunità dell’alimentazione impegnate a salvaguardare la qualità delle produzioni agro-alimentari locali, è stata creata da Slow Food nel 2004, per proteggere e sostenere i piccoli produttori, per dare voce e visibilità a contadini, pescatori, allevatori, trasformatori, piccoli produttori attraverso una rete mondiale di oltre centomila soci che, disponendo di strumenti di condivisione delle informazioni, crea modelli di sostenibilità, opportunità, visibilità, rafforzando la sensibilità verso sistemi di produzione altri dalla globalizzazione di produzioni in grande scala, territori, sementi …
Nel pomeriggio del primo giorno un incontro, organizzato da Famiglia Cristiana, dedicato all’“Economia di Francesco” ha creato un ponte ideale che ha unito Torino ai mille giovani arrivati da tutto il mondo negli stessi giorni ad Assisi per l’incontro “The Economy of Francesco”, con la partecipazione in remoto del leader Luigino Bruni; in collegamento da Roma l’economista politico Pier Carlo Padoan ha dialogato con i partecipanti in presenza a Torino: il fondatore di Slow Food Carlo Petrini e il presidente della fondazione CRT Giovanni Quaglia.
Luigino Bruni afferma con forza che “Bisogna cambiare i giovani per cambiare l’economia… L’aspetto giovanile è quello più decisivo”. Ricorda le parole di Papa Francesco nell’incontro del 2 ottobre 2021 “A voi, giovani, rinnovo il compito di rimettere la fraternità al centro dell’economia…” Il Papa offre oggi ai giovani di Assisi tre indicazioni di percorso: “Guardare il mondo con gli occhi dei più poveri, condividere la loro vita, come il movimento francescano ha fatto fin dalle origini”, “Voi siete studenti, studiosi, imprenditori, ma non dimenticatevi del lavoro delle mani, del lavoro, la sfida del nostro tempo; mentre create beni e servizi non dimenticatevi di creare lavoro”, infine “l’incarnazione: tradurre gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete … le idee diventate carne, concretezza, impegno quotidiano … fecondano giorno dopo giorno la terra”. “Andate avanti con l’ispirazione e l’intercessione di San Francesco”. Luigino Bruni è consapevole che oggi si cerca un senso, un significato che va al di là dell’economia: prima della conversione economica viene quella umana e relazionale: “Quella sostenibilità spirituale che una volta era riempita dalle religioni e dalle grandi ideologie politiche oggi va in qualche modo colmata.”
Carlin Petrini ricorda i 500 milioni di piccole entità produttive che rifioriscono in tutto il mondo: garantiscono l’alimentazione dell’80% dei viventi, ma “ancora non hanno capacità di rilevanza politica, di influire sul tessuto politico … La sostenibilità passa attraverso queste realtà”. E ci ricorda che il principale sconquasso della crisi climatica è il sistema alimentare globale: “Già oggi che la popolazione mondiale globale non supera gli 8 miliardi di persone, si produce cibo in grado di sfamarne 12 miliardi; significa che il 32% degli alimenti commestibili viene buttato via. È un fallimento epocale perché nel frattempo circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono la fame.” “E per produrre quel cibo abbiamo sprecato miliardi di litri di acqua e utilizzato milioni di ettari di suolo. Occorre ridurre lo spreco, non aumentare la produzione come si ripete ciclicamente”
Ci ricorda che “la storia della cucina non è stata realizzata da chef come quelli di oggi, onnipresenti, quasi guru, maestri di pensiero, teologi, ma da schiere di donne in economia di sussistenza e sostenibilità; eppure il piacere alimentare non era negato o sottomesso per il fatto che nulla era sprecato, scartato…”
Pier Carlo Padoan elogia il lavoro di Carlo Petrini e concorda sulla situazione paradossale dello spreco, di cibo e di energia; rimarca il problema della distribuzione delle risorse, con gli squilibri che si vedono soprattutto a livello internazionale; fa presente che nel campo della certificazione della ESG per misurare gli interventi finanziari, all’importanza attribuita alla dimensione della sostenibilità ambientale, debba unirsi sempre più quella verso la sostenibilità sociale.
Giovanni Quaglia riflette sul termine sostenibilità derivandolo da “sustain”, il pedale del pianoforte che lascia risuonare a lungo le note suonate: così noi dobbiamo fare in modo che i risultati di quello che realizziamo durino a lungo, la durabilità darà anche nuove forme di lavoro, ad esempio quelle artigianale, riparazione… che ora sono state abbandonate, durabilità da collegare con economia circolare. Ricorda l’articolo 2 della Costituzione e ribadisce il forte legame che unisce sostenibilità con equità e responsabilità; essere responsabile vuol dire caricarsi del peso dell’altro, prendersi cura della comunità, dove si sta insieme con rispetto, dialogo, capacità di ascolto. Ricorda come nella cultura cattolica sia sempre stata forte la sensibilità verso il bene comune: cita ad esempio le settimane sociali e le 99 proposizioni del Codice di Camaldoli (luglio 1943) che indicavano il percorso in quattro passaggi: pensare, condividere, progettare, decidere.
Cambiare è possibile?
Carlin Petrini afferma che sì, è possibile se siamo in tanti a farlo, tenendo presente che il primo responsabile della crisi ecologica che stiamo affrontando è quello alimentare, in primis la filiera della carne con gli allevamenti intensivi.
Come? Ci invita ad aprire il frigorifero di casa nostra, vedere quanto c’è di inutilizzato, di superfluo, per mettere in atto “ricette”, comportamenti pratici volti a ridurre gli sprechi, utilizzare meno proteine animali nei nostri piatti, essere attenti alla stagionalità nell’acquisto dei prodotti…
Le “ricette” sono le stesse che Papa Francesco ha scritto, chiaro e forte, nella sua Enciclica “Laudato si’”.
Il Cantico
ISSN 1974-2339
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