verjpegIl ritiro della Fraternità di Verona in preparazione alla Pasqua si è svolto domenica 30 marzo presso il monastero dei Padri Stimmatini a Sezano; ha partecipato anche la Fraternità di Brescia, oltre a qualche simpatizzante.
Don Roberto Vesentini è ritornato dopo dieci anni circa ad animare un nostro ritiro di Pasqua; si è rivelata davvero preziosa la sua esperienza come assistente diocesano Unitalsi. Il programma della giornata prevedeva due meditazioni alla mattina e il dialogo tra i presenti nel pomeriggio; don Roberto si è soffermato sul Vangelo di Giovanni, in particolare i capitoli 13, 18 e 19 (la lavanda dei piedi, l’ultima cena, la Passione). Particolarmente articolato il dialogo; gli interventi dei partecipanti hanno sviluppato gli stimoli proposti nelle meditazioni della mattina.
La giornata è iniziata nella biblioteca con la recita delle lodi, seguita dalla prima meditazione di don Roberto. Dopo la pausa, la seconda meditazione; la recita dell’ora media e l’Angelus hanno preceduto il pranzo nel refettorio, vivacizzato dalla presenza di vari gruppi che, come il nostro, trovano accoglienza per le loro iniziative nel Monastero. Durante il pomeriggio il dialogo e le domande a don Roberto; la celebrazione eucaristica conclusiva si è svolta nella sala liturgica del monastero. Prima dei saluti, siamo ritornati in biblioteca per un rinfresco che ha accompagnato la consegna di un simpatico ricordo della giornata e del nuovo numero di Fraternamente, il foglio di collegamento della nostra Fraternità.
Di seguito, qualche spunto introduttivo degli argomenti trattati da don Roberto.
Attraverso quali vie si può incontrare Gesù? Certamente attraverso la sua parola, il Vangelo. Attraverso la parola, attraverso l’assemblea incontriamo il Signore. E lo incontriamo nella carità fraterna. Quali pensieri abbiamo verso gli altri? Abbiamo pregiudizi? I pensieri, le parole sono importanti. Il Signore Gesù si fa incontrare in tanti modi, l’importante è incontrarlo, viverlo.Per tanti anni c’è stato detto della volontà di Dio, “fare la volontà di Dio”. Ma cosa vuol dire? L’unica cosa che conta è l’amore, questa è la volontà di Dio. L’unica cosa che vuole Dio è che siamo felici. La vita comporta tanti inconvenienti, anche sofferenze. Ma tutta la vita è in questa prospettiva.
La Passione del Signore è nella prospettiva dell’amore, non della morte. Lo comprendiamo nei capitoli 13 e seguenti del Vangelo di Giovanni, dove la prospettiva è questa: “Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Gesù è passato attraverso la cattura, i processi, la condanna, la croce. Ha veramente sofferto tantissimo, ma la prospettiva di Giovanni è un’esperienza d’amore; allora la nostra prospettiva non è la sofferenza ma l’amore, l’incontro con Gesù Cristo morto e risorto. Gesù ci cambia la vita; il Signore desidera che prendiamo la nostra vita in questa chiave di lettura.
Il cuore del Vangelo è: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34s).
Il peccato più grande oggi è l’adorazione del proprio “io”, mentre Gesù ci ha insegnato: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). Noi non siamo pronti a far dono della nostra vita perché il nostro “io” ce lo impedisce. La storia della Passione è una storia di vittoria, non di sconfitta: l’amore vince l’odio. La visione cristiana ci fornisce una prospettiva diversa del male: Gesù ha vinto il male con il suo amore. Tutto quello che sta succedendo nel mondo è un travaglio del parto, la prospettiva pasquale è questa: non c’è niente di male che Dio non possa trasformare in bene. E questo riguarda anche il male che c’è in noi. Non possiamo fermarci al venerdì santo; la prospettiva è la Pasqua, la risurrezione.
La morte di Gesù è l’espressione di amore per tutti in ogni tempo, ecco perché papa Francesco si esprime in questi termini. Che verità c’è nelle parole del Vangelo? Il Vangelo è un invito continuo alla conversione, ogni volta che ascoltiamo la parola del Signore è un invito a cambiare. Cosa vuol dire convertirsi? È la scelta tra la luce e le tenebre, tra la vita e la morte.

Renato Dal Corso