Autunno Iª Tappa delle Tempora

IL DONO DELLO SPIRITO DALL’ALTO
È molto prezioso prendere coscienza della nostra fede attraverso il Messaggio del Papa per la cura del creato. Abbiamo infatti l’opportunità di evitare il rischio di cadere in un attivismo privo di sostanza nell’essere risolutivi facendo qualcosa con iniziative anche clamorose, ma condotte senza la preoccupazione di mettere in discussione noi stessi, cambiando il nostro cuore. È rischioso cadere in un atteggiamento tecnologicista che pretende di risolvere rapidamente i problemi con uno strumento esterno, poiché esso porta poco frutto.
Invece occorre fermarsi un istante ascoltando un pensiero sapiente che ci aiuti a coinvolgerci nella conversione del nostro cuore. Potremo scegliere l’iniziativa migliore solo dopo aver cambiato il nostro cuore!
Il Messaggio ruota attorno alla citazione di Isaia (32, 15-20). Il primo versetto comincia con l’avversativa: “ma infine”, perché nei versetti precedenti il profeta prende di mira la stupidità di chi amministra la città nelle sue tensioni che compromettono la vita. In particolare prende di mira le donne di Gerusalemme per il loro lusso e per lo squilibrio sociale che alimentano con le loro pretese, invece di praticare la giustizia.
Davanti a questa situazione sociale di benessere che viene esibito e ricercato in opposizione ai poveri, il profeta comincia il brano biblico con un’avversativa: “Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto”.
L’aspetto di una dimensione spirituale che è capace di cambiare il cuore viene espressa ripetutamente da Isaia. Ricordiamo in particolare il brano del germoglio che spunterà dal tronco di Iesse, che descrive una condizione paradisiaca nella quale l’appetito del più forte viene frenato, il debole può vivere ed esprimere se stesso senza essere sbranato dal più forte. Il re, discendente di Davide, con il dono dello spirito dall’alto, è in grado di esercitare una sovranità che fa la giustizia e quindi la pace. La terra torna ad essere il giardino dell’Eden nel momento in cui, pieno dello spirito, il re esercita la giustizia.
Nel brano iniziale l’effusione dello Spirito dall’alto è partecipata a tutti, non è solo per il re. “Il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino”. I luoghi in cui abitano la giustizia e il diritto diventano lussureggianti, piacevoli, pieni di vita.
Praticare la giustizia darà la pace.
Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre.

LA GIUSTIZIA PORTA LA PACE
La giustizia dà a ciascuno il suo, dà un limite al proprio appetito, dà la garanzia di trovare il necessario, per cui si toglie forza alla paura di non avere, alla mancanza che genera rivalsa.
La pace è la condizione in cui siamo pieni, per cui non abbiamo motivo di tensione. Ciascuno riesce ad avere quello che gli occorre. Nel momento in cui la giustizia riesce a rispondere alle necessità, esse non sono il motore per cui ognuno deve pensare a sé e l’altro è l’avversario contro il quale opporsi per avere quello che serve. A nessuno manca niente.
Ricordiamo negli Atti degli apostoli che la moltitudine dei credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma tra loro tutto era comune e nessuno era bisognoso. Sappiamo che questa disponibilità e generosità vennero anche fraintese e simulate creando anche squilibrio. Ma Luca ci parla di una necessità che è supplita dalla fraternità con cui la comunità cristiana si fa carico delle necessità dell’altro.
La giustizia non è l’equità per cui si dà la stessa cosa a tutti, ma è la capacità di rispondere alla necessità che ci interpella perché l’altro non ci è indifferente, ma, essendo fratello, è qualcuno che sentiamo il bisogno di sostenere, di difendere, di promuovere.
Per realizzare questa giustizia il Papa, nel Messaggio, ha una decisa parola di operatività che invita a mettersi all’opera per la realizzazione di questa giustizia che genera la pace. Fra queste esigenze di giustizia non dobbiamo dimenticare quella che il Papa chiama “giustizia ambientale”, cioè che sia dato a ciascuno il necessario anche nella nostra casa comune, senza privare coloro che hanno il diritto di un ambiente vitale.
La giustizia non è solo una questione di distribuire risorse, cibo, denaro, ma è anche garantire quella condizione ambientale nella quale poter vivere ed esprimere se stessi senza sottrarre l’ambiente vitale ad una popolazione. Si tratta di giustizia ambientale.
Diventa allora iniquità la rapacità con cui si sottrae e si impedisce all’altro di godere della condizione nella quale è possibile esprimere pienamente se stessi.
Lo Spirito che viene dall’alto sul re, come sul popolo, suscita una giustizia che è capace di garantire anche al più debole un suo spazio vitale-ambientale e di fermare l’appetito del violento e del forte, cosicché sia fatta giustizia.
Questa capacità di essere operativi e di fare le cose che permettono la presenza della giustizia viene richiamata dal Messaggio e viene incoraggiata con parole accese e determinate.
“La giustizia ambientale, implicitamente annunciata dai profeti, non può essere considerata un concetto astratto… Si tratta di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani, ha il volto di Gesù cristo nel quale tutto è stato creato e redento”.
L’attenzione ambientale non è un accessorio del quale ci possiamo fregiare per esibire una sensibilità raffinata, ma si tratta di una dimensione fondamentale per la nostra vita.
La giustizia ambientale ci deve muovere per realizzare le condizioni di difesa del patrimonio ecologico, ma anche di garanzia che al più debole sia lasciato il luogo nel quale poter esprimere la propria vita.
Gli elementi più significativi sono non tanto quelli che dettano delle regole, delle iniziative che ispirano delle azioni, anche perché esse vengono superate nel tempo.
Il punto fondamentale è la nostra trasformazione.

IL SEME SI CONSEGNA INTERAMENTE ALLA TERRA
Nel Messaggio il Papa dice come noi siamo coinvolti nell’esercizio di giustizia per la pace: la nostra azione è paragonata a quella della semina che si divide in quattro momenti.
Nel primo “il seme si consegna interamente alla terra”. Il seme è immersivo. Sparisce, ma agisce.
Così noi, pieni dello Spirito dall’alto, chiamati ad esercitare la giustizia, non possiamo pretendere che questo esercizio, che porta la pace, sia fatto dall’esterno. Il seme deve stare dentro. Il credente deve stare nei contesti in cui si trova. Siamo disseminati nelle varie condizioni di vita in cui non possiamo essere marginali e illuderci che il cambiamento avvenga solo perché noi lo diciamo. Occorre esserci.
Quando Israele legge la sua dispersione nel mondo e il disastro dell’esilio, lo fa in chiave di una semina. Il Signore ha seminato il suo popolo dappertutto con l’invito a inserirsi e a partecipare alla vita dei popoli. Il Signore radunerà di nuovo i suoi. L’esilio e il ritorno sono come una semina e un raccolto. Nella semina Israele deve essere radicato nel posto in cui si trova. Così fa il chicco e così dobbiamo fare noi, altrimenti non saremo efficaci.

… CON LA FORZA DIROMPENTE DEL SUO DONO
Il seme è potente da se stesso. Apparentemente sembra duro, inerte, non vitale, invece ha una potenza di vita in se stesso. Il contadino si stupisce sempre che esso sia capace di diventare un germoglio di vita: spacca la terra, esce, si radica, cresce.
Noi dobbiamo avere fiducia nella potenza che ci viene dal Vangelo, senza sostituirla con altro che ci può apparire più semplice, più accomodante. Il Vangelo di Cristo Gesù è potente. La sua grazia è vitale ed efficace, non è così per le nostre strategie. Abbiamo bisogno di avere più fiducia nella potenza del Signore.
Invece sostituiamo volentieri la Parola del Signore con opinioni o con altri messaggi che ci sembrano più accomodanti o meglio recepiti. Ma essi non sono vitali!
Solo il dono che viene dall’alto è capace di portare il frutto di giustizia e di anticipare il regno di Dio. Se vogliamo essere efficaci per la giustizia e per la pace non dobbiamo vergognarci del Vangelo. Anzi dobbiamo seguirlo nella purezza più alta in modo da non comprometterlo con il nostro peccato e le nostre resistenze, ma renderlo quanto più possibile efficace e produttivo.

… LA VITA GERMOGLIA ANCHE NEI LUOGHI PIÙ IMPENSATI
Non dobbiamo credere che ci siano degli esclusi dall’azione del Signore. Anche là dove non ci sembra possibile che cresca niente, qualcosa può nascere. Potrà non essere il frutto sperato, potrà avere tutte le sue difficoltà, ma ciò non toglie che l’efficacia potente della Parola sia capace di produrre frutto anche dove a noi sembra di no. Lasciamoci sorprendere dal fatto che il Signore è capace di generare dove noi non abbiamo più speranza.

… IN UNA SORPRENDENTE CAPACITÀ DI GENERARE FUTURO
La dimensione della sorpresa è preziosa. Se noi siamo ciechi e non vediamo quello che il Signore fa fiorire, non facciamo un gran servizio.
Abbiamo bisogno di rimanere pronti alla sorpresa. Nessuna amarezza ci deve consegnare alla sfiducia nei confronti dell’azione del Signore. Lasciamoci sorprendere dal Signore che è capace di anticipare i tempi, creare condizioni inattese nelle quali la sorpresa del suo regno ci permette di gustare un esercizio di giustizia e di misericordia che spalanca le porte della pace!
Se ci risparmiamo, invece di immergerci, e non abbiamo fiducia nella forza divina e trascuriamo i luoghi impensabili e non abbiamo speranza nel Signore, ma solo nei nostri meriti, allora diventiamo inutili per questa semina e trasformazione del deserto in un giardino.
Siamo come il sale insipido che non serve a niente se non ad essere gettato. Ciechi davanti all’opera di Dio, rischiamo, nella nostra ottusa presunzione che non cambia niente, di non portare alcun beneficio al mondo.
Invece è prezioso convertire il nostro cuore e renderci disponibili all’opera del Signore ed essere con Lui custodi di quel giardino in cui condividere il dono della pace.

Trascrizione liberamente tratta dalla registrazione
dell’intervento di Don Stefano Culiersi
domenica 14 settembre 2025
A cura di Graziella Baldo