Riportiamo alcune risonanze tratte dagli incontri sul Padre Nostro fatti nel 2020/2021 dalla Zona Pastorale Fossolo della Diocesi di Bologna

Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno:
Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande» (Mt 7, 21-27).

In questo brano evangelico la frase che mi ha colpito e che ha costituito la chiave per aprire la mia riflessione è stata questa: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Qui gli operatori d’iniquità operano “nel nome di Dio”!
Fa meraviglia che profetando, scacciando demoni, compiendo molti prodigi nel nome di Dio si possa operare l’iniquità.
Questi operatori di iniquità nel nome di Dio sono allontanati da Cristo, in quanto non sono riconosciuti da Lui come suoi discepoli, cioè non lo conoscono.
Essi rinunciano alla mediazione di Cristo che si è incarnato per mostrarci il Padre. Rinunciano al compimento della legge dato da Cristo. E allora non possono fare altro che interpretare la legge alla lettera e, così, operando si allontanano da Lui e costruiscono la propria casa sulla sabbia, che crollando sotto il peso delle prime avversità, uccide chi vi abita.
Infatti come dice S. Paolo, “la lettera uccide, mentre lo spirito vivifica” (2 Cor 3,6).
Il vero senso della legge non è quello letterale e solo Cristo può darlo. Per questo bisogna essere amici di Cristo! Ma come si fa a conoscere Cristo?
È una conoscenza esperienziale: i discepoli di Cristo si fidano di Lui, lo amano e ne seguono le orme agendo insieme a Lui nella povertà di spirito, nell’umiltà, nell’obbedienza al Padre…
I discepoli di Cristo non operano per “ricevere gloria gli uni dagli altri” (Gv 5,44), ma per convertirsi.
L’esperienza di agire insieme a Cristo li converte rendendoli simili a Lui.
L’esperienza di agire insieme a Cristo li trasforma in uomini saggi che costruiscono la loro casa sulla roccia. Certo non mancano le difficoltà nella vita (cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti), ma il legame con Lui ci dà forza e pace. È un legame che ci protegge, come una casa salda costruita sulla roccia.
Fare la volontà di Dio significa accettare questo legame.
Fare la volontà di Dio significa essere in comunione con Cristo e quindi col Padre.

Graziella Baldo

Il brano del Vangelo di Matteo ci invita ad ascoltare le parole del Signore e a metterle in pratica ovvero a seguire la volontà del Padre non con un atteggiamento di forzata sottomissione, come se ci sentissimo privati della nostra libertà, ma nella consapevolezza che fare la sua volontà è il nostro bene. Se invece noi ci lasciamo guidare dalla nostra volontà, cadiamo in balia dei nostri stati d’animo, del nostro desiderio di emergere sugli altri, come accade a quei personaggi del Vangelo di Matteo, che si vantano di aver scacciato i demoni (sia pure in nome di Dio) come se questo fosse merito loro. Sono sempre loro al centro. Sono loro che si ergono a protagonisti delle loro azioni. Si fidano di se stessi più che di Dio.
Fidarsi della volontà di Dio vuol dire corrispondere all’amore del Signore che ha donato la sua vita per noi così che diventiamo a nostra volta dono d’amore per i fratelli, sapendo che fare il bene non è merito nostro, ma dono misericordioso d’amore del Signore, senza il quale noi non potremmo essere buoni. Noi siamo buoni perché Lui ci ama; non ci ama perché siamo buoni (Scoto). L’origine del bene è sempre in Lui.
Nell’invocazione “Sia fatta la tua volontà” il cielo si unisce alla terra, la volontà di Dio diventa volontà dell’uomo il quale, vivendo da espropriato della propria volontà, trova la sua fonte di felicità e la vera libertà.

Lucia Baldo

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata