Sr. Alessandra Smerilli

Il passaggio del Coronavirus sulla nostra umanità sembra aver messo in secondo piano, o addirittura da parte, tutto il movimento che si era andato creando attorno al tema dell’ecologia integrale e dei nuovi stili di vita. Messaggi portati al centro dell’attenzione soprattutto dei giovani.

Un’occasione preziosa
Eppure, proprio il fermo o il rallentamento forzato che l’emergenza ci ha costretti a vivere, può essere un’occasione per sterzare con decisione verso quei comportamenti personali e collettivi più rispettosi della terra e degli altri. Da fermi è più facile vedere e valutare cosa ci piace e cosa meno del mondo in cui viviamo, ma soprattutto cosa è più giusto.
Quello che sembrava immutabile e parte di un sistema che non poteva essere scalfito, ora comincia ad apparirci diverso. Per esempio, non siamo più disposti a tollerare con rassegnazione che ci sia tanta disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, e quindi dei diritti, compreso il diritto alla salute. Ci brucia che i più colpiti, anche mortalmente, dalla malattia siano i più fragili, che in alcune parti del mondo corrispondono ai più poveri, ai più emarginati. A partire da qui la visione di un’ecologia integrale si fa più vicina, si rende un’alternativa concreta. Il bivio davanti al quale ci troviamo è quello di far ripartire il sistema economico nel modo più veloce possibile, senza badare al come, e con il rischio di lasciare molti per strada; oppure si potrebbe pensare che lo stop forzato possa essere un’occasione per rivedere i modi di produrre, le regole sul lavoro, il sistema di istruzione e di formazione con l’obiettivo di uno sviluppo umano integrale, per tutti gli uomini, per tutte le dimensioni dell’essere umano, e in relazione con il Pianeta che ci ospita.

Verso la Settimana Sociale
È questo l’obiettivo della prossima Settimana Sociale, che lancia proprio la sfida di provare a immaginare come sviluppo economico e rispetto della terra e delle relazioni tra le persone, possano stare insieme. La pandemia che sta attraversando il mondo intero ha riportato all’attenzione di tutti quanto la dimensione del prenderci cura gli uni degli altri sia fondamentale. La dimensione comunitaria della cura, più che l’eccellenza sanitaria, ha fatto la differenza nella lotta alla diffusione del contagio del virus. Questo può rappresentare un chiaro segnale sulle priorità da darci anche nel ripensare la produzione e il lavoro. Oggi le norme sociali sul lavoro ci dicono che una giornata lavorativa è fatta di otto ore, che è permesso ammalarsi, che è un diritto avere le ferie, ecc. Forse un lavoro nell’ottica di un’ecologia integrale potrebbe contemplare meno ore lavorative al giorno, un tempo per prendersi cura degli altri, in famiglia o nel vicinato. Perché costruire reti di vicinanza e di solidarietà è contribuire allo sviluppo della società. Questo periodo ci ha anche insegnato che tanto lavoro, tanti incontri, tante operazioni possono essere fatte senza spostarsi, grazie alle possibilità di connessione. Pensiamo cosa possa voler dire fare tesoro di tutto ciò in termini di mobilità sostenibile, di riduzione di congestione nelle città, di equilibrio nei ritmi di vita e familiari.
La revisione dei modi di produrre, accanto all’implementazione di regole che permettano in ogni luogo di lavorare in sicurezza, potrebbe prevedere l’attenzione al ciclo produttivo nell’ottica di minimizzare gli scarti in una logica di economia circolare. Per fare un esempio, in Italia sta partendo la produzione di mascherine: in diversi stanno ottenendo le autorizzazioni per la produzione di mascherine lavabili, in modo da non sprecare risorse ed evitare l’usa e getta.

Risorse per il cambiamento
La pandemia è arrivata come un colpo di scure che ci ha costretto a fermarci. L’economia ne sta risentendo molto, e con essa le persone. Ma è nei momenti più bui che si possono risvegliare le risorse per un cambiamento, anche quelle per ‘il pianeta che speriamo’: come cristiani siamo chiamati a fare la nostra parte, consapevoli che “in questo tempo diventa prioritario generare nuovi processi, rimettendo in moto intelligenza e passione, fiducia e talenti, progetti e cantieri”.

Sr. Alessandra Smerilli
Economista, Consultore Segreteria Generale Sinodo,
Consigliera Consiglio di Stato Vaticano e Membro
Commissione Donne per un nuovo Rinascimento