I rapporti tra i popoli, la convivenza tra gli uomini, il pianeta terra sono ammalati, la crisi è profonda. L’elenco dei mali è ampio: dall’umiliazione di estese popolazioni a ferite insanabili del pianeta; dall’opulenza e spreco dei paesi ricchi alla miseria e fame dei paesi poveri; dall’inquinamento atmosferico all’incapacità di una decisione comune per il risanamento. Sono mali che impoveriscono i nostri rapporti, causano morte e minano la stessa sopravvivenza del pianeta. La nostra società, sempre più globalizzata, di fatto impone criteri di giudizio, modelli di comportamento e stili di vita che sovente sono in contrasto con il Vangelo e con la vera promozione dell’uomo, di ogni uomo.
È in gioco la qualità di vita delle persone quando si identifica crescita con sviluppo economico, quando ciò che è superfluo diventa essenziale, quando la libertà è confusa con la licenza di asservire, sfruttare, distruggere vite umane e realtà ambientali, quando la solidarietà si traduce in una distratta elemosina di ciò che avanza, quando la relazione interpersonale è falsata da una visione utilitaristica o è ostacolata dalla paura dell’altro, da diffidenze e pregiudizi. Occorre mutare rotta, è chiamata in causa la nostra responsabilità. Noi possiamo cambiare. Tutti gli uomini di buona volontà devono avvertire il desiderio e la responsabilità di un cambiamento nelle proprie scelte e nei propri comportamenti per la salvaguardia del creato, per un uso sapiente dei beni della terra, per una più arricchente relazione con le persone e per lo sviluppo di una fattiva solidarietà tra i membri dell’intera famiglia umana.
Come è rappresentato nella significativa immagine del gonfalone della città di Assisi – qui affidata allo sguardo di intercessione di S. Francesco, S. Chiara e tutti i santi – all’uomo è consegnato anche il compito civile di custodire e far progredire la città nelle sue relazioni fra i cittadini e con l’ambiente circostante, nella volontà di costruire una società tesa al bene comune, che ricerchi il compimento di un progresso che sia per tutti e ciascuno. È necessario intraprendere strade di rinnovamento, per alimentare la sete di autenticità, di libertà e di solidarietà che è propria del cuore dell’uomo. L’impegno per uno stile di vita improntato alla sobrietà e alla solidarietà non è semplicemente una necessità dovuta ai gravi squilibri esistenti, ma è un’occasione irripetibile per recuperare il vero significato del “vivere bene”.
È urgente una grande opera educativa e culturale. Appartiene alla nostra fede assumere con amore e fedeltà questo cambiamento. Siamo, infatti, consapevoli che il Signore ha affidato agli uomini il compito di “coltivare e custodire” la terra (Gen 2,15), le cui risorse sono destinate a tutti. Un rinnovato stile di vita del cristiano si fonda sulla fedeltà al Vangelo e sull’adesione al Magistero della Chiesa, ci interpella a camminare “a piedi nudi”. Simbolicamente ci rinvia alla richiesta che il Signore rivolse a Mosè sull’Oreb: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è terra santa” (Es 3,5). Anche noi siamo chiamati a calpestare la terra, a impolverarci e infangarci. Ciò significa condivisione e partecipazione diretta alle vicende umane nelle quali il Signore ci dà appuntamento. Con scarpe consumate e, sovente, a piedi nudi i pellegrini percorrevano lunghi tratti per avvicinarsi a Roma, a Santiago de Compostela.
Tutti siamo chiamati a farci pellegrini, sapendo che la scelta di uno stile di vita più essenziale e più evangelico è un cammino lento, faticoso, non privo di sofferenze e di rinunce. Ci è di esempio e guida S. Francesco d’Assisi che ha voluto vivere da “pellegrino e forestiero” per offrire al mondo il rimando a quella Luce che dà senso e forma al nostro vivere e operare. Diversamente dal comune sentire, S. Francesco ci ricorda che la ricchezza di una persona non dipende dalle cose che possiede, ma dalla dignità irripetibile di figlio di Dio. È l’invito a rivestire l’abito della semplicità e della povertà evangelica. La natura amata e contemplata da Francesco porta evidenti le tracce della sapienza creatrice e diviene un itinerario di ascensione verso Dio, un accordo mirabile nel cuore di quell’uomo nuovo, donato dal cielo al mondo, per trasformare tutto il creato in una canzone d’amore a lode del suo Creatore. Egli riveste la creazione con la purezza del suo sguardo, liberato dalla brama di possesso, e la fiamma viva delle cose diviene dovunque “roveto ardente”, trasparente risonanza della Sapienza somma e dell’infinito amore di Dio creatore.
a cura di Maria Rosaria Restivo