La lettera della Chiesa greco-cattolica per i 90 anni dell’Hologrom,
la grande carestia voluta
da Stalin: oggi la stessa volontà distruttrice.
L’appello alla  “decisiva solidarietà mondiale”

Non si uccide solo con le bombe e i carri armati in Ucraina. Ma anche con la fame. È un «metodo scelto appositamente» dalla Russia, denuncia il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina nel messaggio per i 90 anni dell’Hologrom, la grande carestia pianificata da Stalin per piegare il Paese “ribelle”. Oltre sette milioni i morti. Un «genocidio» che dice l’«odio per l’Ucraina» da parte di Mosca e che Giovanni Paolo II aveva definito «una ferita che ha toccato le fondamenta dell’intera umanità», ricordano i presuli citando la lettera del Papa santo in occasione del 70° anniversario dell’Holodomor.
A distanza di quasi un secolo dalla tragedia concepita dal regime sovietico, i russi «hanno deciso di portare a termine ciò che i loro predecessori non erano riusciti a fare», si legge nel testo firmato dal capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, a nome dei vescovi del Paese. E, richiamando gli oltre seicento giorni di conflitto iniziato il 24 febbraio 2022, si spiega: «La guerra immotivata, cinica e genocida della Russia contro l’Ucraina persegue lo stesso obiettivo che il Cremlino si era prefissato durante l’Holodomor, e cioè liquidare il popolo ucraino, distruggere la sua libertà e il suo futuro, inghiottire i suoi figli da parte di un sistema totalitario senz’anima».
Anche lasciando senza cibo un popolo sotto i missili ma anche gli Stati che dall’Ucraina, granaio del mondo, ricevono i cereali. «La fame può distorcere la natura umana. Chi la usa come arma, cerca di colpire profondamente la coscienza umana e di sottometterla alla propria influenza.
Proprio per questo motivo, con tanto cinismo Mosca usa tutti i mezzi possibili per prendere ostaggi e, a causa della sua aggressione, tenere in tensione tutti i popoli e i Paesi bisognosi. Oggi il grano di nuovo torna ad essere l’arma per schiavizzare le nazioni», avvertono i presuli.
La comunità ecclesiale è sempre accanto alla gente provata. «Novanta anni fa, salvo singoli giornalisti – ripercorre il messaggio – solo la Chiesa ucraina non stette in silenzio. Grazie al venerabile Andrey Sheptytskyj e ai vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, la comunità mondiale conobbe la verità sulla carestia nella grande Ucraina. Il 24 luglio 1933 i vescovi scrissero una lettera pastorale “L’Ucraina in preda alle convulsioni della morte” nella quale chiedevano “a tutti i cristiani del mondo intero, a tutti i credenti in Dio, e specialmente a tutti gli operai e i contadini, soprattutto tutti i nostri connazionali… di unirsi a questa voce di protesta e di dolore e diffonderla nei paesi più lontani del mondo”».
Oggi «la nostra Chiesa – insieme alla maggioranza delle comunità religiose ucraine unite nel Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose – lancia l’appello al mondo chiedendo di sostenere l’Ucraina nella sua resistenza ». Perché il timore è che la guerra voluta da Putin sia dimenticata. E con essa il Paese invaso.
Da qui l’invito dei vescovi alla «decisa solidarietà mondiale con il popolo ucraino» e all’«aiuto grande e disinteressato verso tutti coloro che hanno bisogno di essere salvati dalla fame fisica e spirituale ».

Giacomo Gambassi, Avvenire

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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