Silvano Fausti*

«Erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nella comunione dei beni, nello spezzare il pane e nelle preghiere… con gioia» (Atti 2,42-47; 4,32-37).

nuovo-stile-vitaHomo homini lupus! È più facile vedere un lupo mangiare con l’agnello, che un uomo non mangiare suo fratello! Eppure la descrizione della prima comunità cristiana ispirò i più bei sogni dell’uomo. Libertà, eguaglianza e fraternità entrarono nella cultura grazie a questi testi, ben prima della Rivoluzione francese. Uno stile di vita bello e buono non è utopia, ma realtà che riscatta dalla morte. Mangiare con l’altro invece di mangiare l’altro è l’unica possibilità di vita. Questa comunità non è un’ideologia nata a tavolino.

Succede «per caso», come ogni opera di Dio: inizia nel Cenacolo per paura, il Venerdì santo; si allarga a 120 persone dopo la risurrezione; dopo Pentecoste, visto che la cosa funziona, si articola sulla stessa linea con 4mila persone, in attesa di dilatarsi all’estremità della terra. C’era il modello di Qumram. Ma la radice è più antica: Israele è un popolo di fratelli che vive sull’unica terra, eredità del Padre. Da qui le disposizioni dell’anno giubilare (cfr Lev 25). Il tema di fondo della Bibbia è ricostruire la fraternità: l’uomo riconosce Dio come Padre e diventa suo figlio. È il progetto di Dio. Adamo lo infranse «uccidendo» il Padre e Caino uccidendo il fratello.

Caino poi, come Romolo che uccise Remo, fonda la prima città (Gen 4,17). Ogni società si regge sul più forte: chi può uccidere, si impone su tutti, controllando la violenza generale (leggi Gdc 9,1- 21). A Gerusalemme cessa lo stare insieme per la morte e inizia lo stare insieme per la vita. La perseveranza, che resiste a difficoltà e usura del tempo, sostiene questa vita nuova. Eccone i quattro pilastri: 1) Ascoltare l’insegnamento degli apostoli. Gesù non insegnò una dottrina: diceva ciò che faceva. I Vangeli narrano ciò che ha fatto, con sue brevi parole che ne dichiarano il senso. Pure i suoi pochi discorsi sono autobiografici. L’insegnamento degli Apostoli è raccontare Gesù. Lui è il Figlio che, conoscendo l’amore del Padre, ama tutti i fratelli, cominciando dagli esclusi.

Ascoltiamo ciò che lui «principiò a fare e dire» (Atti 1,1) per continuare a fare come lui. L’uomo infatti diventa la parola che ascolta. Gesù, il Verbo fatto carne, Figlio del Padre perché fratello di tutti, è la nuova legge (Toràh), la legge di libertà. L’ascolto di questa Parola fonda e costruisce, forma e riforma costantemente la Chiesa, affinché testimoni il Figlio. 2) La comunione dei beni. La Parola crea comunione spirituale e materiale. La comunione di spirito senza quella dei beni è menzogna. La comunione dei beni senza quella di spirito è violenza. L’avidità è idolatria, radice di tutti i mali (Ef 5,5; 1Tm 6,10). Ci divide dal Padre e dai fratelli. Se la divisione è morte, la comunione è vita. La fraternità, necessaria per vivere, è nuova giustizia (Zedaqà), vita stessa di Dio: «Siamo passati da morte a vita perché amiamo i fratelli», non a parole, ma con la verità dei fatti (1Gv 3,14.19).

Oggi il minimo di solidarietà richiesta ai ricchi sarebbe pagare le tasse! 3) Spezzare il pane. L’eucaristia, memoriale dell’amore del Signore, è comunione con Dio Padre e con i fratelli, vissuta nella quotidianità. Come Gesù, anche noi «prendiamo tutto» in dono, «benedicendo » Colui che tutto dà e si dà. In quanto amati, anche noi amiamo come il Padre, «spezzando e dando» ad altri. Tramite l’eucaristia noi e il creato intero entriamo nella vita di Dio, amore reciproco tra Padre e Figlio, vita di tutto ciò che esiste. «Questo è il nuovo culto in Spirito e verità (Abodàh)». In continuità con Israele, la prima comunità prega anche nel tempio. 4) La gioia. È frutto di amore corrisposto, marchio proprio di Dio. Sostituisce il «digiuno», perché «lo Sposo è con loro». * Gesuita, biblista e scrittore

(Da FCSF – Popoli, 1 aprile 2012)