Nella giornata conclusiva del Forum di Etica Civile (Palermo 18-19 novembre) è stato siglato un patto tra le associazioni e le persone che hanno partecipato ai lavori palermitani

Il IV Forum di Etica Civile si colloca in una fase della storia dell’umanità segnata da drammatiche sfide. Il loro intrecciarsi evidenzia con chiarezza l’inadeguatezza di linguaggi e approcci del passato per leggere il reale e rendere conto dei processi economici, sociali e politici. Le comunità umane sono disorientate e faticano a comprendere la realtà e a porsi come protagoniste attive di sviluppi possibili.

Un sogno ed un percorso
L’appuntamento di Palermo conclude una fase del percorso del Forum iniziata quattro anni fa con una domanda: come coltivare una coscienza civile in un tempo attraversato da crisi? Per rispondere, il primo passo è stato mettere a fuoco quali siano quelle che più toccano il nostro tempo. Tre aree sono emerse negli appuntamenti intermedi del percorso: il Mediterraneo, la democrazia nell’era digitale, la crisi socio-ambientale della convivenza tra i popoli.
Abbiamo cercato di coglierle come realtà concrete ed incarnate in contesti, ricche della complessità della vita e della convivenza umana. Lo abbiamo fatto nei tre luoghi degli eventi preparatori – Firenze, Molfetta e Torino – per coltivare un sogno: città che siano spazi di vita da abitare assieme, città sostenibili, giuste ed accoglienti, città di pace. Abbiamo sognato, in due parole, città civili.

Un patto
Nei giorni palermitani, mentre più acute sono le crisi, il sogno si fa impegno condiviso, nella proposta di un patto di responsabilità e di progetti comuni. Siglare un patto vuol dire riconoscersi parte di un destino comune, di uno stesso cammino di bene, sapendo che nessuna teoria può rispondere agli interrogativi di questi nostri tempi se non si fa scelta e visione comune. Un patto richiede pertanto adesione e intima partecipazione di tutti e tutte; è una modalità di incontro esigente e sfidante. Ancora, esso nasce da un dialogo di idee e azioni di donne e uomini che – diversi tra loro per età, convinzioni e culture – condividono la volontà di costruire un diverso volto del mondo, ispirato al bene e attento alla vita di ciascuno e ciascuna.
Proponiamo quindi un patto civile per sognare città e per dar corpo a tale sogno in realtà accoglienti e ospitali.
Sogniamo:
• un cambiamento culturale dal basso, per un rinnovamento della vita associata che metta al centro la persona, che ricerchi un dialogo continuo e proficuo con le istituzioni, un’attenzione meditata al portato emotivo di ciascuno e alla giustizia di genere e sociale nella disponibilità a costruire mediazioni;
• una società generativa, che si dia tempo per conoscere e informarsi adeguatamente, riflettere, interrogarsi, analizzarsi ed attivare dinamiche di trasformazione personalistiche e comunitarie; una società capace di farsi cogliere dalle sorprese, ma anche di rispondere con resilienza, rigenerandosi con il contributo dei giovani e dando fiducia al futuro; una società che promuova una sempre maggiore interazione tra i generi e le generazioni, che sia attenta ai bambini, e dia fiducia a giovani e adulti;
• un orizzonte mediterraneo, che trovi strumenti culturali, educativi e giuridici per dar corpo all’idea di cittadinanza mediterranea, anche in termini di diritti – compreso quello a migrare;
• nel contesto di un neo-umanesimo mediterraneo; che valorizzi la collaborazione degli organismi della società civile e che, superando definitivamente la visione delle migrazioni come emergenza, elabori ai vari livelli istituzionali politiche migratorie ispirate al rispetto dell’altro e consapevoli del reciproco arricchimento.
Per far questo ci impegniamo a operare per:
• rideclinare i fondamenti della democrazia nel contesto odierno superando i rischi dell’autocrazia; ripensare quindi l’idea di politica affinché sia autenticamente orientata alla cura dell’altro, del più fragile, del diverso; rafforzarla con processi partecipativi per affrontare le sfide delle società complesse e tecnologicamente avanzate in cui viviamo;
• scommettere su una politica fatta da persone credibili, aperte al confronto e all’ascolto, preparate e coraggiose nelle scelte, in modo favorire il coinvolgimento e la partecipazione di cittadini e cittadine;
• promuovere un’educazione alla cittadinanza attiva, in una concreta collaborazione tra scuola, famiglia e territorio, anche valorizzando l’insegnamento di educazione civica ed ogni strumento a disposizione, per aiutare docenti e studenti a riflettere e confrontarsi insieme; integrando, cioè, lo sviluppo di competenze, con la formazione di un sapere e di una coscienza civica di respiro europeo. Occorrerà pure rileggere la storia dalla prospettiva degli altri popoli, favorendo le occasioni di conoscenza reciproca ed elaborazione culturale comune fra i giovani che abitano il Mediterraneo.
• sostenere le iniziative della società civile che sensibilizzano alle problematiche ambientali ed alla crisi climatica, nella consapevolezza che esistono valori costituzionali (lavoro e salute in primo luogo) che vanno contemperati, e che in riferimento a tali temi specifici si costruisce credibilità sul campo, mediante azioni concrete e coraggiose.
• promuovere processi di “educazione etica alla cura della persona”;
• richiamare l’impegno per un’Europa unita anche in orizzonte mediterraneo;
• approfondire il tema della digitalizzazione dei processi democratici senza svuotare il senso della partecipazione e della responsabilità;
• creare spazi etici come luogo di incontro e confronto tra culture diverse uscendo dalle proprie realtà autoreferenziali; riattualizzare gli istituti di partecipazione popolare; formarci ad una leadership diffusa, che riconosca i talenti di ciascuno e faciliti processi generativi di bene per tutti nelle comunità;
• sensibilizzare a politiche di disarmo.

Nella speranza
In questi mesi segnati da un rinnovato clima di guerra, che sembra rendere vano il sogno di un mondo civile, sottoscriviamo questo patto nella tenacia della speranza, convinti che gli impegni in esso assunti possano contribuire a rinsaldarla. Confidiamo che le religioni, in particolare quelle abramitiche, possano ritrovare quella vocazione di pace che le accomuna, superando la tentazione di un’“internazionale sovranista”. Perché la pace sulla terra e la pace con la terra possono crescere solo assieme, nella percezione del destino comune che lega le diverse componenti della famiglia umana, nella città globale.

Confidiamo che il patto possa essere sottoscritto da parte di istituzioni e da tutti coloro che sono chiamati ad esercitare il potere sulla base del consenso loro offerto.

 

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata