Cantico febbraio 2015 1 derPossiamo benedire Dio per la Parola abbondante e sempre vicina alla nostra vita che anche in questo tempo ci manda tramite il Pastore Papa Francesco. Egli, nel Messaggio che ha inviato a tutta la Chiesa per il tempo della Quaresima, ci ricorda che abbiamo bisogno di rinnovarci e questo è un invito pressante per la Chiesa intera, per le comunità, per le parrocchie, per i singoli cristiani.
Il nostro rinnovamento deve partire dall’accorgerci dell’amore gratuito di Dio, del fatto che Egli non è indifferente a nessuno di noi, che ha a cuore ogni uomo e che il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade. Ora noi siamo figli di Dio, non possiamo non assomigliare al nostro Padre e al nostro fratello maggiore Gesù Cristo che per noi ha dato la vita. E Dio vuole che la sua vita sia in noi, vuole che abbiamo parte della vita di Gesù Cristo.
La Santa Chiesa è la mano che tiene aperta la porta per questo passaggio di vita tra Dio e noi, tramite la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la testimonianza della fede presente nel Popolo di Dio.
Perché ci sia un rinnovamento, guardando al comportamento di Dio, abbiamo bisogno prima di tutto di uscire dal male dell’indifferenza che è un chiuderci in noi stessi e renderci impermeabili a quel che accade ai nostri fratelli. Papa Francesco definisce l’indifferenza “mortale chiusura in se stessi”.
Il cristiano deve uscire da questa chiusura perché “il cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di Cristo, per diventare come lui, servo di Dio e degli uomini”. Abbiamo bisogno che Gesù Cristo ci lavi i piedi per aver “parte” con Lui. La Quaresima è il tempo propizio per questa conversione.
La Chiesa intera deve rinnovarsi. Troppo spesso l’indifferenza è il clima che regna tra i cristiani: dei cristiani tra di loro, dei cristiani nei confronti di tutti gli altri uomini. Da essa occorre uscire “poiché chi è di Cristo appartiene ad un solo corpo e in Lui non si è indifferenti l’un l’altro”. In questo corpo” se un membro soffre, tutte le membra soffrono” (1 Cor 12,26). La Chiesa è una “communio sanctorum”: c’è una unità tra tutti coloro che si lasciano raggiungere dall’amore di Dio, c’è una partecipazione alle cose sante che nessuno possiede solo per sé, perchè i doni di Dio sono per tutti anche per i lontani.
Non solo la Chiesa universale è costituita come un solo corpo, ma anche ogni parrocchia, ogni comunità, è un corpo dove ogni membro si prende cura di tutti gli altri membri, soprattutto dei più poveri e dei più deboli. A volte nelle nostre comunità accade che persone sono animate da un amore che si rivolge ai lontani e non si interessa dei vicini: ci “si impegna lontano nel mondo, ma [si] dimentica il Lazzaro seduto davanti alla propria porta chiusa”. Siamo “comunione dei santi”: facciamo parte di quella comunione nella quale l’indifferenza è vinta dall’amore.
Anche i Santi che sono nella vita beata, non hanno voltato le spalle alle sofferenze del mondo e non sono beati da soli: vedono già la vittoria della morte e resurrezione di Cristo sull’indifferenza e la durezza di cuore e nel frattempo sono con noi e con noi desiderano la vittoria dell’amore sulla morte e sulla sofferenza. Il Papa esprime poi un desiderio: “Quanto desidero… che le nostre parrocchie e le nostre comunità diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!”
L’indifferenza alberga anche nei singoli cristiani. Le immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana e la costatazione che noi non possiamo farci niente ci paralizzano e ci gettano nell’indifferenza. Non è vero che non possiamo fare niente. Possiamo pregare ed entrare nella comunione dei santi, che è un amore verso tutta l’umanità.
Possiamo fare qualcosa, prendere iniziative, magari piccoli gesti di carità che manifestano il nostro interesse a chi è nel bisogno o nella sofferenza. La sofferenza poi è sempre un richiamo alla conversione, che mi richiama alla mia fragilità, al mio essere creatura bisognosa dell’aiuto di Dio e degli altri. In altre parole nella Quaresima si richiede a noi una conversione del nostro cuore, per avere in noi un cuore misericordioso, “un cuore chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle”. In questa Quaresima tutti insieme preghiamo: “Rendi il nostro cuore simile al tuo!”.

p. Lorenzo Di Giuseppe