Pubblichiamo il Manifesto con cui il Coordinamento del Forum di Etica Civile presenta i contenuti e il percorso verso il IV Forum di Etica Civile che si terrà a Palermo nell’autunno 2023.

Un orizzonte
Coltivare una forte sensibilità civile: questa la sfida che muove il Coordinamento di Etica Civile e in particolare l’invito al dialogo, che con questo testo vogliamo lanciare.
Grazie ad essa possiamo misurarci con le tre drammatiche sfide che segnano il crinale storico del nostro presente – la crisi ambientale, quella pandemica e la guerra. L’intrecciarsi di questi tre eventi evidenzia con chiarezza l’inadeguatezza di linguaggi e approcci del passato per leggere il reale e rendere conto dei processi economici, sociali e politici. Le comunità umane si trovano disorientate e faticano a comprendere la realtà e ad essere protagoniste attive di sviluppi possibili. Tale condizione rimanda a tre esperienze di umanità – la libertà, il bene comune e la cultura – che ci offrono uno sguardo rinnovato sulle cose e sul mondo.

1. Libertà per il bene comune
Riflettere oggi su questi temi significa scoprire una libertà che non è autodeterminazione solitaria, ma capacità di scelta, presa di responsabilità rispetto alla realtà, al bene comune. Così intesa – come scelta consapevole e non solo diritto da estendere il più possibile – la libertà non è spazio statico, dato una volta per tutte, ma dimensione individuale e civile da coltivare nel tempo, da far maturare e crescere.
Siamo in cammino verso la libertà: essa si evolve nel tempo, grazie all’incontro con le libertà altrui e all’acquisizione progressiva di strumenti culturali per interpretare più profondamente la realtà e discernerla sempre meglio. Tale concetto dinamico di libertà, tale slancio continuo verso il domani, non ha dunque come orizzonte solo il bene oggi possibile, ma anche la sua proiezione futura. Questo ci ricordano le stesse sfide globali della guerra, della pandemia e della crisi ambientale: il bene comune che siamo chiamati a costruire non guarda solo alla sfera pubblica dell’oggi, ma anche alla durata pubblica, allo spazio del domani, al tempo del cambiamento.

2. Nell’info-sfera
In questa tensione verso il domani, che è anche acquisizione di responsabilità per la cura della casa comune del futuro, si collocano pure le aspirazioni delle nuove generazioni. Molti giovani sperimentano un contesto sociale, economico e politico che limita gli orizzonti di futuro, costringe al solo presente e impedisce progetti a lungo termine. Eppure tanti e tante hanno voluto prendere la parola, manifestando nelle piazze e alimentando il discorso pubblico su temi essenziali come la cura ambientale e la pace. Tale appello non è solo protesta e grido: chiama alla responsabilità di una risposta credibile, che faccia maturare una comprensione delle cose, nella loro diversità ma anche nelle loro relazioni profonde.
Rispetto al passato, poi, tali dinamiche si giocano in misura determinante attraverso il digitale che, entrato nella quotidianità del tempo, sta cambiando il nostro sguardo su di essa ed il modo in cui la abitiamo. Il digitale, in cui sempre più persone passano gran parte del tempo, disegna una nuova forma di vita, in cui non si distingue online e offline: tutti viviamo Onlife (Luciano Floridi).
Tale rinnovata quotidianità ha conseguenze inevitabili. Tra le più evidenti e urgenti, c’è il rapporto di questo nuovo stile di vita con l’informazione e la partecipazione democratica. Si percepisce l’urgenza di educare: un impegno a responsabilizzare ciascuno, perché possa a sua volta assumersi un impegno verso la propria libertà! Una libertà conquistata da altri per noi, da non dare per scontata, rischiando di non poter lasciare nulla a chi ci verrà dopo.

3. Per una cultura civile
La ‘città’ è lo spazio delle relazioni, in cui libertà e bene comune, di cui cogliamo il bisogno, escono dalla pura idealità per farsi concretezza del vivere di singoli e comunità. Radicare queste parole nelle dinamiche sociali ed economiche, per incarnarle nel vissuto di donne e uomini, significa coglierne il valore autentico, di descrizioni di bisogni profondi. La consapevolezza maturata di fronte alla crisi ambientale interroga sul dovere di preservare la realtà socio-ambientale di cui siamo parte e questo fonda e alimenta i diritti di carattere sociale e ambientale come via di esercizio dell’equità. Il senso di fragilità planetario emerso con la pandemia suscita un appello ad accogliere l’altro, il malato e il sofferente, a prescindere dalla sua condizione o appartenenza, e chiede l’esercizio della cura come esperienza di giustizia.
Di fronte al deflagrare della guerra in Europa non si può cedere alla tentazione della violenza, ma va promosso uno sforzo di pace, per edificarla come relazione fraterna e sororale. La violenza armata fra popoli e stati spinge tra l’altro ad una nuova ‘militarizzazione’ dell’economia, a fare della spesa in armamenti una priorità politica e industriale. Imboccare tale via significa però prospettare altra guerra o in alternativa una pace fondata su un’insostenibile deterrenza delle armi. Viceversa, proprio il ritorno della guerra in Europa impegna ad edificare una pace radicata nella crescita civile delle comunità, nella scoperta dei legami fra popoli che fondano il rifiuto della violenza.
Tutto questo mostra l’urgenza di praticare la libertà come impegno sociale per capacità condivise e il bene comune come meta che la comunità umana tutta è chiamata a scoprire, discernere e perseguire. Questo esige uno sforzo culturale non elitario: occorre ritessere il legame fra chi spende energie intellettuali per capire e spiegare le cose e la comunità civile, cui anche il mondo della ricerca appartiene. Sentiamo l’esigenza di una cultura che viva tale intreccio virtuoso, prendendo le mosse dalla realtà vissuta e abitata, con le sue relazioni e contraddizioni, con le sue aspirazioni.In tal modo la cultura diviene cura della comprensione delle cose, che schiude orizzonti possibili alle tante attese e aspirazioni.
Matura così la possibilità di cogliere nella diversità e nella pluralità dei tessuti sociali, economici, politici nei quali siamo calati non un elemento di disgregazione, ma al contrario il tratto caratterizzante di uno spazio – quello in cui si è “cittadini” – che tanto più è umano quanto più impara a vivere la fecondità delle tante polarità.

Il IV Forum sarà preceduto da alcuni eventi territoriali che si terranno a Bari, Firenze e Torino nella prima metà del 2023 con i quali il Coordinamento intende raccogliere idee e proposte, narrazioni di esperienze di cultura civile, per preparare insieme a molte voci e contributi l’appuntamento di Palermo.

 

LE AREE TEMATICHE DEL IV FORUM
Sei sono in particolare le aree tematiche, che in questi giorni appaiono di particolare attualità, attorno a cui declinare le prospettive proposte dal Manifesto per darne concretezza degli ambiti della vita civile in questo tempo di complessità e per dispiegarne tutte le potenzialità per la vita civile e per la cultura che la anima:
1. Informazione/comunicazione: l’orizzontalità del sapere e la larga diffusione delle informazioni – ma anche le forti concentrazioni che minano il pluralismo – pongono interrogativi sull’etica della comunicazione. Come far sì che l’informazione sia ampia e libera per creare una consapevolezza civile quanto più diffusa e per cogliere le molteplici sfaccettature del reale? Come farlo in forme affidabili, razionali e rispondenti al principio di verità?
2. Pace e non violenza: il concetto di pace non si traduce nell’assenza di azione, ma in un impegno alla costruzione del bene comune e della convivenza non violenta dei popoli. Quale progettualità politica, culturale ed economica è necessaria per costruire oggi una pace sostanziale, che non sia irenismo, ma che prevenga attivamente la guerra?
3. Cultura, ricerca e luoghi dei saperi: la critica all’intellettualismo talvolta tradisce una concezione della cultura come strumento di esclusione sociale, mentre la finalità del sapere è nell’inclusione e nel progresso sociale. Nei luoghi della conoscenza, dalle nostre associazioni fino agli ambienti accademici, come è possibile porre l’accento sull’importanza della dimensione etica e civile della ricerca scientifica e culturale, per un sapere capace di creare visioni di futuro?
4. Partecipazione democratica; il tema della partecipazione democratica interpella profondamente le nostre realtà associative. Da un lato è necessario interrogarsi su quali siano le forme e gli spazi per esprimere la propria cittadinanza attiva. Dall’altra occorre però chiedersi come intessere legami tra società civile e comunità politica, per dare all’impegno di cittadinanza un orizzonte più ampio, anche tenendo conto di nuove forme (nuovi media, volontariato e attivismo non organizzato).
5. Salute come diritto universale: l’esperienza della pandemia ha mostrato come la salute sia indissolubilmente intrecciata a diversi aspetti sociali: dall’educazione al lavoro, dalla qualità della democrazia all’estensione della cittadinanza etc. Se dunque la salute è una dimensione essenziale del cambiamento e della trasformazione sociale da garantire come diritto universale, come contemperare sostenibilità economica e sostenibilità etica dei servizi sanitari? Come valorizzare la salute come investimento sociale, bene umano fondamentale e diritto primario di ogni persona, anche nel suo rapporto col territorio?
6. Sviluppo di una società sostenibile: la ricerca di un benessere sostenibile esige uno sguardo integrale sulla realtà. La cultura che è alla base dei nostri modelli di convivenza modella anche l’ambiente sociale e naturale che abitiamo. Come possiamo contribuire a coltivare uno sguardo integrale e costruire stili di vita, relazioni ed economie giuste e sostenibili per l’intera famiglia umana, consentendo di andare oltre quelle diseguaglianze che rappresentano uno dei fattori più critici della modernità?

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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