img131Una rinnovata etica civile: così necessaria in questo tempo, eppure complessa da articolare e vivere. Lo hanno rilevato anche i seminari, che negli ultimi mesi ne hanno esplorato i versanti (Ambiente ed economia; Educazione e comunicazione; Religione/i; Politica) e non a caso l’immagine del poliedro è emersa in tale percorso, nell’analisi e nelle prospettive.
Come soggetti promotori vorremmo allora indicare alcuni passi, per camminare e pensare, in vista del Forum Nazionale di Etica Civile di aprile; alcuni punti qualificanti, emersi nei seminari, anche per raccogliere ulteriori reazioni e stimoli. Il riferimento è ad una convivenza buona in una città che ha la concretezza degli spazi locali, ma anche la dimensione globale del mondo condiviso. 7 passi per esplicitare dimensioni critiche e provocazioni per il presente; 7 passi che guardano a direzioni diverse, ma convergono nella passione per la città.
7 passi, non per chiudere il dibattito, ma per riavviarlo e stimolarlo, nella prospettiva di una comunicazione tra molti che è anima di questo percorso.

1) Politica
La politica, ovvero il “pregiudizio verso la politica” (Hannah Arendt): aldilà dei pregiudizi verso politici e istituzioni occorrono percorsi di formazione per scoprire la fondamentale necessità della politica. Educare ad essa è educare alla vita, a rispondere insieme ad altri alle domande fondamentali su ciò che è bene giusto, bello, utile, vero, solidale per me e per gli altri.
Non è mai, allora, un educare individualista ma comunitario; è progetto di esistenza incarnata nel contesto vitale di ognuno di noi: in famiglia, a scuola o al lavoro, con gli amici e con gli estranei. Educare alla politica è riscoprire ciò che la fonda, cioè l’etica.
Ma ogni formazione autentica porta alla partecipazione, a tutti i livelli e in tutti i contesti umani, secondo le possibilità di ognuno. E in ultimo, le responsabilità: quelle che ci assumiamo per rendere la politica spazio civile, dove “il problema degli altri è uguale al mio e ne sortisco insieme” (don Milani).

2) Cittadinanza
Un’etica civile esige di avanzare verso un concetto di cittadinanza innovativo, slegato da quello esclusivo di nazionalità. Esso vivrà invece di elementi come l’esercizio di interessi esistenziali e familiari prevalenti, l’appartenenza, la partecipazione e la responsabilità. Potrà esprimersi in un modello cosmopolita di cittadinanza mondiale – sganciato dalle sole circostanze di nascita, familiari (Ius sanguinis) e territoriali (Ius soli) – o potrà aprire a cittadinanze plurime, fondate sulle tradizioni culturali di origine ma anche sulla dimensione transnazionale dell’esistenza, sul percorso di formazione seguito, sulle aspirazioni per il futuro (Ius culturae).
Da riconoscere e valorizzare l’impegno civile, ma soprattutto la libera facoltà di ciascuno di esercitare i diritti e i doveri fondamentali della persona in qualunque luogo (Ius dignitatis humanae). Per questo un’etica civile dovrà approfondire ancora il confronto e la ricerca sul tema.

3) Religioni
Se la globalizzazione è segnata dal pluralismo, la dimensione religiosa ne è l’aspetto più visibile, nella dimensione pubblica e nel quotidiano di uomini e donne. Ma tanta diversità non è un problema per un’etica civile che parla soprattutto il linguaggio universale dei diritti e dei doveri? Come disegnare un orizzonte condiviso quando parole e simboli sono così differenti? Ma soprattutto come evitare che la componente di assolutezza che è di ogni religione divenga contrapposizione e violenza?
Una prospettiva civile dovrà affermare tenacemente che la città è sempre luogo d’incontro tra diversità, che le parole differenti non sono intraducibili, che il dialogo è possibile. Dovrà ricordare che al cuore di tante esperienze religiose sta la Regola d’Oro, chiamata condivisa alla reciprocità ed all’ascolto, all’accoglienza dell’altro nella pace, all’attenzione per l’autorità dei sofferenti.
Se sanno abitare tale prospettiva, le religioni non sono affatto minaccia al bene comune, ma al contrario preziose fonti di ispirazione, contributi ad un’etica civile che la sostengono nell’attenzione per le grandi questioni che essa si trova di fronte.

4) Educazione
Etica civile è uno stile di vita, un interrogarsi criticamente sulle questioni poste da contesti e persone, è la responsabilità della scelta per il bene comune. La sfida oggi è la cura delle relazioni umane entro una narrazione collettiva policentrica e multipla: occorre una nuova coscienza che vada oltre le barriere fisiche e quelle dell’aggressività, per creare città inclusive e poliedriche, lavorando sulle connessioni in uno stile di dialogo e accoglienza. La proposta è quella di creare una comunità educante, non come rete istituzionale, ma come legami di reciprocità consolidati da patti generazionali tra il mondo degli adulti e quello dei giovani.
Siamo di fronte ad un’emergenza socio-economica ed educativa, alla necessità di nuovi modelli di sviluppo che restituiscano ai giovani fiducia nelle loro capacità e senso di appartenenza alle comunità territoriali. Educare i giovani ad una democrazia partecipata, etica e responsabile è affezionarli alla polis, invitandoli all’uscita da mondi auto-referenziali per costruire insieme un mondo migliore.

5) Ambiente
Un’etica civile davvero globale sa riconoscere nella questione ambientale una delle grandi emergenze di questo nostro tempo, per la dimensione del problema (globale e locale assieme), per gli impatti (sociali, ambientali, economici) e per la complessità delle soluzioni necessarie. Quale convivenza civile in assenza di aria e acqua pulite? E d’altra parte come garantire migliori condizioni di vita riducendo il consumo di risorse e l’inquinamento?
La lotta al degrado ambientale – che è anche degrado sociale – assume oggi un’importanza centrale: una società, per essere civile, deve essere sostenibile. E, d’altra parte, la ricerca della sostenibilità è un’opportunità per percorsi condivisi di rigenerazione sociale, economica, ambientale, che legittimano e favoriscono il riconoscimento tra i soggetti coinvolti.
Nelle città molte buone pratiche disegnano già oggi un più equilibrato rapporto tra economia e ambiente: traiettorie innovative capaci di raccordare valenza educativa e culturale, attenzione al territorio e nuovo valore economico, partecipazione attiva e responsabile, relazioni di fiducia e di solidarietà, messa in rete e collaborazione con istituzioni e imprese locali; un vero orizzonte civile.

6) Economia
Se ognuno di noi è in qualche veste agente economico (consumatore, investitore, lavoratore, datore di lavoro…), un’etica civile sarà anche richiamo rivolto a ciascuno alla responsabilità per gli effetti delle sue azioni in tale ambito. Non vale appellarsi all’idea – tuttora prevalente, anche se contestata – dell’autosufficienza dei meccanismi automatici del mercato: sono ormai evidenti gli inaccettabili risultati in termini di disuguaglianza economica, incredibilmente alta e crescente.
Occorre allora contrastare il crescente deficit di giustizia distributiva, la povertà diffusa – segno di inequità anche all’interno delle economie sviluppate – e la concentrazione del potere economico.
Andrà coltivata una sensibilità attenta al rispetto delle norme giuridiche, centrale per ogni etica civile, ma oggi assai poco praticato in economia (si pensi a fenomeni come evasione ed elusione fiscale o al mancato rispetto delle norme relative al lavoro…).
Un’etica civile non potrà che prendere le distanze dal diffuso atteggiamento di interessata comprensione, che tollera ed incentiva tali comportamenti, per formare invece ad un diverso sguardo sull’agire economico.

7) Comunicazione
La rivoluzione digitale ha accresciuto drammaticamente l’importanza della comunicazione per la formazione di un ethos civile. Ciò è vero sia per la comunicazione verticale (tra i cittadini e chi esercita una responsabilità a livello pubblico o privato) che per quella orizzontale (tra istituzioni, tra cittadini e altri soggetti di pari livello). Entrambe sono essenziali per un solido e condiviso progetto comune: la comunicazione è condizione per un dibattito pubblico libero, informato e plurale, ma è anche strumento di formazione della coscienza civica dei singoli.
Da qui l’esigenza di una comunicazione che, nelle sue varie forme, sia di qualità, corretta, trasparente, costruttiva… in una parola, civile. A tutti i soggetti coinvolti (istituzioni, realtà associative di ogni tipo, professionisti della comunicazione e singoli cittadini) è richiesto quindi un impegno sistematico per la cura delle rispettive modalità comunicative.
Ai mezzi di informazione – quelli tradizionali, come i new media – si chiede, in particolare, la diffusione di notizie documentate e attendibili ed una trattazione non estemporanea né superficiale dei grandi temi della convivenza civile.

I promotori: Associazione Cercasi un fine, Centro Studi Bruno Longo, Fondazione Lanza, FOCSIV, Istituto Arrupe, Rivista Aggiornamenti Sociali, Rivista In-contri, Rivista Il Regno.

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