Presentazione del contributo della Santa Sede al sesto Forum Mondiale dell’acqua (Marsiglia, 12-17 marzo 2012)

Oltre un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile. E, secondo l’Ocse, la domanda mondiale di acqua aumenterà del 55% da qui al 2050. Della prima risorsa vitale per l’uomo si è parlato alla sesta edizione del Forum mondiale dell’acqua, che per una settimana ha riunito a Marsiglia, in Francia, rappresentanti politici, enti locali, aziende, organizzazioni ambientaliste e di cooperazione. La Santa Sede ha partecipato con la delegazione del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Ecco la presentazione dell’importante contributo della Santa Sede al Forum Mondiale. Il Testo integrale si può scaricare dal sito www.justpax.it o dal sito www.coopfratejacopa.it.

PREMESSA
acquaLa Nota “L’acqua, un elemento essenziale per la vita” rappresenta il contributo della Santa Sede al VI Forum Mondiale dell’acqua (Marsiglia dal 12 al 17 marzo 2012). Il testo della Nota intende essere un aggiornamento dei precedenti contributi offerti in occasione di Kyoto 2003, di Mexico 2006 e di Istanbul 2009. E, pertanto, non si tratta di un pronunciamento ex novo. Nell’attuale Nota per Marsiglia 2012 non va, per conseguenza, ricercato tutto lo scibile o tutto l’insegnamento della Chiesa a riguardo dell’importante tema in questione. Si deve, invece, pensare che si tratta di un contributo che è stato elaborato con riferimento all’attuale fase del dibattito, tenuto conto di bozze di documenti offerti da altri soggetti politici o civili. L’obiettivo è stato, allora, quello di predisporre alcune riflessioni commisurate alla sensibilità odierna e alle proposte, che in questo momento storico, vengono avanzate in vista di soluzioni sostenibili.

1. ALCUNI DATI PREOCCUPANTI E MODALITÀ DI APPROCCIO
acqua-2Nel mondo l’accesso all’acqua potabile non solo è gravemente insufficiente sul piano della quantità ma lo è anche dal punto di vista della qualità. Le cifre reali sulla situazione odierna sono davvero allarmanti. Adottando una definizione ponderata di accesso all’acqua – un accesso regolare e costante ad acqua potabile che sia accessibile economicamente, legalmente e di fatto, e che sia accettabile dal punto di vista della fruibilità –, la realtà descritta da alcuni studi è ancor più preoccupante: 1,9 miliardi di persone avrebbero a loro disposizione solo acqua insalubre, mentre 3,4 miliardi di persone utilizzerebbero saltuariamente acqua di qualità insicura. Secondo queste ultime statistiche, l’accesso all’acqua potabile non verrebbe, in definitiva, garantito a circa la metà della popolazione mondiale1. Il quadro appare ancor più negativo e scoraggiante se si aggiunge che da una simile situazione sembra si possa uscirne solo in tempi lunghi. E ciò fondamentalmente perché l’84% delle persone prive di regolare accesso all’acqua potabile vive in zone rurali, ossia in zone in cui, per vari fattori – lontananza delle comunità e costo delle infrastrutture – è improbabile un netto e rapido miglioramento rispetto ai problemi che le attanagliano. E, inoltre, perché, oltre un miliardo di persone non avranno accesso, in tempi brevi, a quei servizi igienici e a quella depurazione che sono essenziali nei processi di riuso dell’acqua e nel contrasto a possibili pericoli per la salute umana, causati dall’acqua inquinata o stagnante.

«L’assenza di servizi igienici e di adeguati sistemi di depurazione – si legge nella Nota – è una seria minaccia per l’ambiente specie nelle grandi città a forte densità abitativa, in quanto elevate quantità d’acqua inquinata vengono riversate nell’ambiente, in uno spazio limitato». Con riferimento alla realizzazione dell’obiettivo di un sufficiente accesso per tutti all’acqua potabile in quantità e qualità adeguate, a fronte di una richiesta crescente di acqua a livello mondiale e alla diminuzione crescente di un tale bene indispensabile, a motivo di molteplici ragioni, la Nota evidenzia l’urgenza: a) del superamento di una visione mercantile dell’acqua: «Una visione e un comportamento eccessivamente mercantili possono portare a programmare investimenti per infrastrutture solo in zone dove appare redditizio realizzarle, ossia dove appare proficuo, là dove abitano numerose persone. Esiste il rischio di non percepire i propri fratelli e sorelle come esseri umani aventi il diritto ad un’esistenza dignitosa bensì di considerarli come semplici clienti.

Un tale approccio mercantilistico induce a creare in alcuni casi una dipendenza non necessaria (da reti, da procedure, da burocrazie, da brevetti) e predispone a fornire l’acqua solo a chi è in grado di pagarla. Altro limite dell’approccio mercantile della gestione dell’acqua (e di altre risorse naturali) è quello di curare e salvaguardare l’ambiente assumendosi le proprie responsabilità solo se e quando ciò è economicamente conveniente»; b) di tutelare e promuovere il diritto all’acqua per tutti con un apposito inquadramento giuridico e con adeguate istituzioni nazionali ed internazionali che permettano di definire chiaramente le responsabilità, di stabilire in quali circostanze il diritto non è garantito e che consentano di denunciare e chiedere riparazione in caso di mancato rispetto di esso; c) di una visione integrata e multi-livello nella ricerca delle soluzioni, sorretta da apposite strutture internazionali, che attualmente appaiono insufficienti. Infatti, non è possibile cercare, e ancor meno trovare ed attuare, soluzioni alla questione dell’acqua considerandola come indipendente da altre problematiche concernenti lo sviluppo, e nemmeno limitandosi ad un unico livello di intervento.

2. L’IMPEGNO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
acqua-3La Santa Sede, a fronte di un problema globale, che mette a repentaglio il destino di molti, invoca, come già accennato, una governance internazionale. Si tratterebbe di un necessario coordinamento ed orientamento, richiesti dal bene comune mondiale. Infatti, quest’ultimo ha tra le sue condizioni di concretizzazione storica la salvaguardia e la promozione del diritto all’acqua per tutti i popoli. A tutti dev’essere consentito un accesso regolare ed adeguato ad un tale «bene pubblico» o «comune» fondamentale. A bisogni globali possono rispondere istituzioni parimenti globali. Ossia, istituzioni che, mentre indicano standard quantitativi e qualitativi di accesso all’acqua, e offrono criteri che aiutano a promuovere legislazioni nazionali pertinenti:

a) compiano un’opera di monitoraggio degli Stati rispetto ad impegni presi sul piano internazionale;

b) favoriscano molteplici forme di cooperazione: la cooperazione scientifica e il trasferimento di tecnologie; la cooperazione amministrativa e manageriale;

c) contemplino autorità a livello regionale e transfrontaliero, competenti per una gestione congiunta, integrata, equa, razionale e solidale delle comuni risorse; prevedano, inoltre, corti di giustizia abilitate alla ricezione di reclami da parte di coloro il cui diritto all’acqua non è garantito;

d) orientino i mercati finanziari e monetari a vivere effettivamente la loro responsabilità sociale e ambientale, di modo che con le loro operazioni non danneggino il bene pubblico che è l’acqua;

e) non siano aprioristicamente contrarie a politiche di collaborazione pubblicoprivato che, mentre garantiscono gestioni efficienti dei servizi relativi all’acqua, non ne impediscano la destinazione universale e nemmeno ne pregiudichino la funzione pubblica. A questo proposito appare di notevole importanza il richiamo della Nota circa la responsabilità ultima della società civile rispetto alle stesse classi politiche, specie nel caso decidano modalità di gestione dei servizi relativi all’acqua che finiscono per essere troppo costose per i cittadini o dannose per la salute: «L’autorità politica – si legge nella Nota, che rammenta il «primato» di questa in ragione della sua responsabilità nei confronti del bene comune – svolge bene il suo compito se nella tutela e nella promozione del diritto all’acqua valorizza l’apporto della società civile e la sollecita ad organizzarsi. La corretta gestione del bene pubblico che è l’acqua si attua secondo solidarietà e sussidiarietà. La società civile conserva la responsabilità ultima per cui, quando la comunità politica non si mostra in grado di svolgere il suo compito, deve mobilitarsi affinché ciò avvenga»;

f) favoriscano politiche basate sulla solidarietà e sulla giustizia intergenerazionali ed infragenerazionali; ossia politiche che promuovano la sobrietà e la moderazione nei consumi nei Paesi avanzati, l’equa distribuzione dell’acqua, la suddivisione equa degli investimenti necessari allo sviluppo e a promuovere l’attuazione del diritto all’acqua. I Paesi in via di sviluppo e le economie emergenti devono contribuire a tali investimenti, in proporzione alle loro possibilità, affiancandosi così ai tradizionali Stati donatori. La comunità internazionale, dal canto suo, è chiamata ad adottare modalità innovative di finanziamento. Tra queste può essere inclusa quella rappresentata dai capitali ricavati da un’eventuale tassazione sulle transazioni finanziarie.

Mons. Mario Toso, Segretario Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

1 Cfr. GERARD PAYEN Les besoins en eau potable dans le monde sont sous-estimés: des milliards de personnes sont concernées in AA.VV. Implementing the right to drinking water and sanitation in Europe, Académie de l’Eau, France 2011, p. 26.