Seminario CEI Custodia del creato
Roma, Palazzo Respigliosi, 21 marzo 2014

creatojpegI temi sociali ed economici dell’alimentazione, dell’agricoltura e della lotta alla fame si legano al “tema teologico-biblico della distribuzione dei beni della terra”. Infatti, mentre 860 milioni di persone muoiono di fame nel mondo, lo spreco di cibo è di 1,3 miliardi di tonnellate, pari a un terzo della produzione mondiale. E “Papa Francesco sottolinea con forza questo dramma, di una cultura dello spreco”, anche nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, affrontando “per la prima volta così approfonditamente il tema sociale ed evangelico della custodia del creato” e della “desertificazione del suolo come malattia per tutti”.
Così Mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro, ha aperto i lavori del Seminario “Agricoltura sostenibile per sfamare il pianeta”, presso la Coldiretti. “La finanza tratta il cibo come merce, l’agricoltura è considerata soltanto un’attività economica perlopiù individuale, la stessa disponibilità di terra è a rischio”. Invece, “c’è cibo sufficiente per tutti e la fame si deve a una cattiva distribuzione dei beni e del reddito”, ha detto mons. Longoni, che ha annunciato il tema della prossima Giornata del ringraziamento: “Benedire i frutti della terra”.

Di “Agricoltura e legalità”, al Seminario ha parlato Domenico Fazzari, della Cooperativa sociale “Valle del Marro” nata in Calabria – la Regione più povera d’Europa – come azione congiunta dell’associazione Libera, che promuove l’uso a scopi sociali di beni confiscati alla mafia, e il Progetto Policoro, che sostiene una cultura e un impegno del lavoro d’ispirazione cristiana. Sui terreni confiscati alla criminalità organizzata nella Piana di Gioia Tauro, nella Valle del Marro, dal 2004, su 130 ettari, dopo vent’anni di abbandono, giovani calabresi coltivano ulivi, agrumi, ortaggi, soprattutto melenzane e peperoncino, con undici persone contrattualizzate a tempo indeterminato.
“I nostri prodotti sono sani: perché sono biologici e perché sono il frutto di una imprenditoria socialmente sana, di chi si sporca le mani per dimostrare che si può cambiare per la legalità”, testimonia Fazzari. “In questi anni la ritorsione mafiosa si è fatta sentire. Ancor più della confisca, è la restituzione alla collettività ad intaccare il potere mafioso”. Riferisce Fazzari: “La lotta alla ‘ndrangheta è, prima che economica, una lotta culturale, e il cambiamento parte dal basso”.
Tutt’altro che essere “debole” e destinata a perire, “l’impresa familiare è vincente, redditizia, flessibile, innovativa e umana”, capace di soddisfare i bisogni fondamentali di “sicurezza, qualità della vita e accessibilità dei beni comuni”, con “il cuore non al mercato, ma alle persone e al territorio”, in un’agricoltura che è “vocazione di comunità”. Lo ha sottolineato Stefano Masini, responsabile dell’Area Ambiente di Coldiretti, intervenendo al Seminario. L’economia sostenibile “risponde alle esigenze della persona e del bene comune senza contrastare con le richieste della tecnica”, è “una modalità intelligente di produzione, distribuzione e impiego delle risorse”, che “ha vinto la sfida con l’economia di mercato” ed è una via di uscita dalla crisi economica.
“I giovani non abbandonano più le campagne, ma dedicano il loro talento a una nuova responsabilità sociale”, ha detto Masini. E ha citato Adriano Olivetti: “Il grande, il mastodontico è il mostro della nostra epoca, destinato a scomparire per fare spazio a forme di vita umana”. In “Caritas in veritate”, Benedetto XVI afferma che “l’impresa non può realizzare obiettivi di puro profitto, in una cultura predatoria, ma ha la responsabilità della vita delle persone”.

Per ridurre il divario tra chi vive nell’eccesso di abbondanza e chi muore di fame, ci troviamo di fronte a un’alternativa: “Produrre di più o ridurre i consumi”. La soluzione è nel “consumo consapevole, orientato, sostenibile”. Ne ha parlato Gianluca Brunori, docente di scienze agro-alimentari all’Università di Pisa. “L’uso di molte delle tecnologie per aumentare la produzione, perlopiù attraverso modificazioni genetiche, e l’incentivo alla grande distribuzione, generano danni alla salute ambientale e delle persone, nonché alla salute sociale e del lavoro”. “Il miglioramento genetico ha isolato alcuni prodotti, riducendo la diversità bio-agricola” e “c’è un livello pericoloso di tossicità negli alimenti, per l’uso di conservanti e pesticidi chimici”. E “aumenta la disoccupazione anche nelle campagne”. Serve, allora, una “riprogettazione dell’intero sistema alimentare”, attraverso l’utilizzo di tecniche bio-compatibili ed ecologiche, un’“alimentazione sostenibile” e un “consumo orientato”, utili alla salute umana e dell’ambiente e a un’equa distribuzione dei prodotti. Per esempio, riducendo il consumo di carne, soprattutto rossa, e pesce a favore di frutta, verdura e latticini.

Al Seminario nel pomeriggio don Walter Magnoni (Ufficio Psl diocesi di Milano), consulente ecclesiastico Coldiretti, ha ripercorso la dottrina sociale della Chiesa e mondo rurale nei testi magisteriali, a partire dall’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII. Nell’Ottocento, il mondo ha vissuto una profonda trasformazione industriale. Pio XI è Papa al tempo del crollo di Wall Street.
Con Pio XII nasce la Federazione dei coltivatori diretti. In “Mater et Magistra”, Giovanni XXIII parla dell’“esigenza di giustizia nei settori depressi” e di “vicinanza ai contadini”, con assistenza sanitaria e scolastica, servizi, trasporti, innovazione tecnica e politiche economiche, di credito, assicurazione sociale e tutela dei prezzi.
Nella “Centesimus Annus”, Giovanni Paolo II denuncia “il consumo eccessivo e disordinato dei beni della terra”, alla cui base c’è un “errore antropologico”; la “destinazione universale dei frutti della terra, dono di Dio” è un “valore spirituale”.
In “Caritas in Veritate”, Benedetto XVI propone l’economia sostenibile, come “rapporto solidale con la terra e stili di vita”. Fin dall’insediamento, il 19 marzo 2013, Papa Francesco insiste sul “tema pastoraleevangelico della custodia del creato”, con la denuncia della “cultura dello scarto e dell’indifferenza”.
“Uno dei paradossi alimentari del nostro tempo è dato dal fatto che possiamo ‘contare’ circa un miliardo di persone che soffrono la fame ma circa un terzo del cibo che produciamo viene sprecato, nonostante sia ancora perfettamente consumabile” – aggiunge Luca Falasconi (Last minute Market), Ricercatore Università di Bologna – “Noi consumatori non diamo più valore al cibo, ciò è anche testimoniato dal fatto che non conosciamo ciò che mangiamo. Sprechiamo cibo anche perché non siamo consapevoli del fatto che ‘esiste’ lo spreco, ma anche perché abbiamo una grande abbondanza – 3700 kcal al giorno a testa – perché il cibo costa poco, solo il 18% del reddito è destinato ai consumi alimentari; perché è facile trovare cibo poiché siamo circondati da luoghi di consumo e vendita.
Quale possibile soluzione? Re-imparare a dare valore al cibo anche attraverso l’acquisizione di informazioni su ciò che mangiamo ogni giorno. In tal modo non azzereremo il problema ma daremo un grande impulso a sensibilizzare l’opinione pubblica. ”

“Obiettivo dell’incontro odierno, che fa parte del percorso del Gruppo di riflessione della Custodia del creato promosso da alcuni Uffici della CEI, è stato quello di offrire elementi per la vita della comunità cristiane e aiutarle ad assumersi responsabilità anche sul piano sociale e culturale. – ha concluso Ernesto Diaco, vice direttore Servizio Nazionale per il progetto culturale della Cei – ”La Custodia del creato, con i temi connessi quali l’agricoltura e il consumo del cibo, ci porta a custodire l’umano, custodire l’altro e le relazioni, come ci invita a fare papa Francesco con il suo esempio e la sua parola”.