Roma, Casa Frate Jacopa, 3- 4 maggio 2014

L’incontro “Alle radici della fede”, in questo anno dedicato all’approfondimento del testo “Caritas Christi Urget Nos”, ha volto l’attenzione all’annuncio del Vangelo oggi secondo Evangelii Gaudium, con una ricca e articolata riflessione a tre voci: la prima di S.Em.za il Card. Velasio De Paolis sul tema guida della giornata, la seconda di Mons. Antonio Interguglielmi, direttore Uff. Aggregazioni laicali e Confraternite Diocesi di Roma, sulla “Missione dei laici cristiani nella città”; la terza di Don Massimo Serretti, docente di teologia dogmatica alla Università del Laterano, sul rapporto tra Evangelii Gaudium e il Pontificato di Papa Francesco.
La giornata di sabato 3 maggio si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica per il 50° di Sacerdozio di P. Lorenzo Di Giuseppe, assistente della Fraternità Frate Jacopa. Degno completamento alla Giornata di studio è stata la presentazione domenica 4 maggio del volume “Immagini evangeliche” in memoria di p. Luigi Moro, voluto per condividere la sua eredità spirituale, accogliendo la tensione apostolica di tutto il suo operare.
Diamo di seguito un resoconto del Convegno rimandando la pubblicazione delle relazioni ai prossimi numeri del Cantico.

vjpegParlare di annuncio del Vangelo vuole dire parlare di ciò che ha più bisogno il nostro tempo, sempre più impoverito, deprivato di senso e di speranza. Ma parlare di annuncio del Vangelo vuole dire anche interrogarci profondamente sul nostro essere cristiani perché l’annuncio è parte integrante della nostra fede; vuole dire interrogarci sul nostro essere chiesa.
Nella complessa e inedita situazione odierna l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco si pone come riferimento straordinario per guidare tutto il popolo di Dio in quell’“uscire” a cui ci convoca la nostra fede. I tre relatori della intensa giornata di studio ne hanno parlato aiutando a cogliere l’orizzonte profondo della Esortazione apostolica ed i nessi fondamentali che essa propone per alimentare il nostro “andare per il mondo” da “discepoli missionari”.

S. Em.za Card. Velasio De Paolis ha inquadrato la sua relazione sul tema guida “Annuncio del Vangelo oggi secondo Evangelii Gaudium” nella lettura dei tratti di questa nostra società investita dalla visione antropologica della secolarizzazione, che vede il mondo visibile come unica realtà, relega la fede alla sola dimensione personale e pone come criterio ultimo la libertà dell’uomo.
Noi siamo “immagine di Dio” e ci possiamo comprendere solo se c’è Dio. Negare che c’è un creatore e che noi siamo creature, significa dimenticare il senso dell’uomo. Essere “immagine di Dio” – ha proseguito il Cardinale – indica un limite (non siamo l’originale), ma qui c’è anche la nostra grandezza, perché siamo immagine del mistero, mentre l’uomo moderno che assolutizza se stesso, si chiude a questa realtà. Rispetto alla mentalità illuminista, razionalista, abbiamo bisogno di riscoprire che la fede è una luce, apre gli orizzonti agli spazi sconfinati del mistero di Dio; abbiamo bisogno di riscoprire la nostra dignità di figli di Dio e di fare la nostra parte. Abbiamo bisogno di riscoprire la strada della nuova evangelizzazione nella ripresentazione del mistero di Dio, e di riscoprire il senso pieno della vita che si immerge nel mistero di Dio.

La Chiesa – ha continuato S.Em.za – non è un insieme di precetti, ma un incontro con la persona di Gesù Cristo Dio. La radice della nuova evangelizzazione sta nel professare che Gesù è il Cristo Signore; l’uomo è “figlio nel figlio”, fratello del nostro Signore Gesù Cristo. In Gesù cogliamo chi è Dio e chi è l’uomo. Si tratta di riscoprire la notizia della gioia del Vangelo: è Gesù il modello dell’uomo, perché ha fatto dono di se stesso. La vera notizia sta nel fatto che Dio è amore e che noi siamo inseriti in questo mistero di amore.
La nuova evangelizzazione ci chiede di rispondere delle sfide che la Chiesa ha dovuto affrontare:
*lo scandalo del Crocifisso: la croce si supera solo entrando nel mistero di Gesù;
*lo scandalo del particolarismo: è la famiglia di Dio che va costruita, al primo posto è la fraternità;
*la sfida della schiavitù, che esige un processo di liberazione non solo dalle schiavitù esterne ma anche dalle schiavitù interiori;
*la sfida della gnosi, che vede il cristianesimo come una ideologia: Dio non ci ha donato qualcosa, ci ha donato se stesso.

Il Card. De Paolis ha poi proseguito con un accorato appello a ritornare alla sorgente che, nella specificità dei quattro Vangeli, ha assunto la forza simbolica di una riconsegna del Vangelo come via maestra:
1. Vangelo di Marco, il Vangelo del catecumenato: veniamo alla fede quando professiamo Gesù;
2. Vangelo di Matteo, il Vangelo della Chiesa: venendo alla fede apparteniamo ad una nuova comunità;
3. Vangelo di Luca, il Vangelo del discepolato: siamo immessi nella sequela di Gesù;
4. Vangelo di Giovanni, il Vangelo del presbitero: siamo chiamati a maturare nella fede, vivendo in comunione con il Signore, con la sua grazia.
I Vangeli sono sempre manifestazione dell’amore di Dio, l’amore che tutto abbraccia. L’amore di Dio è:
*costoso, costa sacrificio, costa la vita; *universale, amare col cuore di Dio significa riconoscere tutti i suoi figli, senza esclusioni;
*perdonante, ha la caratteristica del perdono e della misericordia;
*abitante, Dio abita dentro di noi, è Lui la grazia, la luce, che ci permette di ridonare il suo amore.
Tutto è possibile vivendo in comunione con Dio.
La fede è l’incontro con una Persona. La trasmissione della fede è trasmettere questa Persona, avere la forza di trasmetterLa sempre nelle più diverse circostanze della vita.evanjpeg

Alla magistrale meditazione di Sua Eminenza ha fatto seguito la relazione di Mons. Antonio Interguglielmi che ha prospettato la dimensione dell’evangelizzazione in una chiesa in cammino, nel contesto della diocesi di Roma – madre di tutte le diocesi –, dove si è avviato da marzo un progetto sulla “Missione dei laici nella città”, che fa perno sul coinvolgimento di tutte le Aggregazioni ecclesiali.
L’interessante contributo di condivisione di una esperienza in atto si è intersecato con motivazioni e prospettive che riguardano la vita delle aggregazioni laicali e il modo di relazionarsi al mondo, tenendo conto degli apporti del Concilio e del cammino della Chiesa Italiana.

Attraverso le parole del Vescovo Ausiliare, Card. Agostino Vallini, al Convegno Diocesano di marzo, il relatore ha posto in evidenza la necessità di un nuovo impegno dei laici nelle realtà della città e dunque la necessità di coinvolgere in modo nuovo associazioni e movimenti per dare una nuova spinta all’impegno cristiano e contribuire ad umanizzare la città, rispondendo all’invito avanzato dall’Esortazione Evangelii Gaudium.
Dopo aver messo in luce gli aspetti sociali che contribuiscono all’allontanamento dalla Chiesa, Mons. Interguglielmi ha portato in presenza la ricchezza del fenomeno associativo che è quello di non essere legato al contingente. L’impegno che si auspica nella realtà temporale non può prescindere da un itinerario di formazione, serio e completo, che possa abbracciare la complessità e la ricchezza dell’uomo, la sua fragilità e saperne indirizzare le potenzialità.
Saper leggere i segni dei tempi non è dunque solo fare analisi sociologiche, ma saper riconocere dove soffia lo Spirito. L’approccio alla realtà – ha ricordato Mons. Interguglielmi – è fondamentale per valorizzare l’operare dei laici. L’ecclesiologia pre-conciliare difendeva i principi immutabili dal mondo, considerato come pericoloso, e dunque era guardato con sospetto colui che viveva nel mondo.
Il Concilio al contrario riconosce la ricchezza della vocazione laicale come via per la santificazione. Applicare il Concilio significa avere una visione positiva del mondo in cui viviamo, quale realtà che attende l’annuncio della Salvezza. Il mondo non è più un luogo di peccato e di corruzione, da cui i credenti devono fuggire e difendersi, ma è il posto dove si svolge la storia degli uomini e in cui i cristiani sono chiamati a portare la santità con la loro testimonianza.
La dottrina sociale non produce giudizi universali ed eterni, ma rappresenta uno sforzo costante di comprensione delle “cose del mondo” perché essa sia in grado di accompagnare più speditamente ogni uomo e tutti gli uomini verso quell’unico obiettivo ritenuto importante: la salvezza (cfr Paolo VI, OA).
Questa apertura – ha proseguito il relatore – ci permette di guidare e accompagnare le nuove realtà associative nel loro cammino di crescita, di sostenerle e incoraggiarle tenendo conto delle diverse stagioni della vita delle aggregazioni: stagione dell’infanzia, dell’adolescenza e poi della maturità.

Giovanni Paolo II nel “Discorso ai movimenti e alle nuove comunità” (1998) affermava che l’aspetto istituzionale e carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso alla sua vita, al suo rinnovamento e alla santificazione del Popolo di Dio. Ma perché l’apostolato del laico sia opportunamente valorizzato, incentivato e guidato, è fondamentale il ruolo dei pastori. È un lavoro impegnativo e faticoso: significa avere il coraggio di sporcarsi le mani, ma è in gioco il rispetto verso i doni dello Spirito Santo. Evangelii Gaudium (44) sottolinea che “bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno”. Fare il “padre” comporta affrontare la fatica di riconoscere l’unicità di quel figlio, rispettarla e con amore guidarla. I pastori hanno il carisma specifico di “saper rispettare e riconoscere i frutti” senza scandalizzarsi delle inevitabili imperfezioni, mentre le aggregazioni laicali devono ricercare la comunione con i pastori, riconoscendo in loro il carisma del discernimento e il compito di guida; una autorità da esercitarsi come servizio.
Quando si realizza il reciproco riconoscimento di valore, la comunione di intenti e di Spirito, i frutti sono abbondanti, le persone sanno riconoscere il desiderio di lavorare insieme, in comunione per l’edificazione del Regno di Dio.
“Ricordiamo che la capacità di essere lievito nel nostro contesto e corresponsabili non si improvvisa. Essa richiede un tirocinio spirituale e culturale costante; richiede percorsi formativi adeguati” (Mons. Nunzio Galantino 1/5/2014). L’amore e l’obbedienza alla Chiesa non si improvvisa, ma si forma con la riscoperta della fede.
Come creare persone nuove in Cristo, partendo dalla realtà di un mondo scristianizzato? È fondamentale prima del fare, assicurare che le realtà associative garantiscano la crescita spirituale dei loro membri. È questo aspetto che caratterizza una aggregazione laicale come strumenti al servizio dell’evangelizzazione.
Solo da questa formazione nascono tutte le altre attività (l’impegno civile, passaggio della fede ai figli, la solidarietà, la carità, l’evangelizzazione, la lettura cristiana dei fatti, la condivisione, l’accoglienza dei diversi, l’apertura ai lontani, la testimonianza nella famiglia e nei luoghi di lavoro). Sono necessari itinerari formativi che giungano a mostrare la bellezza della vita laicale vissuta nelle strutture del mondo.
Non si tratta di cercare una formula magica per la nuova evangelizzazione. Si tratta di rendersi conto che la vocazione dei fedeli laici è piuttosto una presa di coscienza graduale. Si tratta di uscire dalla tentazione ecclesiale di essere noi al centro ed attuare la reciprocità dell’ambito istituzionale e carismatico portato dal Concilio come salutare novità.
È anche l’invito rivolto dal Card. Vallini alla sua diocesi: “per umanizzare la società e i suoi ambienti di vita, per passare dalla diaspora della responsabilità alla presenza dialogica e attiva”. Nasce a questo scopo nella diocesi di Roma l’Osservatorio sulla città, come strumento agile di coordinamento delle realtà associative, per una formazione che interessa tutti e per sviluppare il radicamento nel territorio, favorendo la sinergia e il potenziamento reciproco. E’ un progetto culturale e sociale per costruire una cultura del noi, a partire dal noi ecclesiale.
Una grande avventura di chiesa in cui ci sentiamo profondamente coinvolti, ben consapevoli anche dell’indispensabile integrazione tra aggregazioni ecclesiali e parrocchie.

serjpegLa terza riflessione, offerta da Don Massimo Serretti sul tema “L’Evangelii Gaudium e il Pontificato di Papa Francesco. Dentro il tempo della Chiesa”, ha posto come contesto la realtà che ci troviamo a vivere: il buon vento che il Signore sta mandando alla sua Chiesa, la grandezza dei santi che ci sta donando e la grandezza di un Papa che dedica così grande attenzione alla singola persona. Siamo nel tempo di Pasqua e vediamo quanto questo sia importante: la Resurrezione è un annuncio fatto a tutti ma che va alla persona. Un annuncio che incontra la persona e fa diventare ancora più persona la persona. L’aspetto di considerazione della persona ci riporta ad una verità insuperabile: l’avvenimento della resurrezione di Cristo.
L’annuncio avviene per la qualità specifica di questo evento, un accadimento che tocca la persona nel profondo. Dopo avere rivisto in Galilea Gesù risorto ed averlo riconosciuto, i discepoli sono pervasi da quell’incontro: la consistenza del loro io era ormai legato alla densità del fatto della resurrezione. Era impossibile concepirsi separati da questo evento. “La dignità della vostra persona – dice S. Paolo – è nascosta nei cieli in Dio”.
La missionarietà è una dimensione ordinaria del vivere cristiano, è una dimensione costitutiva dell’essere cristiano. Non è questione di una cosa da fare la missione. Non c’era bisogno che i discepoli evangelizzassero perché tutta la loro persona ridondava del fatto della resurrezione.
Però quando Gesù appare loro in Galilea non lo riconoscono, hanno bisogno che Lui li conduca alla gioia della resurrezione, perché in un primo momento sono presi dalla paura di questa gioia, di questa vicinanza. È una patologia dei cristiani questa, di coloro che non sono in grado di immedesimarsi nella gioia della vicinanza di Cristo; vivono un cristianesimo da “funerale”, preferendo l’ombra alla luce della presenza del Signore, potremmo definirli – dice Papa Francesco – “cristiani pipistrello”.
Dal punto di vista della contingenza – ha proseguito Don Serretti – che cosa ci dice questa galleria di santi che ci è donata? La presenza dei santi in mezzo a noi è segno di benedizione; la loro diversità ci richiama alla grande paternità di Dio.
La santità rappresenta il nostro presente (l’aspetto drammatico e attivo del presente) e rappresenta anche il nostro destino. Il convenire dei cristiani esprime il fatto di esserci dentro a questo popolo, lieti di essere parte viva di questo popolo che cammina con i piedi per terra ma che ha come meta il cielo. Questa dimensione storica ci ha avvicinato alla essenzialità in cui lasciarci interrogare a livello di persona anzitutto e poi a livello di comunità, di fraternità, di chiesa. E tutto questo si risolve in una urgenza di trasformazione della nostra vita.
Chiediamo allora al Signore – come ci indica Papa Francesco – che faccia con noi quello che ha fatto con i discepoli, cioè che apra le nostre menti, che ci faccia capire che Lui è una realtà vivente, ha corpo, è con noi. Chiediamo al Signore la grazia di non aver paura della gioia, di non aver paura della presenza reale e ravvicinata del risorto.
La proposta di Papa Francesco dal punto di vista dell’evangelizzazione è molto forte, semplice, ma assolutamente essenziale. Questa paura della gioia è una paura legata all’uscire da sé; è un voler rimanere imbrigliati dentro se stessi. Papa Francesco ci porta ad un cristianesimo sostantivo: l’incontro con Cristo cambia la sostanza.

La stimolante e ricca riflessione della Giornata, con l’appassionato dibattito che ne è scaturito, è stato accolto da tutti i partecipanti come un grande dono di luce e di incoraggiamento, di cui far tesoro nel cammino della Fraternità assumendo sempre più pienamente la straordinaria Esortazione di Papa Francesco.lorjpeg
La giornata ha avuto il suo epilogo nella Celebrazione Eucaristica alla Chiesa di S. Pietro in Montorio per l’anniversario dei 50 anni di Sacerdozio di P. Lorenzo Di Giuseppe, assistente della Fraternità Frate Jacopa. Al rendimento di grazie di P. Lorenzo per i doni ricevuti, anche attraverso la straordinaria esperienza di comunione con la dimensione laicale, si è unito il rendimento di grazie di tutta la Fraternità per la testimonianza del suo ministero sacerdotale vissuto francescanamente come servizio sempre proteso all’accompagnamento per una piena crescita ecclesiale.

Degno completamento dell’incontro è stata la presentazione domenica 4 maggio del libro “Immagini evangeliche” di Luigi Moro, frate minore francescano. Nel desiderio di rendere viva la memoria della sua vita piena di Dio, dono a tutti noi – ha ricordato Argia Passoni nella introduzione – è apparso evidente che era la sua arte semplice e forte a conservarne la traccia. Erano i suoi disegni a rimandare a quella luce a cui tutto il suo operare ci ha sempre richiamato. Il libro nasce per custodire la sua eredità e per aprire anche ad altri la sua memoria, raccogliendo la sua profonda tensione apostolica, particolarmente rivolta a tutti coloro che vivono nel mondo.
sarjpegA presentare gli itinerari proposti dalle “Immagini evangeliche” sono stati, per la parte teologica e francescana P. Lorenzo Di Giuseppe, e per la parte ideografica la Dott.ssa Sara Caliumi, che ha applicato al libro la sua competenza di scenografa multimediale e che ha proposto in un dialogo vivo anche la lettura critica dei singoli disegni fatta ad opera dal Prof. Maurizio Magli, docente di storia dell’arte, impossibilitato ad essere presente.
Molto viva la partecipazione di tutti e molto sentito il ringraziamento a tutti i compilatori del libro che hanno collaborato con assoluta gratuità, donando tempo e competenza per questa opera corale che hanno inteso mettere a servizio di itinerari di vita vera.
(Per i contenuti e la struttura compositiva del libro si rimanda alla introduzione di seguito pubblicata).

A cura di Argia Passoni