Recensione di Daniela Davoli

clip_image0022“Il saggio ascolti e accrescerà il sapere” (Pr. 1,5) Appena iniziata la lettura del libro Chi sono io? ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a dialoghi in cui è racchiusa una certa densità di parole e orizzonti. Non vi avrei incontrato le massime e i proverbi come nel citato Libro biblico ma pensieri aventi la stessa funzione: accrescere il discernimento e la maturità spirituale.
Apparentemente l’impostazione sembra ricordare quella dei manuali spirituali di un tempo: la divisione in capitoli brevi con i titoli per argomento. Ma solo apparentemente. Alcuni manuali con questa impostazione rischiano di essere a comparti stagni non collegati tra loro. Chi legge, invece, il libro curato da Lucia Baldo si accorge della concatenazione dei temi che si aprono a un sempre maggior approfondimento, una porta apre la stanza successiva, una risposta data a un quesito apre a una nuova domanda più impegnativa.
Io ho avuto il beneficio di aver conosciuto anni fa p. Cherubino Bigi e di avere ascoltato sovente le sue relazioni. Ho quindi nella mente ben impresse la sua voce, la sua gestualità e la sua capacità di interagire con gli uditori nella forma a lui congeniale del dialogo. Perciò ancora oggi non mi crea difficoltà il suo linguaggio filosofico che lui ha sempre saputo mediare con la sua espressività, rendendolo comprensibile a tutti.
Io trovo che un libro impostato in forma di intervista, come questo, sia prezioso per la meditazione personale e utile anche a chi si occupa di formazione, proprio perché la riflessione è stimolata dalle domande stesse del testo, che sono le domande di tutti.
E direi che è anche la dimostrazione che la fede (e lo studio teologico che ne deriva) sia quanto di più concreto e radicale nell’orizzonte umano ossia nella costruzione della personalità.
La concretezza e una visione positiva (non edulcorata) della vita mi sembrano i fili conduttori di tutto il testo: l’uomo è chiamato a essere nel mezzo dei problemi e ad addossarseli per costruire la propria esistenza; il rischio e la responsabilità sono caratteristiche tipiche dell’essere umano; Dio è quel problema che non ha mai avuto una risposta definitiva e acquietante per tutti; il male è così intrecciato nella nostra umanità che, estirpandolo, porterebbe la distruzione dell’umano stesso; la libertà è come un seme che deve svilupparsi, mediante il suo esercizio, nelle scelte e nelle decisioni che ci permettono di conquistare il mondo della verità; l’uomo è essenzialmente progresso e quindi essere contro il progresso significa essere contro l’uomo, purché l’uomo riesca sempre a dominarlo; i poveri, nel momento in cui hanno avvertito l’ingiustizia fatta alla loro realtà umana, si sono affermati come persona, ribellandosi e ci hanno permesso quindi di comprendere il senso dell’essere “persona”; le civiltà però, purtroppo, si sono occupate in un modo o nell’altro del progresso e del benessere ma al di fuori dell’amore, cioè si sono occupate di aiutare l’uomo senza amore; ma lo spirito dell’uomo va sempre oltre per progettare nuove possibilità e nuove realizzazioni e quando sembra che tutto si appiattisca improvvisamente sorge il nuovo, soprattutto quando non sfuggiamo la nostra identità; molte volte invece ci spersonalizziamo perché viviamo come massa mentre il nostro stesso corpo mortale ci attesta che la nostra esistenza è singolare e un’esistenza immaginata in generale è impossibile; è solo la chiusura in noi stessi a rendere impossibile un orizzonte illuminato.
Ne esce l’immagine dell’essere umano, uomo e donna, unico e singolare, e perciò in relazione con “l’alterità”: l’essere umano uscito da quel verbo biblico “facciamo” (del primo capitolo di Genesi) che ha generato tutta la nostra dignità. Quella libera, rischiosa e amorosa decisione divina che ha reso possibile tutto.