Chiara Pazzaglia

Anna, nata a 28 settimane di gestazione, peso: 1,1 kg. Azzurra, 26 settimane, 480 grammi. Daniele, 25 settimane, 760 grammi. Miracoli della vita e del progresso medico, bambini nati prematuramente, ma sopravvissuti grazie alle cure dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna e anche al latte materno. Ma non quello della loro mamma, almeno all’inizio, bensì quello di altre mamme generose, che nella rete di solidarietà del progetto «Allattami» giocano il ruolo principale.
Martedì 8 novembre, a Bologna, la banca del latte materno ha festeggiato i dieci anni, inaugurando una galleria fotografica di sorrisi, ritratti da Paolo Righi, di ex beneficiari, ormai cresciuti e sani. Un progetto possibile grazie a Granarolo, la più importante filiera italiana del latte direttamente partecipata da produttori associati in forma cooperativa, e all’Unità Operativa di Neonatologia del Policlinico di Sant’Orsola, con il supporto dell’Associazione «Il Cucciolo». Un perfetto esempio di sussidiarietà, con solide fondamenta scientifiche.
È stato infatti il professor Luigi Corvaglia, direttore dell’Unità di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’Irccs Policlinico di Sant’Orsola, a spiegare come il latte materno non sia un semplice alimento ma un «potentissimo strumento clinico.
Presso la Terapia intensiva neonatale del Sant’Orsola, nel corso degli ultimi 20 anni – ha proseguito Corvaglia – abbiamo curato oltre 1.200 neonati con peso alla nascita inferiore a 1.500 grammi – ha spiegato Corvaglia –. Confrontando il tasso di incidenza di alcune gravi patologie abbiamo riscontrato una riduzione significativa negli ultimi 10 anni, durante i quali abbiamo potuto usufruire del latte di banca. Un esempio fra tutti è rappresentato dall’enterocolite necrotizzante, una patologia devastante. L’incidenza di tale patologia nei 10 anni pre- Allattami, confrontata con i 10 anni di operatività del progetto, si è praticamente dimezzata, passando da 14% al 7,2%».
Alcune mamme giocano un doppio ruolo, prima di ricevitrici per i loro bambini, poi di donatrici, in una catena virtuosa resa possibile dal supporto tecnico di Granarolo, che mette a disposizione i propri mezzi per raccogliere, trattare, conservare e distribuire questo prezioso elemento. Ma, come ricorda il presidente Giampiero Calzolari, servirebbero altre donatrici: per questo ha lanciato un appello a tutte le neomamme, per ampliare un progetto che va oltre la responsabilità sociale d’impresa, essendo vera risorsa vitale per tanti neonati e le loro famiglie.

(Da Avvenire)

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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