La cultura è coltivazione di una realtà che io non creo, ma che accolgo con rispetto e che cerco di sviluppare (la parola ‘cultura’ deriva da ‘colere’ = coltivare e da cultus = rispetto). L’eroe greco Prometeo diede all’uomo il fuoco, simbolo della scienza e della tecnica, affinché realizzasse traguardi sempre più perfetti; ma l’uomo forgiò armi oltre che per la caccia anche per fare la guerra agli altri uomini. Allora Giove per far sì che la scienza e la tecnica non fossero distruttive, concesse all’uomo la giustizia e il rispetto di se stessi, dell’universo, della propria tradizione.
La parola ‘rispetto’ deriva dal latino (respicere) e vuol dire ‘guardare di nuovo’, ‘avere riguardo’ verso qualcuno.
Ciò significa che se io rispetto qualcuno, riconosco che egli esiste con la sua libertà e responsabilità. Secondo la visione cristiana se Dio stesso, l’Infinito lascia che l’uomo esista e sia libero, a maggior ragione l’uomo, che è finito, dovrà rinunciare a prevaricare e a calpestare la dignità dell’altro, soprattutto se si tratta di persona debole e indifesa. Chi manca di rispetto non è neutrale verso l’altro, ma lo prevarica, perché non lo lascia essere quello che è. Ricordiamo il monito di Gesù: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni, dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così, ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuol essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti” (Mc 10, 42-44).
Per Romano Guardini il rispetto è un sentimento di natura religiosa, perché chi non rispetta Dio si ribella a Lui, insultandolo con la bestemmia e con atti di violenza che riversa contro gli uomini e il mondo intero. Per questo il filosofo tedesco afferma che non si dà rispetto al di fuori del rispetto del sacro.
Invece, ponendo il primato della scienza e della tecnica, raffigurate nel mito di Prometeo dalla scoperta del fuoco, l’uomo ha preteso di accorciare le distanze dall’Infinito e, per questo, è diventato più arrogante e desideroso di restringere i suoi limiti fino ad annullarli, come affermano i sostenitori del transumanesimo e del postumanesimo. I primi auspicano di poter trascendere i propri limiti naturali e di “incrementare” le proprie “capacità fisiche e cognitive grazie a biotecnologie e ingegneria genetica, nanotecnologie e robotica, intelligenza artificiale e neuroscienze” per poter spezzare i propri vincoli biologico-evoluzionistici emancipandosi da invecchiamento, malattia, sofferenza, povertà e ignoranza (1). intervista-roberto-manzocco-16I postumanisti, andando oltre i transumanisti, si riconoscono in continuità con le altre specie viventi senza nessuna specificità propria.
Transumanesino e postumanesimo intendono abolire la tradizione italiana dell’umanesimo per affermare un individualismo radicale dove ognuno possa e debba decidere per sé. Ma una cultura che sia chiusa espressione dei propri interessi individualistici non si può chiamare cultura, bensì ideologia. Infatti le dittature hanno sempre fatto propaganda culturale, ma non hanno mai promosso una vera cultura, anzi l’hanno sempre repressa (ricordiamo il rogo dei libri nel regime nazista).
Accettare i propri limiti e mettere freno al desiderio di colonizzare e manipolare l’uomo, è rispetto.
Goethe diceva che la cultura è rispetto verso chi è più alto di me, verso chi è uguale a me, verso chi è inferiore a me. Pertanto la parola cultus indica il rispetto che l’uomo di cultura deve avere nei confronti di Dio, in primis, e poi della natura e delle altre culture.
Senza rispetto c’è prevaricazione, dominio dell’altro; c’è diminuzione, non potenziamento dell’umano. Invece la cultura per essere a vantaggio dell’uomo, deve porsi al servizio dell’altro, non invaderlo, ma ritrarsi, per creare “quella distanza dove, come in uno spazio libero, possa apparire chiaramente la persona con la sua dignità” (2). Quello che Guardini riferisce al rapporto tra le persone, S. Francesco lo riferisce anche agli animali e a tutte le creature che l’uomo tende a dominare e a manipolare.
La pietas di S. Francesco è l’impronta che caratterizza la sua cultura con la quale egli vuole collaborare alla realizzazione del progetto divino della creazione. Per questo possiamo dire che egli è stato il produttore di una grande cultura animata dalla pietas e resa viva dalla presenza dello Spirito.

1) Cf art.1 della Carta dei principi transumanistici italiani (23 maggio 2015)
2) R. Guardini, Virtù, Morcelliana, p. 67

Lucia Baldo

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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