Nei giorni 15 e 16 Gennaio 2014 si è tenuta presso la Pontificia Università Antonianum la Festa dell’Università con un Convegno sul tema “Il custodire nella logica del dono”, che ha visto i contributi di insigni relatori: Fr. Marco Nobile (docente di Sacra Scrittura) “Il fondamento biblico del «custodire»”; fr. José Antonio Merino (docente emerito di Filosofia) “Etiche ambientali e proposta francescana”; fr. Jorge Horta (docente di Diritto Canonico) “Il custodire: missione al servizio del fratello. Profili canonici”; S. Em.za Card. Carlos Amigo Vallejo, arcivescovo emerito di Siviglia, “Fraternitas custos, ecologia e diritti francescani”; fr. Michael Anthony Perry, Ministro generale e Gran Cancelliere, “Conclusioni”. Riproponiamo il senso di questo importante evento con le parole tratte dalla introduzione di fr. Martín Carbajo Núñez, Ofm, Rettore della Pontificia Università Antonianum.

donojpegConviene precisare che il custodire di cui parliamo non è quello statico di certe teorie neo-pagane o panteiste che tendono a “considerare la natura un tabù intoccabile”. Vorremmo piuttosto sottoporre alla vostra attenzione il custodire dinamico, che riconosce il valore e la dignità di ogni creatura, nella sua singolarità, e se ne prende cura affinché possa raggiungere il suo pieno sviluppo. In questa logica della gratuità, il dominio dispotico dell’io cartesiano, che configura tutta la realtà a partire da se stesso, si trasforma in ospitalità affettuosa, gratuita, incondizionata di fronte al mistero del tu.
La prospettiva francescana del custodire si contrappone pure a quella “concezione ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo, che propone di eliminare la differenza ontologica e assiologica tra l’uomo e gli altri esseri viventi”.
Francesco ama fraternamente la natura, la rispetta e la ammira; non la utilizza come signore dispotico, ma neppure si lascia dominare da essa.
La sua povertà è espressione di libertà, di signoria sul creato, di apertura alla fraternità cosmica. È una libertà con e per gli altri. Lo stesso Signore che lo rende libero, gli dona anche dei fratelli (2Test 14).
Invece di possedere e dominare, Francesco ammira, contempla, entra in relazione. Baciando le piaghe del lebbroso, incontra Cristo crocifisso; vivendo con i bisognosi, abbraccia la povertà; cercando Dio, scopre il povero. Diventa così il fratello universale, affettuosamente unito all’Altro, agli altri e al creato. Le sue intuizioni saranno poi sviluppate dalla teologia francescana, che solitamente è qualificata come “affettiva” e pratica, perché unisce strettamente amore e conoscenza, privilegiando la volontà libera e affettuosa rispetto alla pura razionalità. L’erudizione scientifica si lega così a quella sapienza della vita che è dono dello Spirito.
La prospettiva francescana supera quella tentazione di ridurre tutto a oggetti da analizzare e dominare; il conoscere diventa un riconoscere, un provare meraviglia e stupore dinanzi al dono dell’essere.
Il custodire è sempre un atto di amore, cioè un valorizzare l’altro non per il beneficio che mi può procurare, ma perché è un mio fratello, figlio dello stesso Padre, e gli voglio bene. “Il Signore mi dette dei fratelli” (2Test 14), proclama gioiosamente Francesco nel suo Testamento, riaffermando che la gratuità è il fondamento della fraternità francescana. Ogni uomo deve essere amato e accolto per se stesso, indipendentemente dal contributo che può dare. L’apertura al Sommo Bene porta a confidare nella capacità creativa e nella bontà di ciascuno.
L’altro è un dono che rispetto e accolgo gioiosamente, senza cercare di utilizzarlo, plagiarlo o sottometterlo al mio capriccio. E proprio perché gli voglio bene, lo aiuto a sviluppare la sua specifica bontà, bellezza, autenticità, lo aiuto a diventare sempre più se stesso. L’amore di Dio rende la persona degna, preziosa, unica; lo stesso vale anche per i gruppi umani e per le loro diverse culture.
La Pontificia Università Antonianum è chiamata a promuovere sempre più questa ricca tradizione francescana del custodire, inserendola nelle nuove sfide del contesto attuale, sia ecclesiale che civile. Francesco d’Assisi e il pensiero francescano continuano a servire da ispirazione e da segno profetico per un’umanità riconciliata, nella quale nessuno deve sentirsi escluso o emarginato. Si parla, infatti, dello “Spirito di Assisi”, per indicare il modo francescano di custodire l’altro, cioè per indicare l’apertura gratuita e gioiosa alla collaborazione e al confronto nel rispetto vicendevole della propria identità. Il bene più desiderabile, infatti, è la relazione con l’Altro e con gli altri, lo “stare con” (inter-esse). Quando questo stretto rapporto personale viene a mancare si potrà parlare di filantropia, ma non di dono gratuito. Gli indios dell’America amavano i frati perché si sentivano accolti, custoditi da loro. L’uomo di oggi continua ad aspettarsi questo da noi.
La nostra università ha lo scopo di diventare un luogo di incontro, aperto a tutti, in cui ognuno possa sentirsi accolto e libero di esprimersi per arrivare così all’eccellenza del sapere senza trascurare l’eccellenza dei valori umani.
Lo scorso 4 ottobre, ad Assisi, Papa Francesco ha sottolineato ancora una volta l’importanza di ritrovare le basi sulle quali Francesco d’Assisi e la Tradizione francescana hanno costruito il loro messaggio di pace e di armonia universale. “La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. […] E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo”. L’Antonianum cerca di mettere in luce quelle basi filosofiche e teologiche sulle quali si può costruire una cultura della pace per fare del nostro mondo una casa per tutti.
Il recupero del senso francescano di fraternità diventa oggi imprescindibile: in un mondo globalizzato in cui molti si sentono minacciati nella propria identità. Il globale minaccia il locale. Alla lotta per l’uguaglianza si aggiunge la lotta per l’identità. Persone e gruppi cercano di essere riconosciuti e rispettati nella propria identità culturale e personale. In questo contesto socioculturale, noi Francescani siamo chiamati a riproporre il principio di fraternità, che può essere considerato la caratteristica più significativa e essenziale della scuola francescana.
Questo principio porta a sentirsi responsabili dell’altro, a volergli bene come ad un fratello. In questa prospettiva, piuttosto che dare delle cose, il soggetto dona se stesso; invece di voler prevalere su un antagonista per poi sconfiggerlo, si deve aiutare l’altro a svilupparsi pienamente come persona unica e irripetibile nel contesto della comunità, per creare relazioni credibili ed affidabili fondate sulla bellezza della gratuità.