Predazzo, 23-27 agosto 2021

Pubblichiamo questa breve sintesi del Convegno nazionale, accompagnandola con la più viva riconoscenza al Comune di Predazzo per il Patrocinio dato all’incontro, arrivato ormai alla sua nona edizione. Un appuntamento importante per la Fraternità Francescana Frate Jacopa, vissuto nella gioia della comunione con la comunità civile ed ecclesiale, che ha permesso di portare avanti un percorso determinante per il nostro tempo sulla grande trama del “custodire il creato, coltivare l’umano”. Il Convegno, che ha usufruito anche del supporto tecnico del Comune di Predazzo, è disponibile integralmente per le quattro giornate sulla pagina youtube Fraternità Francescana Frate Jacopa.

“Non ci sarà pace finché gli altri non diverranno un noi” (Papa Francesco).

A fronte delle tante patologie messe in luce dalla pandemia, è il cammino della fraternità e dell’amicizia sociale che può salvarci da quell’individualismo dissacratore che sta erodendo lo stesso senso della socialità. In questo orizzonte è da porre in atto quel passaggio “dall’io al noi” che, nella cura reciproca, permette il processo di umanizzazione indispensabile alla edificazione della persona e della comunità. È questo il nodo fondamentale a cui ha voluto dedicare l’attenzione il Convegno promosso a Predazzo dalla Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa con il Patrocinio del Comune dal 23 al 27 agosto 2021, declinandolo nella prospettiva dell’etica civile, del rapporto “fraternità e democrazia”, dell’economia del noi e della necessaria transizione ecologica per la cura della vita.

Il titolo del nostro Convegno – ha detto Argia Passoni introducendo l’incontro – vuole essere innanzitutto un richiamo a vivere la vita non rinchiusi in noi stessi, come se l’altro fosse un pericolo, un ostacolo alla nostra libertà. Vuole richiamare ad aprirci sempre e dovunque al “tu” che ci interpella e grazie al quale noi sappiamo di essere un “io” e possiamo aprirci a quel “noi” che ci costituisce come famiglia umana, come popolo di fratelli. Essere aperti al tu creaturale – alla relazionalità che ci costituisce – è ciò che rende possibile il farsi del noi. Ora, come in una famiglia nel tu reciproco dei genitori, si forma in modo dinamico il tu dei figli che sono fratelli e sorelle tra di loro, così si forma il noi comunitario di coloro che crescono e maturano nella relazione di vicendevole ascolto e confronto che li rende simili, pur nelle specifiche differenze di carattere e indole. E li rende aperti a loro volta ai numerosi “tu” che incontreranno nella loro vita, Non ci sarà il “noi” senza l’“io” e soprattutto senza partire dal “tu” dell’altro. Non si tratta dunque di passare dall’io al noi, nel senso di annullare l’io per farlo diventare un noi, ma di far crescere ciò che costitutativamente siamo in un noi sempre più ampio, ma anche sempre più responsabile, o meglio corresponsabile, perché nessuna dignità sia vilipesa, conculcata, negata. Tutto questo ha implicazioni determinanti per una rigenerazione dell’umano oggi, per la stessa possibilità di futuro, e per poter abitare il mondo nella reciprocità e interdipendenza che tutto e tutti può salvaguardare. Del resto fraternità è passare “dall’io al noi”, dove l’altro è parte di me, è qualcuno che mi riguarda. È la realtà che ci portiamo dentro. Ogni volta che cerchiamo di negarla, ogni volta che l’altro rimane altro da me, è l’umanità che si impoverisce.

OLTRE UN FUTURO RECISO:
L’ORA DI UN MONDO ABITABILE

A partire dal documento del Coordinamento di Etica civile, riferimento della sua relazione, il Prof. Simone Morandini ha tracciato alcune dimensioni del tema proposto, evidenziando come il passaggio “dall’io al noi” non sia solo un imperativo etico ma l’invito ad un percorso di scoperta del nostro essere: “cammino di disvelamento” di ciò che ci costituisce. Esistiamo come un noi, protesi verso l’altro, per un noi sempre più grande dove l’io non si annulla ma si rafforza. “Siamo chi siamo” entro una rete di relazioni: relazioni familiari, interpersonali; relazioni socioeconomiche e culturali, relazioni ecologiche poiché la relazionalità interumana si intreccia sempre con quella ecosistemica. Venendo più propriamente all’ambito dell’etica del bene comune, il relatore ha sottolineato la dinamica centrale di ogni etica civile che dice del “sentirci parte” e del “prendere responsabilmente parte”, tanto più importante ora, a partire dalla presa di coscienza che il futuro abitabile si costruisce in questo tempo, perché “ora è il tempo del cambiamento di rotta”. A fronte di un futuro reciso, siamo chiamati a ricostruire comunità, lo spazio in cui l’io e il noi si incontrano per un umanesimo della responsabilità e della cura, intessendo relazioni di armonia con la terra. Questo ha implicanze politiche, ma soprattutto richiede più che mai in ciascuno “passione civile”, fondata su speranza e resilienza per un mondo più umano.

DALL’IO AL NOI:
FRATERNITÀ E DEMOCRAZIA

L’articolata e profonda riflessione di S.E. Mons. Mario Toso ha riportato alla risorsa determinante e ineguagliabile della fraternità indispensabile – nell’arricchimento della dimensione trascendente – per rafforzare una migliore vita politica che si strutturi sulla dignità delle persone e sul loro compimento umano in Dio, quindi per una democrazia samaritana che non passa oltre ma si fa carico dei feriti e degli esclusi, una democrazia profondamente inclusiva e animata dalla carità. “Fratelli tutti” offre la descrizione dei principali fattori di crisi delle attuali democrazie e, nello stesso tempo, indica ciò che è fondamentale per risanarle. La democrazia per vivere e crescere deve essere popolata da persone e gruppi che lavorano insieme nella realizzazione del bene comune di tutti. Tale dinamismo trova il suo fondamento propulsivo e generativo proprio nell’amore fraterno. La fraternità, proposta dall’Enciclica come principio architettonico della democrazia, è ciò che può animare la vocazione di cittadini, la vita pubblica, la vita sociale, perché sia orientata al vero bene comune, di ciascun uomo e di tutti gli uomini. La nostra vita sociale e, in specie, la vita democratica sussistono ove ci sono legami forti, comunione morale tra i molti ‘io’ e i ‘noi di persone’, carità e fraternità, oltre che verità e libertà, giustizia sociale. A noi tutti la responsabilità di costituire percorsi di speranza.

ECONOMIA DEL NOI:
LA PROSPETTIVA FRANCESCANA

A fronte di una economia malata che in un processo di globalizzazione selvaggia scarta uomini e risorse naturali, riducendo a oggetto la stessa vita umana, con disuguaglianze sempre più forti fino ad eliminare la possibilità di accesso per interi popoli ai beni comuni essenziali, P. Martín Carbajo Núñez ofm ha messo in evidenza la feconda risorsa dell’economia del noi nella prospettiva francescana. Con una interessante disamina dei punti cardine offerti dal pensiero francescano P. Martin ha sottolineato che l’economia francescana ha testimoniato come le risorse dello spirito possono risanare le modalità della materia economica, ponendo al centro la persona e la relazionalità, fino ad arrivare a promuovere una sana economia sociale di mercato, capace di rispondere ai bisogni della persona, all’incremento della società e alla cura della casa comune.
Evidenza dell’importanza della relazionalità nelle sue varie dimensioni è stata messa in luce anche da un breve video di Sr. Alessandra Smerilli che ha richiamato il necessario apporto di tutti per un vero cambio di paradigma, nella prospettiva di uno sviluppo umano integrale. Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte, anche a partire dall’assunto di nuovi economisti che sottolineano come siamo tutti “paesi in via di sviluppo”, poiché nessun paese riesce a restare nei limiti insuperabili del pianeta terra soddisfando nel contempo i bisogni fondamentali. Dunque tutti siamo chiamati ad una conversione di fondo, per rispondere al grido della terra e al grido dei poveri.

CAMMINARE IN UNA VITA NUOVA.
LA TRANSIZIONE ECOLOGICA PER LA CURA DELLA VITA

L’ultima giornata ha messo in luce una qualità particolare del Messaggio della Giornata della Custodia del Creato, nella prossimità della Settimana sociale dei cattolici italiani (Taranto, 21-24 ott 2021). Una peculiarità che riguarda fortemente il tema del Convegno, come ha sottolineato Don Bruno Bignami, ponendo l’accento sul “Camminare in una vita nuova” e al tempo stesso sulla “transizione ecologica” vista nell’orizzonte di una conversione fondamentale, illuminata dal codice biblico dell’“ esodo”, poiché richiede il coraggio di abbandonare logiche precedenti, la necessità di farsene sempre più coscienti, alimentando il desiderio di procedere in un cammino umanizzante. È il cammino che rende possibile l’inclusione di tutti e il farci crescere in una conversione comunitaria per una transizione che ha bisogno di essere “giusta” per i poveri e per la terra. “Insieme” dove il noi supera l’io senza abbatterlo, in uno stile sinodale, che risponda al bisogno di discernimento proprio di una “chiesa in uscita” sotto la guida illuminante della Dottrina Sociale della Chiesa, elemento cardine dell’evangelizzazione.
A questo ha fatto eco la peculiare testimonianza del Sindaco di Predazzo, Maria Bosin, sul tema “Il noi nella prassi di vita della cura della terra e delle fragilità”, una terra che anche oggi evidenzia in modo significativo la ricchezza di essere comunità, che ha radici profonde nella sua storia dove fin dal 1100, precorrendo i tempi, è stata posta in essere dalla Magnifica Comunità di Fiemme – e successivamente dalla Regola Feudale a Predazzo – la salvaguardia dell’ambiente e la cura delle persone, con la logica dei beni comuni, non beni pubblici, né privati, ma collettivi. La dott.ssa Bosin ha poi evidenziato per questo tempo due iniziative del Comune di Predazzo e di Valle, volte a trasformare in risorsa ciò che poteva essere rifiuto.
L’“Avisio solidale” col recupero dai supermercati di prodotti prossimi alla scadenza predisponendo pacchi per le famiglie in difficoltà e l’Associazione “La filostra” con un’attività di riuso, riducendo così da un lato la quantità di rifiuti e dall’altro aiutando qualcuno nella necessità di accedere a oggetti ripristinati come piccole suppellettili per la propria casa o la propria attività. È inoltre ormai sistematica la elaborazione di progetti occupazionali per dare un sostegno a persone sole, anziane o disabili, sostegno intensificato a partire dal Covid, dando nel contempo qualche possibilità di lavoro a chi nella pandemia ne ha sofferto la mancanza. Un soccorso dunque svolto nella collaborazione tra il Comune e la comunità civile per sopperire alle fragilità.

A conclusione, assieme all’appello a rispondere del dono grande della fraternità da parte dell’Assistente nazionale FFFJ, P. Lorenzo Di Giuseppe ofm, abbiamo sentito riconsegnato a tutti dal saluto al Convegno dell’Arcivescovo di Trento, Mons. Lauro Tisi, “l’impegno a ricostruire il sogno di Dio, di un creato custodito con amore e di una fraternità che vada a ricomporre le fratture e le tensioni che spesso caratterizzano il vissuto umano. In questo ci viene in soccorso S. Francesco che chiama fratelli e sorelle le varie realtà create.
Perfino la morte è chiamata sorella… indicandoci che noi possiamo ripartire dalle nostre fratture, dalle nostre morti, per ripensarci in una chiave nuova di comunità e di fraternità tra di noi e l’intero creato”. È la grande possibilità di conversione al progetto creaturale di un Dio provvidente e padre di tutti. E nella Chiesetta di Bellamonte, recentemente restaurata, si è innalzata la preghiera per il Tempo del Creato, perché la speranza possa accompagnare passi rinnovati di questa nostra umanità.

A cura della Redazione

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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