Lucia Baldo

Come amare
Il problema di fondo riguardo all’amore, non è il fatto di amare, ma di come amare. Non amare per una persona è impossibile, poiché vuol dire morire, in quanto “l’uomo non può vivere senza amore” (RH 10). Qualunque scelta è scelta d’amore. La diversità consiste nel come, non tanto nel che cosa.
Le vite sbagliate sono modi sbagliati di amare. Le vite giuste sono modi giusti di amare. Il proprio male è un come amare che viene deviato dal suo fine. Con tanta facilità cadiamo in errori a cui diamo poca importanza e che poi si rivelano come gli scambi delle stazioni che fanno deviare il treno della nostra vita da una parte o dall’altra.
Che cos’è uno scambio? Niente, eppure è tutto. Se ci sbagliamo in certi snodi della nostra vita, seguiamo binari sbagliati. Il punto forte è lo scambio.
img56Per poter capire questo problema di fondo, occorre una giusta impostazione del mistero dell’amore.
La parola più profonda sull’amore, al di fuori del cristianesimo, è quella di Platone il quale arriva a dire che l’amore è mezzo Dio e mezzo uomo. Ma senza la rivelazione evangelica non sapremmo quasi nulla sull’amore.
Nel Vangelo abbiamo la sentenza che Dio è amore. Se si vuole veramente sapere che cosa sia l’amore, è da questa sentenza che noi dobbiamo partire, non da un concetto antropomorfico di amore. In questa sentenza l’amore si ricongiunge a Dio col quale forma un’unità inscindibile.
Dire: “Dio è amore”, significa avere un’intuizione religiosa piena di sacralità, di verità. Invece quando parlo dell’amore gli attribuisco un concetto terrestre che estraggo dalla mia esperienza di vita. Ma se io rendo terrestre l’amore, lo rendo finito, perché diviene una mia immagine che dipende da una mia visione del mondo e lo privo della sua dignità suprema.
Se, invece, dico: “Dio è amore”, l’amore trascende nel mondo del divino e io mi sento verificato da questa espressione, a meno che non dica che io sono dio.
Pertanto è importantissimo non separare Dio dall’amore, se si vuole mantenere la Rivelazione.

La Trinità è amore
Come si potrebbe pensare che Dio è amore se Dio fosse un monolite, una solitudine? Dio è Trinità, per questo è amore. L’effondersi delle tre Persone, è il tipo di tutte le famiglie, di tutte le società, di tutte le convivenze umane. Se noi penetrassimo dentro questa vita trinitaria, forse cominceremmo a capire che cos’è l’amore.
Nella vita trinitaria l’esistere di una Persona non è dipendente dall’esistere delle altre. Si comunica l’essenza, non l’esistere delle tre Persone. Esse sono singolari, irripetibili, distinte: “Infatti la Trinità è unità piena, nella quale però esiste anche la distinzione” (AL 161).
Ma allora, come si fa a fare l’unità? È l’amore che congiunge. Per esso una persona si dona all’altra pur rimanendo se stessa. In questa pluralità vi è il mistero vivente dell’amore.

Nel corpo dell’uomo
Il corpo dell’uomo è il tempio in cui si rivela il sacro dell’amore. Bisogna tenere ben presente che, poiché io sono finito, mentre Dio è infinito, non potrò comunicare con Lui se non mediante l’amore. Tuttavia viene subito alla luce il problema dell’amore nell’uomo, poiché siamo tutti figli di una cultura e portiamo in noi stessi un’eredità fatta di norme di valutazione, di giudizi, di sentenze, di tradizioni. Siamo circondati da idoli, feticci dai quali dipendono le nostre riflessioni, i nostri ragionamenti.
Per la nostra capacità immaginativa noi possiamo crearci un’immagine personale del “come amare”.
Il rischio è di totalizzare una sola dimensione e di non tener conto della pluralità delle dimensioni.
Quanta letteratura riduce l’amore alla libido, all’eros! Poi c’è una letteratura dell’amore-agape ristretta agli iniziati, che ci porta su un piano teologico, soprannaturale. Questi diversi modi di amare vanno tenuti presente. Il problema sarà farne una gerarchia per evitare ogni sopravvalutazione.
Ma dove troviamo il parametro per sapere come noi, che siamo spiriti incarnati, possiamo realizzare la sacralità dell’amore nella sua articolazione corporea?

Nel corpo di Cristo
Il parametro è il corpo di Cristo. Senza il corpo di Cristo noi non sapremmo come amare. Il corpo non è soltanto servo dell’amore, ma può essere anche chiusura, spessore che impedisce di amare. Allora perché il corpo si apra all’amore, è necessario, per una nostra decisione, avere una luce, un modello del come il nostro corpo possa amare. E questo modello è il corpo di Cristo.
Il senso dell’amore è che Dio è amore. Questo deve farsi presente anche nel nostro mondo corporeo. E per avere un parametro giusto c’è la necessità del corpo di Cristo.
Duns Scoto pone Cristo come prima creatura, a prescindere dal peccato dell’uomo, perché in Lui c’è l’incarnazione dell’amore.
Tutta la preoccupazione di S. Francesco è stata di paragonarsi, verificarsi sul corpo di Cristo, anche del Cristo della croce, che rivela l’aspetto di durezza dell’amore.
Il corpo stigmatizzato di S. Francesco è lo spazio in cui si è incarnato in pienezza il sacro dell’amore.