SOSPINTO DALLA CARITÀ DI DIO

Don Luigi Guanella | ilcantico.fratejacopa.net

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Il beato Luigi Guanella, terziario francescano, sarà proclamato santo il prossimo 23 ottobre. Luigi Guanella nacque a Fraciscio di Campodolcino in Val San Giacomo (Sondrio) il 19 dicembre 1842. Morì a Como il 24 ottobre 1915. Paolo VI lo proclamò beato nel 1964. La sua figura si inquadra con quel gruppo di Santi dell’800, pervasi da una carità vicina alla vita del popolo e tutta dedita al soccorso dei poveri e bisognosi di accoglienza e di fattivo aiuto per vivere dignitosamente. In particolare Don Luigi guardò come a suoi maestri il Cottolengo e Don Bosco. Seguì la normale formazione dei seminari diocesani conservando alcune qualità che aveva ereditato dalla sua famiglia: vicinanza al popolo e contatto con la sua vita e i suoi problemi. Si interessava dei bambini, degli anziani, degli ammalati; si appassionava alla questione sociale e non si tirava indietro quando c’era da difendere i diritti dei più poveri tanto da essere segnalato come ”soggetto pericoloso”.

Provò varie iniziative di assistenza ai poveri nei luoghi dove veniva destinato dal suo Vescovo. Quando venne mandato come parroco a Pianello Laurio potè finalmente dare attuazione, con l’aiuto di una congregazione di suore, a fondazioni stabili per l’accoglienza dei poveri fino alla fondazione della Casa della Divina Provvidenza in Como che sarà la Casa Madre dell’opera Don Guanella. Da questa prima casa l’opera si estese presto in Italia ed anche fuori Italia, formando come una rete di carità che accoglie bambini e giovani in difficoltà, anziani lasciati soli, emarginati, handicappati psichici, persone ancora capaci di una ripresa se amati e accolti con cura. Don Luigi aveva una forte convinzione che lo sosteneva nel non facile cammino: Dio è Padre di tutti e non dimentica né emargina i suoi figli. Egli cercava di partecipare a tutti, in particolare ai suoi poveri, l’esperienza profonda di questa sua fede e a tutti diceva : “ È Dio che fa’!” Negli intervalli alla sua assidua opera di carità trovava il tempo di scrivere piccoli libretti e articoli e diceva: “Temerei di peccare se non mi servissi della stampa per l’apostolato”.

TERZIARIO DI SAN FRANCESCO

Il movimento francescano non fu circoscritto solo ai Frati “Minori” e alle “Povere Dame” (clarisse), che sceglievano di seguire lo stile di vita del Santo, ma si estese a tutti i cristiani, desiderosi di vivere il Vangelo secondo lo spirito di S. Francesco e lui li chiamò “Fratelli della penitenza”. … “Francesco è un carismatico; dove passa, la folla lo insegue… Gli uomini santamente inquietati e contagiati dal fascino di quest’uomo limpido e luminoso… dalla vita coerentemente evangelica chiedono di condividere la sua scelta di vita…”. Francesco anche in questo imita Gesù, che lascia gli uomini ai loro doveri familiari e sociali e solo ad alcuni chiede di abbandonare tutto e perciò li esorta a restare nel mondo, ma con occhi nuovi, con cuore nuovo, per scrivere una pagina nuova per una storia nuova… I semplici fedeli, i laici sposati tenuti ai margini della vita ecclesiale, ora sono investiti di dignità, di responsabilità. “Non la fuga, ma la presenza; non il chiostro, ma la casa; non la separazione, ma la convivenza; non l’addio da dare al mondo, ma il Vangelo vissuto gomito a gomito…”.

Piccola Casa della Provvidenza - Don Luigi Guanella | ilcantico.fratejacopa.net

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“Francesco ripropone Cristo nella nudità del Vangelo… mobilita uomini e donne e li strappa dalla mediocrità e li sospinge sulla via della penitenza”. Tra i moltissimi “Fratelli della Penitenza” si annovera e si distingue don Luigi Guanella, per le sue affinità con lo spirito di San Francesco, di cui si considerò, lui e i suoi collaboratori, un devoto seguace. Infatti nelle “Massime di Spirito” enumera tra i santi protettori della Piccola Casa della Provvidenza (la sua prima fondazione) San Francesco d’Assisi “dacché” – scrive – tutti nella Casa sono terziari francescani” (SC. 35).
Padre Lazaro Iriate ne “L’Italia Francescana” ci dà una testimonianza più particolareggiata circa l’iscrizione al Terz’Ordine Francescano: “Il Beato Luigi Guanella ebbe coscienza, positivamente nutrita, di appartenere alla famiglia francescana, dacchè il 19 marzo 1877 si iscrisse al Terz’Ordine di S. Francesco nella fraternità stabilita presso la parrocchia di Trinità di Mondovì, dove svolgeva l’incarico di direttore dell’Oratorio salesiano da lui fondato; infatti, fin dal 1875 faceva parte, con impegno temporaneo, della Congregazione fondata da S. Giovanni Bosco… Quell’inserimentro, suggerito forse dallo stesso don Bosco, terziario francescano anche lui, non fu, come in tanti altri devoti laici, un mezzo di avvantaggiarsi delle indulgenze e altri beni spirituali concessi ai terziari, ma un nuovo stimolo di impegno cristiano e sacerdotale; avendo come guida e modello San Francesco d’Assisi, verso il quale nutriva sincera devozione, come pure si sentiva unito con speciale affetto a tutti i membri dei tre Ordini francescani” (IF. 481).

Nel secolo scorso, alla devozione popolare verso San Francesco, si aggiunse l’entusiasmo nascente sull’originalità e le profondità cristiane del Poverello d’Assisi, da parte degli ambienti culturali, specialmente tedeschi anche nel campo protestante. In precedenza i figli e le figlie del primo e secondo Ordine avevano subito grandi prove e persecuzioni con le note soppressioni. Nel 1762 i religiosi del primo Ordine erano 132.000, nel 1882 erano ridotti a 20.000. Sotto la spinta dei terziari nel 1882, ricorrendo il settimo centenario del Santo, le famiglie dei primi due Ordini (Minori e Clarisse) ripresero vigore.
Il Papa Leone XIII, pure lui terziario, pubblicò l’enciclica “Auspicato” del 17 settembre 1882. Sorsero istituti, usciti quasi sempre dal Terz’Ordine, per rispondere alle necessità delle nuove classi sociali. E don Luigi Guanella cavalcando questo risveglio di vita cristiana diede alle stampe due volumetti: “Un Poverello di Cristo” e “Il Terz’Ordine di S. Francesco e l’enciclica del Papa Leone XIII” a cui aggiunse “Regola recente del Terz’Ordine di S. Francesco”. Li scrisse quando era parroco a Pianello del Lario negli anni 1882-1883 che furono i più fecondi della sua produzione letteraria, rivolta specialmente alla gente del popolo umile e semplice.

Approfittava dei momenti liberi dagli impegni parrocchiali e dell’Ospizio per trascorrerli nel Convento di Dongo, dove in biblioteca trovava quei sussidi utili alle sue pubblicazioni, con particolare interesse sulla vita di S. Francesco, sull’Ordine, sulle Fonti Francescane. A pagina 579 del volume “Il Terz’Ordine Francecano della Lombardia” di p. Biagio Zanoni – ed. 1949 – è scritto: “… Fu precisamente durante il corso filosofico-teologico che vestì le serafiche lane del Padre San Francesco, che portò con grande entusiamo fino al tramonto della vita… Mentre a Pianello esplicava il suo apostolato di bene, un giorno D. Luigi Guanella declinò il proprio nome ai RR. Padri di Dongo perché lo trascrivessero nel registro dei Terziari non domiciliati in Dongo; detto registro lo ricorda al N. 218…”.

Dal suo libricino “Un Poverello di Cristo”, scritto in occasione del settimo centenario della nascita di S. Francesco, leggiamo che Francesco era ancora in cerca della missione a cui lo chiamava il Signore. “Francesco intese che egli meschinello doveva riparare la casa del Signore. Venne dunque nella Chiesa della Madonna degli Angeli che è nella solitudine giù nella valle di Assisi. Si pose ginocchione, allargò le braccia in forma di croce, eresse in alto il volto e disse: “Insegnatemi, o Signore”. Ammaestrollo dunque Iddio con amorevoli discorsi e finalmente gli impose: “Esci predicatore e maestro ai popoli, che ti ascolteranno”. Francesco obbedì e si trovò in mezzo alla nazione d’Italia ed ai regni della terra” (PC. 20).

Francesco, libero da ogni legame terreno, con l’animo immerso in Dio, si sentiva vicino alle creature del Signore ed in particolare agli uccelli. Ecco cosa scrive don Guanella: “Conversava con gli augelli dell’aria che chiamava suoi fratelli. Questi garrivano intorno a lui quando camminava. Dimoravano poi in giro e stavano silenziosi quando Francesco, piegate le ginocchia, ponevasi a recitare l’Ufficio divino. Alle tortore diceva: “Sorelle mie, tortore semplici e caste, venite… Io voglio darvi dei nidi, affinché cresciate e moltiplicate”. Così chiamatele al convento le addimesticava come le galline. Amava le lòdole, perché avevano il color cinericcio dell’abito dato da lui ai Terziari. Ma quando vide che una lodoletta maggiore voleva tutto per sé e beccava le altre, disse: “Insaziabile, e dispietata che sei! Tu morirai di mala morte e nessun animale vorrà cibarsi della tua carne”. La lodolaccia perì miseramente” (PC. 48).
Sono due brani simili a tanti altri dei 15 capitoletti del volumetto per sottolineare gli insegnamenti del Santo di Assisi. Nel libricino “Il Terz’Ordine…” si sofferma ad esaltare le glorie storiche del T.O.F. ed elenca i privilegi e le grazie che godono i terziari, ma trapela anche la sua impronta personale in ciò che riguarda il contenuto spirituale. In San Francesco sottolinea la povertà, l’umiltà, la semplicità vissute nell’ardente contemplazione del suo Signore. Lui, invece, il povero prete montanaro, coglie l’esigenza di servire i poveri, vere immagini di Cristo nel continuo contatto con Dio nella preghiera e nel sacrificio.

Gianni Moralli