doroty«La morte della foresta è la fine della nostra vita». Nell’ultima fotografia scattata prima di essere uccisa, suor Dorothy Stang indossava una maglietta con questa scritta. Non solo un appello in difesa della foresta amazzonica e della sua gente ma un richiamo al rispetto del Creato da parte di una religiosa innamorata delle Beatitudini del Vangelo. Bene si adatta alla sua testimonianza il titolo della biografia “Prima martire del Creato” appena pubblicato da don Valentino Salvoldi per i tipi delle edizioni Paoline, in cui tutta la vita di suor Dorothy Stang viene riletta alla luce della sua drammatica uccisione.
La missionaria statunitense della congregazione delle suore di Nostra Signora di Namur era molto attiva nella difesa dei diritti degli indios della foresta amazzonica e proprio per il suo impegno di ambientalista è stata assassinata nel 2005 mentre si trovava ad Anapu, nello Stato brasiliano del Parà, in cui più che in ogni altra regione del Brasile è stata fatta opera di deforestazione. Suor Dorothy, che prese con forza posizione contro i latifondisti e il loro atteggiamento aggressivo, sosteneva l’idea di una Chiesa che fosse voce profetica di giustizia sociale, lottando per difendere la foresta amazzonica dalla fame di soldi dei latifondisti. Infatti era solita ripetere: «Non fuggirò e non abbandonerò la lotta di questi contadini che non hanno protezione, nel mezzo della foresta. Loro hanno il diritto sacro a una vita migliore in una terra dove possano vivere e produrre con dignità».

DALL’INTERVISTA ALL’AUTORE, VALENTINO SALVOLDI

Accostare un personaggio come Dorothy Stang cosa ha cambiato nella sua vita?
Mi ha rafforzato nella convinzione che l’umanità si convertirà non tanto con le parole quanto piuttosto con il sangue dei martiri, con la gioiosa testimonianza di chi, credendo e sperando, dilata i propri confini dell’amore, sforzandosi di farsi dono totale per i poveri perseguitati e per la conversione degli sfruttatori. Come ha fatto Cristo che non solo ha perdonato ai suoi crocifissori, ma li ha anche giustificati: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Mi ha affascinato l’esistenza di suor Dorothy perché essa è tutta un inno alla vita, reso ancora più intenso da quell’assassinio che ha distrutto il suo corpo, ma ha esaltato un messaggio valido per l’Amazzonia e per l’intero pianeta. Si può sparare a un corpo, ma non alle note della canzone cantata da una persona «folle per amore», innamorata delle Beatitudini.

Lei scrive che Dorothy, “prima di preoccuparsi dell’ecologia ambientale, ha curato l’ecologia del cuore”. Cosa intende con questa espressione ?
Nel mio testo ho cercato di parlare sempre del creato, anziché usare il termine “ambiente”. Così facendo vorrei richiamare il lettore al fatto che chi scrive è un credente, un essere che si ritiene una creatura e, come tale, fa riferimento al Dio Creatore. Quando parlo di ecologia amo partire da quell’”ambiente” che è innanzitutto il cuore di ogni essere umano. Se il cuore è puro – e per purezza la Bibbia intende soprattutto riferirsi all’arte d’amare: puro è chi sa essere un dono totale per Dio e per i fratelli – tutto diventa puro, dice la Bibbia. Tutto diventa santo, vale a dire collegato a valori eterni che rendono bello il nascere, interessante il vivere e curioso anche il morire: “Nulla andrà perduto”, ci ha assicurato Cristo. Tutto quello che realizziamo sulla terra , tutti i nostri sogni e soprattutto i nostri più vivi desideri troveranno il loro compimento in cielo. E che altro sarà il paradiso se non un desiderio reso eterno?

Lei elenca otto principi sui quali si fonda la teologia del Creato e che ispirarono l’operato di Dorothy Stang, il primo dei quali è il “senso della meraviglia”. Conservare la capacità di meravigliarsi, di gioire per le bellezze della Terra, è fondamentale per la salvaguardia del pianeta ?
Non solo, ma è il presupposto per godere del dono della fede. Amo spesso citare Chesterton: “Il mondo non finirà per mancanza di cose belle, ma per la mancanza del senso della meraviglia”.

Dal blog di don Valentino Salvoldi