Nel Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa, Pierluigi Malavasi, curatore della voce “Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente”, spiega che è necessario prendere coscienza degli effetti del cambiamento climatico e di conseguenza della necessità di mutare il modello di sviluppo.

Prendere coscienza della gravità della crisi ecologica rappresenta una grande sfida educativa. Laudato si’ dedica una considerevole rilevanza al tema: “Educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente” (nn. 209-215), sulla scia del magistero di San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI.
Le scienze umane e della formazione, hard sciences e tecnologie radicali, in dialogo con le diverse parti della società e le istituzioni educative, hanno la responsabilità di contribuire a realizzare un umanesimo solidale, un patto, un’alleanza globale tra le persone e la casa comune. Di fronte al degrado degli ecosistemi, alla gravità della questione dell’acqua potabile, alla perdita di biodiversità, all’aumento degli eventi meteorologici estremi, alla desertificazione di ampie aree del pianeta, all’innalzamento del livello degli oceani, ciascuno di noi percepisce che è in gioco la sopravvivenza del genere umano.
È in questo scenario che occorre prendere coscienza della necessità di un mutamento radicale del modello di sviluppo, di nuove professioni, delle responsabilità formative connesse con le ricerche sulla sostenibilità ambientale, economica, sociale e istituzionale, del crescente investimento delle scienze, e in modo peculiare della riflessione pedagogica, per promuovere, accompagnare e far prosperare reti, progetti, percorsi, azioni educative rivolte alla cura della casa comune. Non v’è ambito del sapere che possa ignorare i mutamenti sistemici dettati dalla “svolta ecologica” nei processi culturali, nelle attività produttive e negli stili di consumo o eludere l’attuale sensibilità dell’opinione pubblica per le problematiche riguardanti il rispetto e la cura del pianeta.
La Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP 21), tenutasi a Parigi sul finire del 2015 si è conclusa con un importante accordo, la cui attuazione richiede un impegno corale, in un incerto quadro geopolitico. La posta in gioco riguarda la reale efficacia di quegli impegni volontari degli Stati su cui si regge l’architettura dei contenuti dell’accordo per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, aiutare i Paesi in via di sviluppo, implementare un forte meccanismo di coinvolgimento e monitoraggio. Gli effetti del degrado ambientale colpiscono con particolare violenza i più poveri e le generazioni future, come individuato anche dal movimento internazionale contro il cambiamento climatico Fridays for future. Si può asserire che la pace passa per il clima.

Pierluigi Malavasi, Docente di Pedagogia
e sviluppo delle risorse umane

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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